elezioni europee 2024: tre, soggetti individuali per grandi idee

Sempre fedele alle funzioni di servizio, l’Ufficio Analisi Elettorali, sezione Europea (UAE-E) di trivigante prosegue la sapida disamina dei simboli elettorali depositati per le elezioni di domenica prossima. Attenzione, depositati, non è detto che poi abbiano presentato firme e liste. Ma ci sono.

Per esempio, tal Antonello De Pierro ha depositato il simbolo di Italia dei Diritti, movimento attualmente unipersonale che sembrerebbe alludere a una certa qual questione meridionalista, con la bilancia sbilanciata. La prerogativa di De Pierro è quella, del tutto impolitica, di essere dal 2014 l’ultimo a depositare il simbolo, nel senso che lo fa apposta: arriva due minuti prima della chiusura, tipo gli anziani al seggio che vogliono essere ultimi o primi e pure lo chiedono. Altre prerogative, programmi, intenzioni, collocazioni, tutte ignote.

No, non inventata: reale. Non è quello il senso dell’aggettivo nella lista Italia Reale-Aemn che è, piuttosto, quello monarchico. In effetti la corona lo suggerirebbe. Va da sé la collocazione, la sigla Aemn sta per Alleanza europea dei movimenti nazionali, che è un partito politico europeo – di cui è segretario tal Valerio Cignetti – con cui Italia reale nel 2019 aveva presentato le proprie liste con CasaPound Italia. Una bella combriccola, proprio.

Qui abbiamo un filosofo pensatore. Luciano Chiappa. mente e braccio del movimento, dopo aver ideato nel 2018 la libegualità, poi ingiustamente bocciata per somiglianza con Liberi e uguali, ora sforna il concetto sostanziale di esseritarietà che, per profani, ignoranti e studenti, è il “processo reale d’inedita aggregazione, fondato sulle strutture paritarie della cooperazione umana e della promozione sociale”.
C’è anche un libro ma, temo, non avrà il successo di Vannacci e non regalerà la ribalta a Chiappa.

Per mostrare l’evoluzione del pensiero di Chiappa dalla libegualità alla esseritarietà, ecco il simbolo della lista precedente, dal cui confronto si può cogliere senz’altro la prodigiosa evoluzione del Chiappa-pensiero, lanciato a bomba verso le frontiere del pensiero umano.

Discoring. Il simbolo Parlamentare indipendente, già si capisce dal singolare, afferisce a una persona sola, ideatrice, disegnatrice, ideologa, segretaria, esponente di spicco, Lamberto Roberti. Egli presenta il simbolo da che lo Statuto Albertino lo consentiva e poi procede nella medesima maniera da sempre: intende presentare candidature individuali in tutti i collegi, poi qualche funzionario gli spiega che la legge non prevede tale possibilità, a quel punto Roberti denuncia storture a proprio danno e probabilmente va in letargo fino alla tornata successiva.

Non sottovaluterei l’importanza dell’aver certezze.
Il seguente è proprio nuovo, invece: Contro sistema. Marco Zanleone, rappresentante legale, spiega “che “l’azione di un partito antisistema: combattere non il sistema in sé, ma le ingiustizie che ci sono sempre al suo interno”, per questo si candida all’interno del sistema. Anzi no, non si candida, il simbolo è depositato in previsione di azioni politiche future. Attendiamo in vivida apprensione.

Infine, un simbolo che ormai, frequentandolo da anni, mi è entrato nel cuore: il Sacro Romano Impero Cattolico. Niente di meno. Anche qui, tutto l’Impero è in realtà una persona sola, Mirella Cece, quella la cui faccina appare cinque volte nella parte bassa del simbolo, talmente affezionata alla posizione numero tre nel deposito dei simboli, o scaramantica all’inverosimile, da far passare avanti Stati Uniti d’Europa per avere, appunto, la terza posizione.

Le faccine sotto alludono ai cinque movimenti già fondati da Cece, uno più bello dell’altro: Movimento Liberal-Cristiano “Giustizia e Libertà”, Sacro Romano Impero Cattolico, Teologi e Giuristi del Sacro Romano Impero Cattolico, Advocatorum Postulatores et Peritorum, Atuttocampo nel tempo e nello spazio. Quest’ultimo, Atuttocampo nel tempo e nello spazio, mi diede già grandissime soddisfazioni, specie pronunciandolo ad alta voce aggiungendo poi: ora e sempre forza Lazio.
Cece è sicuramente una giganta di questo tipo di iniziative, rispetto a Zanleone, Chiappa, Roberti, Cignetti, De Pierro, e come si evince chiaramente dal simbolo aspira a una monarchia costituzionale, istituzionale e ministeriale, vale la pena farsi regalare il simbolo grande e leggere con calma la scritta a tondo attorno al cerchio.

accetto all’istante

Leggo un articolo che racconta la vicenda di Angelo Ferracuti e in particolare la scrittura del suo Andare, camminare, lavorare. L’Italia raccontata dai portalettere (Feltrinelli, 2015), quando venne convocato da Pier Luigi Celli, senior advisor dell’amministratore delegato di Poste:

