Cosa faceva prima
mi piaceva abbastanza.
Ora preferivo che continuava a fare quello che sapeva fare bene (a
me). Non che sia insopportabile, ma mi pare un po' esagerato e al
limite dell'elviscostellismo... Dissonanze, cambi repentini, urlacci,
idiosincrasie riprese anche negli arrangiamenti: da un tappeto
d'archi alla chitarra ska via fisarmonicamelodica, senza trascurare
i tappeti musicali e incroci soul-funky. La voce mi risulta poco
accogliente, mi butta fuori come poche... Ma (e c'è un MA) è un
disco potente e festaiolo (più tipo pogo), alla fine spacca (un po'
tutto) e fa piacere sentire l'eredità del postpunk inglese, no? Che
poi in teoria dovrebbe segnare ad altri (vedi i Bloc Party) la
strada, anche correndo il rischio di finire un po' come Johnnyrotten
il pagliaccio... Giudizio non negativo.
PIRILLARE per un ascolto, poi MASTERIZZARE fisso.
(Gnappolo,
04/07) |