amore e tragedia, uno dopo l’altro
Ieri sera concerto dei Cake. E questa è la parte dell’amore.
Il concerto semi-perfetto, in ambito non oceanico: una moltitudine ridotta di persone, sufficienti a malapena sfamare la popolazione di zanzare dell’Idroscalo, il posto adatto che offre e non offre, un’ambientazione che vira pericolosamente tra il nulla e la cameretta di un adolescente, persone simpatiche attorno, un volume confidenziale perché siamo tra amici, e poi un quasi paio d’ore di musica suonata in modo eccellente, ovvio: sono i Cake, con un’aria a metà tra il sofisticato e Rocky 5, che non si capisce mai dove finisce il genio e dove comincia la deficienza.
Tanto a me piacciono entrambi. How can I afford my rock ‘n’ roll lifestyle?
Parlo con te. Sì, con te, grandissimo pezzo di cacca ambulante che ieri notte mi hai rubato la bicicletta. Fanculo a te, che di certo sei troppo un cesso.
Tu non sai con cosa hai a che fare. Tu hai osato rubare la mia bicicletta, la mia bici da ventidue anni con cui sono passato dall’adolescenza alla tardività attuale, tu hai sottratto ciò che non puoi controllare: solo apparentemente essa appare come una bicicletta da corsa un po’ rottame, è un travestimento per sviare gli ignoranti. Tu hai rubato la potenza fatta bicicletta, essa non può essere controllata da chi non possiede la saggezza delle cose umili, essa è fuoco fatto telaio e velocità nascosta nella gomma, sotto la vernice scrostata che quasi nemmeno si capisce il colore originario si nasconde un’arma pericolosa, per tutti e per te prima di tutti. Ti farai male, perché non sai cosa stai facendo. E hai fatto male a me, perché è la mia bicicletta ed è l’unico mezzo di trasporto che posseggo, e – soprattutto – perché le biciclette non si rubano. Mai. Vai a rubare le autoradio dei SUV, vai a rubare le cartelle esattoriali degli evasori, vai a rubare i tergicristallo di chi parcheggia in doppia fila, vai dove ti pare, preferibilmente affanculo, ma le biciclette non si rubano. Che ti venga uno schioppone, ma bello grosso.
Stronzone.
Unendo i miei ai tuoi voti, ma andando un po’ più nello specifico, è con sincera convinzione che all’energumeno -che in ogni caso non sa quel che ha fatto- auguro venti unghie incarnite e tre mesi di tosse e raffreddore più altri due di singhiozzo inarrestabile (cui aggiungerei un po’ di piaghe ben distribuite sulle chiappe atte a rendere impossibile andare in bicicletta, se non fossi quasi certa che l’ha già rivenduta).
Per quel che serve, tutta la mia solidarietà, caro Trivigante. Non so neanche se più a te, o alla tua bici.
Grandissimo pezzo di cacca ambulante, sì. E si farà male, se c’è una giustizia in questo mondo. Chissà che monti in sella alla bersagliera nel momento in cui la sella si toglie da sola, per rivolta della bici verso l’usurpatore.
Mi spiace, le cose non hanno solo un valore di scambio (o di rapina), ma pure un valore simbolico e affettivo non quantificabile, noi siamo ciò che abbiamo, non in banale senso accumulativo, ma nel senso che ciò che abbiamo parla di noi e della nostra vita, delle nostre scelte e dei nostri gusti, e la bicicletta sono sicuro che aveva un sacco di storie su Trivigante da raccontare.
Ero al concerto anche io. Cercavo gente che scrivesse in maniera simpatica l’experience sonora di ieri sera. Tu l’hai fatto ma, come le grandi narrazioni, hai toccato anche il dramma con impareggiabile stile. Ti sono vicino. Io ho perso (perso un cazzo, me l’hanno fregata!) la mia “scassona” due settimane fa. Certo ora con la “libertina” sono felice, c’è stima reciproca, è un tipo. Ma la passione per la mia vecchia bici non è passata. E’ stata scippata. Si dovrebbe fare un blog di gente a cui rubano le biciclette. Chennesai che un giorno poi incontri uno con 20 unghie incarnate che sale in sella a una sella non sua?
Una bella colonia di Entamoeba histolytica (con conseguente abbonamento al gabinetto) colga chi ti ha rubato la bicicletta!
Caro Trivigante,
Sono affranto, non conoscevo altro mezzo di trasporto che avesse più anima e cuore e putenza del tuo pezzo di ferro.
Poi hai detto tutto quello che si può dire in questi casi, e spero che i tuoi desideri si avverino.
Vi ringrazio, davvero.
Nonostante continui a ribellarmi all’idea di vivere in un mondo in cui qualcuno ruba le biciclette, la cosa commovente è sapere che ci sono persone che capiscono esattamente la situazione e che comprendono i sentimenti che stanno dietro e a latere delle cose.
Ossia, voi. Grazie.
Un giorno vivremo tutti in un mondo libero dai ladri di biciclette.
Promesso.
Mi unisco alle maledizioni. Ho proprio qui tra le mani una bambolina voodoo che ritrae lo stolido ladro in sella alla tua bici (ignorandone la faccia, ho purtroppo dovuto lavorare un po’ di fantasia). Gli spilli sono tutti conficcati in parti sensibili.
Maledetti i ladri di biciclette!
Giusto l’altro giorno ti sentivo pedalare al telefono. Nel senso che, mentre si parlava sentivo distintamente il ritmo che imprimevi alla tua bici. E potevo, pur distante, quasi percepirne la velocità.
E tutto questo, ora, non c’è più.
Bastardo, figliodisultana, TU che hai osato rubare al mio amico l’oggetto e l’anima che era in esso. E senza neanche avere la poetica di un De Sica.
Peste TI tolga!
un abbraccio.
ps odio ancor di più anche Paolo Belli
Non ho parole. Dopo l’auto del signor G. questo. Da oggi guarderò con più attenzione tutti i velocipedi che incrocio. sai mai.
Vedrai che fatti dieci metri il bastardo rapitore si spiaccica contro un palo e la bicicletta se la ride.
Oddiooo come ti capisco! A me hanno rubato la bicicletta che avevo dodici anni (e quel cretino di mio fratello l’aveva lasciata parcheggiata senza catena) e ancora guardo ogni bici stile “Graziella” bianca e blu che ancora raramente circola per le strade.
Grandi brufoli sulle chiappe al ladro. Che egli non possa più poggiare su sellino!
Vorrei essere il ladro, per sentirmi un verme e lasciarti la bici sotto casa questa sera. Un abbraccio forte.
Vi ringrazio molto, dico davvero, avervi è una tra le più grandi fortune che io possa immaginare.
Ora, tralasciando la questione materiale del trasporto e del lutto, comincia la lotta contro il pensiero che ogni furto instilla: il timore di un altro furto. Poi uno piano piano si limita e senza accorgersene incatena la propria libertà, foss’anche soltanto il minimo pensiero di lasciare la bicicletta a un palo qualsiasi e, poi, di ritrovarla.
E’ questa la vera sopraffazione del furto ed è contro questa che io mi ribello con tutto me. Perché viviamo in un mondo pieno di persone degnissime e, spesso, pure simpatiche. Diciamocelo, ogni tanto.
Cattivoni, perderete. E’ un fatto.
Grazie tante a tutti, mi avete fatto sentire coccolato anche nel piccolo dramma. Questo conta più di tutto.
Bello, nel senso di vivo e triste insieme, il simbolo con il lutto alla bici, in testata.