Giulia Schiff, un’ex allieva dell’Accademia dell’Aeronautica di Pozzuoli, si è ribellata alle pratiche di nonnismo connesse al “battesimo del volo” a fine corso – è stata colpita ripetutamente dai commilitoni, sbattuta contro una lamiera con la testa e gettata in una piscina -, è stata espulsa per «inattitudine militare e professionale» e TAR e consiglio di Stato hanno rigettato il suo ricorso, che sarebbe una «affermazione apodittica non supportata da alcun concreto elemento probatorio». C’è pure un video, se ne potrebbe discutere. A breve comincerà il processo penale.
Quarta su duemila del corso, non potrà diventare pilota dell’aeronautica. «Mi rifiuto di accettare di essere schiacciata da una situazione disonesta avallata dall’omertà. Merito giustizia e di perseguire il mio sogno», ha detto, e ha solo ragione da vendere. Qui la sua storia.
nemici
varie dovute alla pandemia in questo periodo
Alcuni casi – almeno in Lombardia di cui io sono a conoscenza direttamente – di dipendenti pubblici in sciopero improvvisato «contro il green pass», prima dal 15 al 20, e poi dal 22 al 31. Annunciandolo peraltro il giorno stesso e interrompendo il servizio. In questo caso siamo molto ma molto al di là della decenza e della responsabilità, spero fiocchino denunce, multe e sospensioni o licenziamenti. Non ci meritiamo queste persone.
L’obbligo del green pass sui posti di lavoro, perlopiù non serve a spingere le persone a vaccinarsi, non solo. Serve, e in questo funziona, a monitorare con precisione lo stato di salute di coloro che non sono vaccinati, portando così a galla tutti i casi di positivi asintomatici e, in generale, di contagiati.
Un paradosso ma non troppo: se sei contro il green pass perché non vuoi essere controllato, vaccinati. E nessuno ti guarderà più. Mescolati nella massa, tordo.
Detto questo, ricordo perfettamente la situazione di un anno fa, sapevamo già che dal 5 si sarebbe chiuso tutto, di nuovo, e io andai il 2 novembre a Venezia per godere dell’ultima ora d’aria. Con atmosfera che dire mesta è dire poco. Oggi io sono contento che la situazione sia migliore, e di molto, e sono grato a tutti coloro che hanno fatto e fanno la propria parte, a volte sacrificandosi, perché lo sia.
tanto vale non preoccuparsi mai, lasciar perdere
Concita De Gregorio, con la quale da tempo non prenderei nemmeno il caffè, scrive ieri cose sacrosante:
Anche meno enfasi, in generale, aiuterebbe. Soprattutto nei giornali, che – capisco – le lettere che entrano in un titolo sono poche ma serve uno sforzo: non tutto può essere boom, flop, choc o, quando in italiano, per esempio ieri, trionfo, disfatta, faccette nere o cappotto rosso. A parte il fatto che tutto questo alzare il fuoco aumenta lo stato d’ansia, genera un clima di allarme permanente che cambia segno da un giorno all’altro, però, dunque tanto vale non preoccuparsi mai, lasciar perdere. Soprattutto, in sostanza, non è vero.
Sono d’accordissimo e non solo, questo atteggiamento mi crea un mal di stomaco perenne che – a me, convinto fruitore di giornali, informazione e discussione politica da sempre – mi sta obbligando al distacco e al disinteresse, che sia Repubblica, il Manifesto, Radio Popolare, il Cronista di Viggiù o altro. Prosegue:
Non è che l’Italia l’altro ieri era di destra e oggi, dal giorno alla notte, è di sinistra. Né l’uno né l’altro. Hanno votato sei milioni di persone su cinquanta, soprattutto nelle grandi città. Più della metà di quelli che potevano farlo non è andata a votare per ragioni diverse, a volte più d’una. I candidati erano così così, niente di appassionante a tutte le latitudini, ma quelli di destra erano peggio. I minimi storici. La Lega di lotta e di governo confonde le idee, uno non capisce se sta dentro o sta fuori. Gli assalti alla Cgil di pregiudicati a torso nudo non devono aver appassionato l’elettorato conservatore borghese.
(…) Alla fine, la barca va. Non credo che si segnali un cambio d’epoca. Semplicemente la sinistra, in campo ristretto, a questo giro ha fatto meglio.
