sempre di più
Quell’uomo (uomini? donne? collettivi?) è sempre più il mio preferito.
Per l’annuale giro a Glastonbury. Tre anni fa aveva fatto questi:
Quell’uomo (uomini? donne? collettivi?) è sempre più il mio preferito.
Per l’annuale giro a Glastonbury. Tre anni fa aveva fatto questi:
Dietro al pilastro, dove c’era il cestino in cui fu posata la bomba, qualcuno come ogni anno ha depositato dei fiori, per la quarantesima volta.
Ma quest’anno c’era qualcosa di più.
Ci credo anch’io e come noi tanti altri.
Eccoci, ora la memoria è ufficialmente entrata nella crisi dei quaranta.
Grazie a tutti quelli che saranno in piazza oggi e a quelli che ci hanno pensato.
Simon Stevens, ma la cosa serpeggiava come dubbio tra parecchi di noi, si è accorto che le copertine dei libri che riguardano l’Africa hanno una particolarità:
Esatto. Tutte uguali.
Scartando l’ipotesi che esistano solo tre foto disponibili dell’Africa, verrebbe da pensare che abbiamo un’idea un tantinello stereotipata del continente che sta sotto di noi; fatto che, poi, potrebbe ripercuotersi in maniera piuttosto vistosa sul nostro approccio all’argomento in generale, direi – ma faccio per fare un esempio – l’immigrazione, tanto per dire cose a caso. Ma no, sarà una combinazione, che vado a pensare?
A questo punto, vorrei suggerire un paio di proposte editoriali per connotare la nostra letteratura fin dalla copertina, così che il bel nome dell’Italia e della sua cultura sia sempre ben presente ai lettori del mondo:
Io alle amministrative voto Zifarone.
Noi del movimento cinque stelle di Venosa, una garanzia per il benessere.
Buon venticinque aprile a tutti.
E chi domani non va fuori a dar fastidio ai fassisti è una persona bruttabruttabrutta.
(Noi si va a trovare i fratelli Cervi).
Purtroppo le persone muoiono.
E se muoiono dei musicisti, cantanti e suonerelli restano sempre la loro musica e le copertine dei loro dischi a ricordarli.
O forse no. Magari se una persona muore, poi scompare anche dalla copertina dei dischi:
I Ramones, per dire, sono stati davvero decimati.
Un’idea di liveiseedeadpeoples.
Come scrivevo il 31 ottobre 2012, preparativi di fuga (o la soluzione dei vigliacchi), Dell’Utri si è dato:
La Cassazione si pronuncerà a breve e tutto era già chiaro. Ma va bene anche così: fuggi, caro, fuggi. La vicenda è agli atti e prima o poi uno armato di bastone-della-punizione lo trovi, sicuro.
Prima di tutto, sentendo anche l’attuale Padoan, viene da chiedersi: ma si può fare il ministro delle Finanze (economia, sviluppo economico eccetera) senza avere la erre moscia?
I fatti paiono dire di no.
E a proposito di rotacismo spinto accoppiato alle finanze, Tremonti – leggendario furfante capace di negare i segni della crisi fino allo sfinimento (nostro) – ha patteggiato una bella condanna a quattro mesi di reclusione per la vicenda della casa romana, chiudendo in bellezza la vicenda scambiando – come legge permette – una pur modesta reclusione con vil pecunia.
Non ne esce da pregiudicato perché il patteggiamento, almeno in certi termini, permette di mantenere la fedina penale candida, ma io vorrei ricordarmelo comunque – da adesso e per i prossimi quattro mesi – recluso in una cella sotto il livello del mare in una qualche isoletta sperduta. Va’ a cagare, Tremonti.
Segnalo una trasmissione di Radio Popolare, Time Zone, da ascoltare e conservare per chi avesse voglia di ripercorrere anno per anno le nostre sturielle comuni.
Per esempio, sentire il 1992 o il 1994 in rapida sequenza fa a dir poco accapponare la pelle. Ma anche, che so, gli anni meno memorabili, il 1997 per dire, sentiti così fanno una certa impressione.
Potere degli elenchi.