con le scuse dei compagni rumeni

È con un misto di imbarazzo e vergogna che numerosi utenti rumeni in rete si stanno scusando a nome del paese per aver mandato al Parlamento europeo questa, ehm, tizia:

Si chiama Diana Șoșoacă, è un’avvocata e politica rumena e stupirà sapere, lo so, che sia di estrema destra, no vax, seguace di teorie anti-immigrazione del tutto sballate, antieuropea, filorussa e tutto quello di altro che la foto suggerisce. Com’era quella cosa del mondo vario? Tra le sue amene affermazioni, mi piace ricordare quella che diceva grossomodo: «Vaccinandovi resterete sterili per almeno tre generazioni» che so che non arriva subito ma poi lo fa con soddisfazione.
Detto questo, chi è senza peccato scagli la prima pietra, non c’è paese europeo privo di colpe in questo senso, da Vannacci in giù, passando per Salvini, Berlusconi, Iva Zanicchi al nipote di Crosetto, Mussolini, quel pistola del leghista Ciocca con cartellino rosso e fischietto e avanti. Il che non toglie nulla, comunque, a Șoșoacă né al fatto che tutte queste figurine siano quasi sempre, invariabilmente, di destra.

dopo non conta

Lo stesso giorno, pur di non andare in piazza della Loggia a Brescia, il, lo, la presidente del consiglio mette in piedi una baggianata a Caivano in cui un centro sportivo che tra sei mesi sarà deserto e desolato si erge a baluardo dello Stato contro l’assenza dello stesso Stato nelle periferie del paese. Il parroco in estasi celebra il governo, che è lì però con un altro intento: il trappolone a De Luca. In favore di video, prontamente diffuso, il, lo, la presidente del consiglio si presenta al presidente di regione riferendosi all’epiteto ricevuto mesi fa: «Presidente De Luca, quella stronza della Meloni. Come sta?». La bella notizia inaspettata è che il, lo, la presidente del consiglio non è una persona rancorosa che ha covato per mesi il desiderio di rivincita. De Luca non è pronto, chi lo sarebbe?, e non ha la risposta lì per lì. Che a pensarci poi sarebbe stata splendida: «Sì, l’ho riconosciuta».
Ah, le risposte pronte, le battute fulminanti lì per lì, che sogno averle. Che capacità. Poi, certo poi, vengono le risposte giuste ed è ancora più frustrante, era così ovvio, così facile. Dopo. Ma dopo, cosa che peraltro De Luca ha fatto, tutto è disinnescato, l’effetto è svanito, non ha per nulla una portata paragonabile. Per esempio, come non citare la puntata di Seinfeld sui gamberetti e la telefonata del mare, 8×13? Già, che rammarico, avere le belle risposte dopo. O, almeno, credere di averle.

«le violenze dell’estrema sinistra europea»

Il 24 inizia il processo a Ilaria Salis a Budapest.

Saranno ascoltati una vittima (?) e due testimoni, l’udienza successiva è prevista a settembre e grazie a iddio è finalmente ai domiciliari. Ricordo che Salis si è fatta ben più di un anno di carcere in condizioni indecenti, più di un mese senza nemmeno una doccia per non parlare delle catene e degli stivali col tacco a spillo, per «aggressione che ha messo in pericolo la vita di altre persone» e per «appartenenza a un’organizzazione criminale», figuriamoci. Infatti, il governo ungherese vuole «difendere gli ungheresi dalle violenze dell’estrema sinistra europea», ma magari, magari santoddio, magari esistessimo per davvero. Piagnoni, come tutte le destre europee.
Fa ancor più schifo la simultaneità con il rientro in Italia di tal Chico Forti, questo sì condannato per omicidio all’ergastolo in via definitiva negli Stati Uniti, proprio oggi, con Meloni ad accoglierlo a Ciampino, da non credere. Gli scivoloni retorici e contenutistici di Tajani che cerca di giustificare una vicenda e non l’altra sono da far accapponare la pelle, ridere non fosse ministro degli esteri.

figurati se condannassero noi per l’english sounding

Alfa Romeo presenta la nuova auto, «Milano», una specie di piccolo, diciamo, SUV elettrico o ibrido.

