Jenny Lewis with the Watson Twins - Rabbit fur coat
Rilo Kiley - Under the blacklight

Va bene, lei, Jenny Lewis, è indiscutibilmente gnugna e, per qualcuno, questo potrebbe bastare. Forse anche a me. Ma volendo proseguire e, magari, ascoltare il disco superando la copertina, qualcosa va detto. Innanzitutto, lei non ha nulla a che fare con Dean Martin e non pratica la comicità slapstick. Meno male. In seconda battuta, questo disco ha un inizio a dir poco scoraggiante (Run devil run), che vien voglia di chiudere, tornare alla copertina e ciao. Io sono passato al secondo brano, al terzo, e mi sono pippato un po' di folk-rock trito e ritrito, ripetitivo, coretti e arrangiamenti al limite del contry, compresa la slide guitar, e dai testi, come dire?, imbarazzanti per quanto poco si discostino dai canoni del genere. Me la immagino al "Billy Bob's", nota tavola calda dell'Ohio, che fa sciogliere il cuoricione triste di qualche bifolco conservatore cui il vicino ha sparato al maiale gravido. Santoddio, in "Happy" ripete "happy" più volte che in un salmo liturgico, salvaciosignore, e io schianto sotto la ripetizione. E, ora che guardo bene, la traccia 12 si intitola "Happy (reprise)"... e la riprende sul serio, senza strumenti e come se cantasse da fondo di una cantina nella quale gocciolano pezzetti di legno. Giudizio: lei è bravissima e come canta bene e che bella voce, ma non ascoltate il disco, comprate solo la copertina, se si può.
Siccome la tizia in questione, proprio brava, suona anche in un gruppo, i Rilo Kiley, vado ad accoppiare la recenszija. Occhei, questo è un po' meglio, visto che ci sono un bassista, un batterista, un tastierista (occasionale?), che le danno una mano e, forse, scrivono pure qualche pezzo, rompendo a lei le matite e seccandole i pennarelli nell'astuccio quando vuole scrivere qualche canzone. Fatti il tuo gruppo, se vuoi. E questo è bene, nel senso che esce fuori qualcosina un pochetto più rock, a volte new wave, a volte addirittura dai ritmi dance seventies, il che decisamente sposta il baricentro verso la costa est. Non che questo basti, sia chiaro, il disco è tutt'altro che sorprendente, fa pensare al senso di ribellione che può esprimere un ragioniere in un grande magazzino di scarpe, cioè zero. Detto questo, lei è bravissima e come canta bene e che bella voce. Proprio brava, sì sì. Se ci andaste a cena, buon per voi, ma quando vi propone di ascoltare il suo disco, mollate il colpo e accusate malesseri improvvisi.
(Trivigante, 11/07)

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