Come resistere a un cum modem? Chiaro che uno accetta al volo. Suppongo l’intervento di un correttore, non mi raccapezzo. Non ci vorrebbe l’ablativo? E se anche fosse accusativo, che poi boh?, magari modŭm? Ma poi chevvordi’? Forse non afferro io, sto facendo colazione, non ci arrivo. Oggi provo, lo dico in riunione, vediamo che succede. E comunque: «cum modem». Vediamo se accettano all’istante ma temo di no, sono sviluppatori, capiranno altro. Bel lavoro, comunque, quello di Ferracuti.

elezioni europee 2024: due, che a volte? sempre ritornano

Possibile che non ce ne sia nemmeno una? No, infatti:

Tali Nino Luciani e Carlo Leonetti, che si dichiarano rispettivamente segretario politico e amministrativo, non solo sarebbero entrati in possesso del diritto sul logo autentico ma, orpo, anche del codice fiscale originario della DC, dichiarano orgogliosi. Programmi e candidati non pervenuti ma basta il simbolo, no? Uno più piccolo è anche nel contrassegno dell’Unione di centro, quindi stavolta siamo a due.
A un partito che credevamo defunto – ma quando mai? Se ne sono presentati almeno quattro a ogni votazione dal 1994 a oggi – un candidato che sembrava, ripeto, sembrava tale:

Per il cognome, passi. Ma il ‘Presidente’? Il participio presente? E di che? Sentire Tajani che spiega che anche solo scrivendo ‘Berlusconi’ il voto sarà valido è da sbellicarsi. Diciamo.
E se nomino il segretario Mauro Alboresi? Eh, infatti:

Eppure è il segretario del Partito comunista italiano. Già, Berlinguer? Mah. Il simbolo è identico, tranne per due particolari: le aste, blu, e il nome, senza i punti dell’acronimo. Evoluzione del Partito dei comunisti italiani, stupisce che a questa tornata sia l’unico partito comunista in qualsiasi declinazione e l’unica falce e martello in vista. Anche questa è crisi della sinistra? Me sa.

dopo non conta

Lo stesso giorno, pur di non andare in piazza della Loggia a Brescia, il, lo, la presidente del consiglio mette in piedi una baggianata a Caivano in cui un centro sportivo che tra sei mesi sarà deserto e desolato si erge a baluardo dello Stato contro l’assenza dello stesso Stato nelle periferie del paese. Il parroco in estasi celebra il governo, che è lì però con un altro intento: il trappolone a De Luca. In favore di video, prontamente diffuso, il, lo, la presidente del consiglio si presenta al presidente di regione riferendosi all’epiteto ricevuto mesi fa: «Presidente De Luca, quella stronza della Meloni. Come sta?». La bella notizia inaspettata è che il, lo, la presidente del consiglio non è una persona rancorosa che ha covato per mesi il desiderio di rivincita. De Luca non è pronto, chi lo sarebbe?, e non ha la risposta lì per lì. Che a pensarci poi sarebbe stata splendida: «Sì, l’ho riconosciuta».
Ah, le risposte pronte, le battute fulminanti lì per lì, che sogno averle. Che capacità. Poi, certo poi, vengono le risposte giuste ed è ancora più frustrante, era così ovvio, così facile. Dopo. Ma dopo, cosa che peraltro De Luca ha fatto, tutto è disinnescato, l’effetto è svanito, non ha per nulla una portata paragonabile. Per esempio, come non citare la puntata di Seinfeld sui gamberetti e la telefonata del mare, 8×13? Già, che rammarico, avere le belle risposte dopo. O, almeno, credere di averle.

cinquantesimo ventotto maggio

Una piazza gremita per ricordare la strage, volti noti, amici, conoscenti, familiari e persone impegnate, giovani, tanti. Le due ragazze che dal palco si rivolgono direttamente alle vittime – “Noi siamo dei vostri” – danno ai presenti un momento di commozione.

Dal governo, nessuno. Non è una novità. La presenza e il discorso diretto e incisivo di Mattarella risaltano anche per questo, Quest’uomo migliora col tempo. Cinquant’anni, molte idee chiare sull’accaduto, qualcuna sugli esecutori materiali in via, forse, di definizione con i due processi, il clima attuale spinge alla partecipazione e la memoria. Domani a Roma il ricordo di Matteotti con un intervento di Bruno Vespa, non ci si deve distrarre come le allodole.

«le violenze dell’estrema sinistra europea»

Il 24 inizia il processo a Ilaria Salis a Budapest.

Saranno ascoltati una vittima (?) e due testimoni, l’udienza successiva è prevista a settembre e grazie a iddio è finalmente ai domiciliari. Ricordo che Salis si è fatta ben più di un anno di carcere in condizioni indecenti, più di un mese senza nemmeno una doccia per non parlare delle catene e degli stivali col tacco a spillo, per «aggressione che ha messo in pericolo la vita di altre persone» e per «appartenenza a un’organizzazione criminale», figuriamoci. Infatti, il governo ungherese vuole «difendere gli ungheresi dalle violenze dell’estrema sinistra europea», ma magari, magari santoddio, magari esistessimo per davvero. Piagnoni, come tutte le destre europee.
Fa ancor più schifo la simultaneità con il rientro in Italia di tal Chico Forti, questo sì condannato per omicidio all’ergastolo in via definitiva negli Stati Uniti, proprio oggi, con Meloni ad accoglierlo a Ciampino, da non credere. Gli scivoloni retorici e contenutistici di Tajani che cerca di giustificare una vicenda e non l’altra sono da far accapponare la pelle, ridere non fosse ministro degli esteri.