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy interviene prontamente in difesa dell’italianità e dice che un’auto che si chiama «Milano» non può essere prodotta da un’altra parte che non sia Milano, altrimenti si inganna il consumatore. Si chiama «Italian Sounding», che ridere, e Adolfo Urso, è il ministro, lunga carriera fin dal Fronte attraverso Fini e ministeri berlusconiani, alla notizia che Alfa decide di cambiare nome all’auto sostiene trionfante sia una luminosa vittoria del made in Italy e, quindi, in definitiva sua. Bravo. Chissà dove producevano la Escort.
Ribattezzano l’auto «Junior» e, nonostante il ministero sapesse del nome fino da dicembre e nulla avesse adombrato fino alla presentazione, Alfa decide di non agire legalmente contro il Governo per danno di immagine. Urso, tronfio: «Credo sia una buona notizia, che giunge proprio nella giornata del made in Italy che esalta il lavoro, l’impresa, la tipicità e la peculiarità del prodotto italiano che tutti ci invidiano nel mondo», crede, mentre qui fuori si stenta a svolgere il filo logico, se uno ce n’è.
Comunque, nemmeno «Junior» va bene, lo diciamo: in West Virginia c’è una città che si chiama così ed è evidente che l’Alfa non produca là la sua auto. È forse meno sbagliato ingannare il cittadino westvirginiano pur non avendo lui, sfortunato, l’eccellenza italiana dentro e attorno a sé? Sì, forse lo è.

popolo di aviatori

Scopro con raccapriccio che itaairways ha quattro, quattro!, voli al giorno da Roma a Napoli. Fiumicino-Capodichino, per essere precisi. In linea retta molto meno di duecento chilometri.

E infatti ciascuno dei quattro voli giornalieri dura cinquantacinque minuti effettivi. Cinquanta. Ma bisognerebbe, a essere onesti, contare l’anticipo dell’aeroporto, il controllo di sicurezza, l’imbarco, lo sbarco, le balle e le controballe. Oltre a partire da un aeroporto e arrivare in un altro aeroporto che, a differenza dei municipi e delle stazioni ferroviarie, non sono quasi mai in centro.
Cadauno per prova l’offerta dei treni Roma-Napoli, Termini-Centrale, appunto, tra le undici del mattino e le quattro e per pietà solo di Italo, non guardate i prezzi:

Bisogna essere evidentemente stronzi. In Francia, che tanto disprezziamo, la legge proibisce di istituire voli aerei tra destinazioni raggiungibili in meno di tre ore in treno. Sensato.
Ma noi no, figuriamoci. Ovviamente vale anche il ritorno, altri quattro voli quotidiani. E mi chiedo: sarà itaairways, la good company, che ha ereditato i vizi di alitalia – e allora il destino è luminoso – oppure c’è veramente richiesta e molti insani di mente prendono l’aereo per andare da Roma a Napoli e viceversa? Mistero, come l’ottantadue per cento del paese in cui vivo.

ah, la coerenza

Tipico di certe persone che fanno politica, non parliamo dei dittatori, prima dire una cosa e poi smentirsi dicendo l’esatto contrario. Al campione Salvini, per il quale in twitter è rintracciabile qualsiasi affermazione e il suo contrario, oggi giustappongo il brutto Al-Sisi, che prima dice una cosa e poi ne dice un’altra, guardate voi stessi:

Ma possibile, dico io? No. Ma per non farlo sentire solo nella sua propria incoerenza, la sua vera amica è andata a sostenerlo – non da sola, va detto, von der Leyen in campagna elettorale va dappertutto e promette qualsiasi cosa – con un corposo versamento condiviso con l’UE.

E io che mi preoccupavo del mio turismo in Egitto.

quanto bastava per il confino

Riporto da Anna Foa, Andare per i luoghi di confino:

«Una studentessa milanese non ancora diciottenne, di famiglia antifascista, fu arrestata e poi condannata a cinque anni di confino, nel 1941, per un tema scolastico in cui negava che Machiavelli, nel Principe, avesse prefigurato Mussolini. Fu anche cacciata da tutte le scuole del Regno e solo in seguito a un’amnistia poté, con una licenza dal paesino della Lucania in cui trascorreva la sua condanna, andare a Milano a sostenere gli esami di maturità».

Prefigurare, voglio dire. Cinque anni.