Jenny Lewis with
the Watson Twins - Rabbit fur coat |
Va bene, lei,
Jenny Lewis, è indiscutibilmente gnugna e, per qualcuno, questo
potrebbe bastare. Forse anche a me. Ma volendo proseguire e, magari,
ascoltare il disco superando la copertina, qualcosa va detto.
Innanzitutto, lei non ha nulla a che fare con Dean Martin e non
pratica la comicità slapstick. Meno male. In seconda battuta, questo
disco ha un inizio a dir poco scoraggiante (Run devil run), che vien
voglia di chiudere, tornare alla copertina e ciao. Io sono passato
al secondo brano, al terzo, e mi sono pippato un po' di folk-rock
trito e ritrito, ripetitivo, coretti e arrangiamenti al limite del
contry, compresa la slide guitar, e dai testi, come dire?,
imbarazzanti per quanto poco si discostino dai canoni del genere. Me
la immagino al "Billy Bob's", nota tavola calda dell'Ohio, che fa
sciogliere il cuoricione triste di qualche bifolco conservatore cui
il vicino ha sparato al maiale gravido. Santoddio, in "Happy" ripete
"happy" più volte che in un salmo liturgico, salvaciosignore, e io
schianto sotto la ripetizione. E, ora che guardo bene, la traccia 12
si intitola "Happy (reprise)"... e la riprende sul serio, senza
strumenti e come se cantasse da fondo di una cantina nella quale
gocciolano pezzetti di legno. Giudizio: lei è bravissima e come
canta bene e che bella voce, ma non ascoltate il disco, comprate
solo la copertina, se si può. |
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