Bello è un parola
molto abusata, in certi casi. E pertanto per non dire che non mi
piace, dirò che è un disco importante, di ricerca,
inequivocabilmente
colto e - pertanto - non per tutti.
Per inquadrarlo, è come i Weather report o Joe Zawinul, ma più rock, precisamente progressive-issimo. Ma ciò nonostante non lo escluderei
dal campo del "free". Non è piacevole ma nemmeno deteriora le
orecchie, grandi riff e sparate di chitarra diteggiata (ocio al
tapping della funkissima 4, Stratus) e svisate di batteria, hammond,
gli manca il peso delle tastiere anni 80, perchè egli chitarrista è,
ma nulla gli ha impedito di infilare il jack nel synth-wah
(ovviamente). La 5 8to the women in my life) apre con il piano e una
melodia bellissima da dedicare, poi le cose nella vita, si sono
evolute, e ha scoperto
la libertà di scacciare tutte le donne usando quei suoni progresive
alla Patmetini, così si è fatto odiare anche dai maschi caucasici
nati Aosta 1972 emigrati
Venezia e Bologna. Nell'intro dell'ultima, si sentono anche le
martellate che gli avrei dato sulla zucca.
- Cazzo, suona bene capellone, che mi rovini l'impiantoooo! Soccia
s'è busone!
Si, decisamente progressivo (una per tutte la 3, Anxiety!), è quello
che avrei desiderato metter su per aprire una festona a Bologna nel
77, dopo tre pezzi
starei già rotolandomi nudo per terra con altri ed altre.
(Gnappolo,
05/07) |