Perché chiaramente è scomodo, è uno che non piace alla letteratura dei salotti, perché l’invidia che brutta cosa.
Lui è Federico Moccia, così con la filigrana di alamy che gli rende giustizia, e anche quest’anno non vincerà il Nobel per la letteratura per i motivi di prima, nonostante sia attualmente il più grande scrittore italiano se non forse del mondo, secondo forse solo a un autore in autopubblicazione di cui ora, purtroppo, non ricordo il nome.
«Volete voi abrogare l’art. 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole “adottato da cittadino italiano” e “successivamente alla adozione”; nonche’ la lettera f), recante la seguente disposizione: “f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.”, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza”?». Sì, cazzo, sì.
Finalmente è finita l’estate e con essa la compila estiva, ventisettesima personale parlando di stagioni. I brani sono cinquantasei e la durata tre ore e tredici minuti, ovvero non per il caso il tempo esatto che io ci metto a correre il chilometro lanciato.
Aprire con i Kinks e chiudere con i Simple minds già non è di per niente male, inserendo sia qualche brano di gente che sono andato a sentire quest’estate, Simple minds appunto, Suzanne Vega, Bombino, I hate my village e così via, oltre alle nuove belle scoperte. Non vuol dire necessariamente nomi nuovi, vuol dire canzoni finora sfuggite o riascoltate con sorpresa. A partire dalla prima.
Fermo restando che non ci sia musica migliore dell’elettropop balcanico, preferibilmente jugoslavo, qualche altro pezzo decente qua e là in effetti c’è, magari ci ho preso con qualcuno, Daria Zawiałow o Jain o Laura Marie.
E l’autunno si preannuncia goloso, come sempre, con Les negresses vertes, Jet, Paul Heaton, Zutons già belli pronti sui piatti per me. E la compila è già partita. Dai che va tutto bene.
Alle 12:43 orario di Utica (UTC), corrispondente alle 14:43 ora di Modica è finita l’estate ed è cominciato l’autunno 2024, per sua stessa natura irripetibile.
trivigante, ma perché cambiano le stagioni? E perché il 22 e non il 21? Eh, bambini, dovete capire che l’emisfero boreale in cui ci troviamo, perché fossimo di là saremmo a testa in giù, ruota a una velocità superiore rispetto all’altro emisfero, generando uno slittamento dell’equatore celeste di 23° 27‘, facendo sì che l’orizzonte percepito risulti perpendicolare all’incidenza dei raggi solari delle persone RH positive. Il motivo per cui ciò accade il 22 settembre e non il 21 come solitamente avviene negli anni multipli di trecentodue è che il tempo impiegato dalla Terra per compiere un giro attorno al Sole dura circa un anno e un giorno e circa ventotto minuti in più, il che determina una flessione zenitale destinata a durare 3.323 anni e un surriscaldamento delle ore terminali di questa giornata speciale. E un altro servizio di trivigante.it è stato felicemente erogato, molto bene. Ora godetevi la stagione più bella di tutte, raccogliete le foglie senza soffiatore, cioè raccogliete, non soffiate, strofinatevi i capelli e il viso con l’interno di una pera matura, ascoltate i dischi de Les Negresses Vertes. E state lontani dagli ex ministri della Cultura, dagli attuali delle Infrastrutture e dai loro parenti ed elettori, dalle presidenti del consiglio che litigano con gli articoli della lingua italiana.
Riparato dall’ambiente naturale sovrastante, l’immobile non viene bagnato dalla pioggia e d’estate non viene lambito dal sole, per cui non serve nemmeno l’impianto di raffrescamento.
Anche il problema dei rifiuti e dei topi pare risolto, grazie al mural curato da alcuni generosi cittadini e alla raccolta fatta da chissà chi. Che altro? Niente, solo cose buone a questo punto.