Naturalmente De Gregorio non accenna a quante copie in più riesca a vendere il giornale per cui lavora quando alza i toni e aumenta l’enfasi (due giorni fa su Trieste titolava: «Italia a rischio blocco» per qualche ritardato interessato al porto, come si è visto), né quanto questo meccanismo faccia comodo a tutti, dalla classe politica che si trova riportata ogni giorno in prima pagina all’ultimo quotidiano che per non perdere lettori deve sparare, gioiosamente, il titolo a nove colonne. Né, peraltro, di come questa cosa sia del tutto trasversale, di come anche a sinistra ci sia, da sempre, una specie di pessimismo soddisfatto nel ripetersi tra compagni e amici come tutto vada male e sia irrecuperabile, senza rendersi conto di farsi la terapia aggratis sulle spalle di qualcun altro e poi riprendere come nulla fosse.
Chi ci perde, in tutto questo? Ci perde l’elettore, ci perdono le persone dotate di coscienza che, anche se dotate di buona volontà, per sopravvivere all’ansia, all’allarme permanente si distaccano, si disamorano, si dedicano al giardinaggio per non tormentarsi le interiora ogni giorno. Come capita a me, che nel mio piccolo per stare a questa pagina ho smesso da un bel po’ di fare l’almanacco. Persone che, poi, magari, come esito ogni tanto non vanno più nemmeno a votare.
E sarà a quel punto, per concludere il cerchio e già ci siamo, i titoloni dei giornali sull’assenteismo, sul disinteresse e sulla gente che non va più a votare e sulla degenerazione della democrazia, sempre più forte, sul ruolo di internet, sulla perdita della socialità. Senza prendersi, quasi mai, la briga di capire davvero perché e, forse, dirsi che se ne ha un po’ di colpa.
eccheccazzo
Un anno e mezzo e qualche pistola ancora non ha imparato.
prima ero solo una mamma lavoratrice
Sopravvolando sul sentimento tra il riso e lo scoramento quando si sente il fascistume vario lamentarsi della ‘dittatura’, se terrorismo è – o volete che sia – allora sia trattato come tale. E a sinistra si è stati capaci di far pulizia, chiudere il discorso, individuare e isolare le aree di congiunzione tra il mondo operaio e quello delle varie sigle eversive. Avanti, forza, chiudiamo il discorso anche di qua. Poi, siccome non basterebbe, una bella registrata a tutti quei mondi che strizzano l’occhio ai fascistelli veri e pucciosi a destra, una volta no-green pass, una volta forconi, una volta gilet gialli e così via, giornali, Meloni e Salvini (memorabile la cretinata di lei ieri: «Sicuramente è violenza e squadrismo, poi la matrice non la conosco», gliela si mostri, presto), sottobosco politico, imprenditoriale, culturale che occhieggia continuamente e poi tira indietro la mano. Ma duri, santoddio, per una volta. Se c’è da rompere qualche altra Testa, io ci sono.
persone che decidono di non vaccinarsi e vanno in posti meno sicuri
Per quanto riguarda il nostro paese o, almeno, il pezzetto che ne vedo io, c’è una diffidenza spinta e diffusa verso i vaccini tra le persone provenienti dai paesi dell’est, Romania, Moldavia, Ucraina, Russia e così via. Tale diffidenza io me la spiego, e non pretendo di essere esaustivo, con l’esperienza maturata sotto l’URSS, ovvero quando non c’era molto da fidarsi di ciò che veniva detto da Mosca. Nessun problema, tutto bene, e nel frattempo, magari, era esplosa una centrale nucleare in Ucraina e bruciava rischiando di rendere inabitabile mezza Europa.
Le persone provenienti dall’est che conosco io svolgono perlopiù lavori come badanti, assistenti, collaboratrici domestiche, e i loro compiti professionali richiederebbero, eccome, la vaccinazione, per tutelare i loro assistiti e per svolgere il proprio lavoro in maniera sicura. E, invece, partecipano a gruppi su whatsapp e telegram che parlano di placente, embrioni umani, 5g, complotti e non so cosa, e buonanotte vaccino. Ne conosco personalmente due che, piuttosto che iniettarsi il vaccino del demonio, hanno deciso di tornare nei propri paesi d’origine, Ucraina e Moldavia, invalidando in qualche modo le intenzioni espresse negli ultimi anni qui.
Tale diffidenza dev’essere ampiamente diffusa anche nei loro paesi d’origine se i dati dei morti negli ultimi sette giorni sono questi qui sotto.
