The Black Keys - Magic Potion

Sulle prime diresti: tasti neri uguale pianoforte. In realtà è un modo di dire per persone poco allineate, pentatoniche (in realtà schizofreniche).
Un duo chitarra-batteria, che suona da dio blues-style e rockissimo.
Uno potrebbe pensare che già esistono gli White Stripe, già, ma nel confronto tra bianco e nero i BK sono (quasi) tutt'altro: buona musica, ottimi riff, e poi tornano alle radici del rock-blues, quello sano degli anni 70 (agli Zeppelin e a Janis), e poi sono di Akron, mitica città che vive nell'ascensore della casa dei nonni a Trieste (cui hanno dedicato la bellissima 11, Elevator), e sono giovani (nati 1979 e 80), e poi non sono stufosi.
Chiaro che un paio di volte potresti scambiarli per i White Stripe (ad es. l'incipit della 04 - Just A Little Heat el a 02 - Your touch), ma il batterista picchia moooolto meno di Meg su piatti aperti, la voce è sobria, deogratia, incredibilmente sobria, e tutto scorre bene, liscio, piacevole e sempre pieno.
I brani si alternano tra ritmo e melodia con alcune belle cuspidi (07.Modern Times e 09. Goodbye Babylon).
Anche questo disco non è proprio di quelli "da portare solo questo in vacanza", ma nel genere lo-fi il confronto con i più noti Jack e Meg viene retto benissimo, evviva i Black Keys.
(Gnappolo, 09/07)

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