Che belli i rituali, o le consuetudini, se si preferisce non andare su terreni scoscesi. Una bella consuetudine dell’estate, circa, sono le campagne artistiche di Banksy: nel 2013 la residency artistica a New York di Better Out Than In per tutto ottobre, nel 2015 Dismaland, nel 2017 il Walled Off Hotel a Betlemme e numerosi interventi a Gaza, nel 2018 a Parigi con i nove lavori tra cui il tributo al Bataclan, nel luglio 2020 la metro londinese deserta, nel 2021 la Great British Spraycation nell’est dell’Inghilterra, nel 2023 la retrospettiva a sorpresa alla Gallery of Modern Art di Glasgow, Banksy Cut & Run. Ne avrò dimenticate alcune. Comunque, nel 2024 la campagna è stata rivolta a Londra e agli animali: dal 5 agosto Banksy ha realizzato e pubblicato un’opera ogni giorno, tutte di animali inseriti nel contesto urbano, spesso con relazioni non esplicite. Per esempio, la capra, la prima, è sul muro di una fabbrica di fucili.
Il rinoceronte e il gorilla sono le mie preferite. Anche l’interazione dei pellicani con l’insegna è notevole. Il lupo ululante, quasi il logo di Ciesse piumini non fosse un licaone e di mille band e pub nel mondo, essendo su supporto rimovibile, è stato ovviamente rubato dal solito avido pirla, intervenuto con rapidità. La polizia è stata chiamata, ahah, “per una parabola satellitare rubata contenente un’opera d’arte”.
Merita una considerazione il fatto che un conto è fare uno stencil su un muro al porto di, che so?, Bristol, e un conto è nelle strade di Londra, per di più pattugliate come non mai dopo gli ultimi tafferugli. Ma per fortuna è bastato un amico con la barba finta e un cappuccio anche stavolta.
Per qualcuno è avanti Trump, per qualcuno Harris e così sarà fino alla fine. Ma come si leggono i sondaggi politici sulle elezioni negli USA e come dobbiamo comportarci di fronte a tutte le cifre dei prossimi due mesi?
Versione breve, tl/dr: il margine di errore si aggira intorno al 3 per cento; i sondaggi più affidabili sono quelli del Siena College, che fa i sondaggi per il New York Times, ABC News/Washington Post, la Marquette University Law School e YouGov; quel che conta è quel che accade negli swing states, ovvero il Michigan, il Wisconsin, la Pennsylvania, la Georgia, la Carolina del Nord, l’Arizona e il Nevada. Che Harris vinca il voto popolare, cioè che nel complesso prenda più voti di Trump, lo diamo per scontato ma non basta per vincere.
Ecco, per chi avesse invece voglia di documentarsi leggendo l’articolo intero di pagellapolitica, come sempre interessante, eccolo qui.
Parlavo della figura del cosiddetto temperatore raccontando qualche settimana fa una bella storia che riguarda la torre dell’orologio di san Marco a Venezia. Il temperatore è, era, colui che viveva nella torre e che lì, pure, lavorava, sistemando gli ingranaggi, ricaricando i pesi, sostituendo i pezzi consumati. L’ultimo temperatore – perché la nostra stolta civiltà li ha eliminati sostituendoli con cose automatiche -, Alberto Peratoner e i suoi avi recenti, tra cui Giovanni, scattarono fotografie dalla finestra ovale della torre, a volte poetiche con la neve sui tetti della città, a volte documentali, come nel corso delle visite dei papi o dell’acqua alta del 1966, a volte per un bel tramonto.
Una delle foto che preferisco è quella di Katherine Hepburn e Rossano Brazzi che girano, all’alba nella piazza deserta, una scena del film Tempo d’estate di David Lean del 1955.
La storia è quella di un amore estivo nato nelle calli di Venezia e che tale resterà per vicende che non racconto per questo terrore contemporaneo dello spoiler. Lui è sposato. Il film è disponibile in inglese qui e la scena della foto comincia a questo punto. Ma il punto vero, qui, è il temperatore e la torre dell’orologio con i suoi due pastori del passato e del presente, veri protagonisti per cinque secoli di un pezzo della storia di Venezia e di un angolino della piazza. Lo dico: la vicenda del temperatore è un film già pronto e scritto, basta buttar giù qualche dialogo credibile e girarlo, ‘scolta me che dico davvero sul serio. Una storia alla Tornatore già bella pronta, di grande bellezza, vera, e di possibile interesse persino per questa destra stracciona al ministero per aver i due soldi che bastano per fare un film così.
facciamo 'sta cosa
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