La Romania è al 30% dei vaccinati, l’Armenia al 9, Lituania e Bulgaria al 70%, dichiarano, ma sono perlopiù giovani e in salute, gli anziani rifiutano in massa. Il che rafforzerebbe ciò che dicevo prima ma non prenderei troppo per buone le dichiarazioni dei governi di quei paesi su questa materia. Anzi, storicamente ci si sarebbe aspettati di ricevere pochi dati da loro, confusi, magari modificati, un po’ come è sempre stato all’inizio di ogni nuova ondata: i paesi nell’Europa occidentale rossi per i contagi e tutti quelli orientali verdi con dati molto bassi. Ciò nonostante, fossero anche comunicati al ribasso (vedi Bielorussia), i dati sono evidenti. Scrive una persona dalla Bielorussia con cui sono in contatto: «I beg you not to believe in 9 deaths [parla del dato di settimana scorsa]. Hospital are over-crowded and if you see the data about previous year, you will see that every day we have 9-10 death. No more, no less. Our fascist dictator hides true numbers in order to hide how big his fuck-up is», credibile. Se è così, va anche peggio, di là.
Quindi, non solo alcune persone decidono di non vaccinarsi qui ma, saggiamente, decidono pure di fare ritorno ai propri paesi in cui, con evidenza, i dati di contagio e il rischio di contagiarsi sono di molto superiori. Bene, ottima idea.
Che dire? Niente. Ingenuamente avrei pensato che avremmo affrontato una pandemia con la forza della scienza e degli elementi oggettivi di cui disponiamo, senza pensare – errore mio, è chiaro – che invece i fattori culturali sarebbero stati predominanti nelle scelte di persone e governi. E che gli individui, almeno finora, avrebbero avuto così ampi margini di scelta. Andiamo avanti, è solo questione di tempo per cui molti debbano capitolare di fronte alle evidenze ma tutto sarà più lento e faticoso di quanto, che bello sarebbe stato, avrebbe potuto essere.
gag sempre divertenti
Questa in particolare la fa sempre tutta la famiglia e fa sempre ridere un sacco.
Texas Senate Bill 8, maledizione
Proseguono le proteste in Texas e in molti altri stati americani contro la legge, assurda, contro l’aborto entrata in vigore nello stato. Basti dire, qui ora, che la legge ricompensa con denaro i delatori che denunciano donne che hanno abortito o vogliono farlo o medici che li praticano o chiunque altro lo faccia, oltre alle persone che accompagnano, che pagano eccetera eccetera. Pura follia.
L’unico commento possibile è quello della signora qui sotto.
Attenzione, in Italia non siamo messi molto meglio. E della cosa bisognerebbe parlarne seriamente.
addio, Virgì
Cinque anni per togliersela dai piedi, madonna, cinque anni.
E cinque anni di cretinate Cinque Stelle a Roma, riunioni sul tetto, diffidenza patologica, collaboratori silurati, cose che prendono fuoco, assunzioni assurde, assicurazioni a propria insaputa, si potrebbe andare avanti.
La chiusura con il ponte dell’Industria che brucia e il deposito Atac, ieri, con trenta autobus a fuoco è una conclusione umiliante per tutti.
ecco la faccia di uno che crea problemi
Come sia andata la Pre Cop26, ovvero la conferenza Youth4Climate, prenconferenza di una preconferenza in previsione di una vera conferenza sul clima, lo dice tutto questa foto.
Il ministro della transizione ecologica Cingolani, il meno convinto di tutti sulla transizione ecologica, con atteggiamento da boomer fa mansplaining spiegando a Greta Thunberg come stanno le cose, stronzeggiando con concetti del tipo: «Il peggior nemico in questo momento di transizione ecologica sono le ideologie. Qualsiasi blocco ideologico farà male ai nostri figli. Non bisogna ideologizzare le scelte tecniche», laddove le ideologie sono ovviamente quelle della difesa ambientale rappresentata da Thunberg.
Lo sguardo di lei dice tutto, puntato, tra l’altro, sulla mascherina che, evidentemente, Cingolani non è in grado nemmeno di indossare correttamente. C’è tutto.
Poi Thunberg ha fatto il suo intervento in cui li ha presi tutti a schiaffoni – ormai la invitano proprio per quello, almeno qui in Italia – e giù applausi, i più calorosi proprio da coloro oggetto dell’invettiva della giovane attivista. È proprio l’atteggiamento sciagurato di Cingolani, quello del sì-vabbè-ora-lasciaci-lavorare, totalmente disinteressato alla questione e non in grado di offrire alcuna alternativa o soluzione, che ci tirerà a fondo.
Bastardi.