Fink - Biscuit for breakfast |
Pare evidente fin
dal titolo che si tratta di un'operazione volutamente di basso
profilo, altrimenti questo disco si intitolerebbe una cosa tipo "Panoptical
Renaissance of the Vulgar Era while the Big Salamander's coming" o
roba del genere. Una chitarra minima che dà l'armonia, qualche base
ritmica essenziale, una tastierina in sottofondo, ecco come
reinventarsi un po' di blues antico, un po' di rock rallentato fino
all'indecenza, qualche concessione al pop, linee melodiche talmente
tenui che vien quasi timore ad alzare il volume. Ma il disco è
buono, davvero, proprio buono, nel senso che è pieno di idee
concrete, riprese e riarrangiate da nobili tradizioni. Certo, per
l'ascolto è necessario avere una domenica mattina silenziosa da soli
in cucina, bevendo caffè in tazzona e fissando una qualunque cosa su
una parete, immobile. Talvolta pare che si incanti, ma poi riprende,
niente paura. Interessante. |
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