Ma che bravo Mattarella, che discorso profondo e condivisibile: l’apprezzamento della premier al discorso del presidente della Repubblica: «Grande visione», Meloni: “Non rimarrà inascoltato l’appello di Mattarella su ambulanti e balneari”. E infatti: «con decreto n.389 in data 18 dicembre è stato fissato nella misura di -4,5% l’adeguamento delle misure unitarie dei canoni» per il 2024 delle concessioni balneari. Cioè, «la misura minima di canone» scende quest’anno a 3.225,50 euro per tutto il 2024 contro i 3.377,50 euro dovuti nel 2023. In meno? E per fare qualche altro numero: «secondo l’ultimo rapporto della Corte dei conti, lo Stato ha incassato nel 2020 appena 92,5 milioni da 12.166 concessioni, per una media 7.603 euro a canone, contro un fatturato medio per ogni stabilimento stimato da Nomisma in 260mila euro», cito.
Come si dice? Mmm, paraculi… mmm, forse c’è di meglio. Due giorni son passati, due.
nemici
il nuovo santo patrono degli scellerati
Per carità, subire una rapina non è bello ed è lecito cercare di evitare di rimetterci le penne. Ma, per citare il Gramellini di oggi, «se insegui i rapinatori ad arma sguainata (peraltro illegalmente detenuta) mentre sono ormai usciti dalla tua gioielleria, non è legittima difesa. Se spari cinque colpi all’interno dell’auto in cui si sono rifugiati, non è legittima difesa. Se insegui uno dei banditi già ferito a morte mentre cerca di scappare e, vedendolo cadere a terra, lo prendi a calci in testa e alla schiena, poi gli punti addosso la pistola ormai scarica (ma tu non lo sai) e premi ancora il grilletto, non è legittima difesa».
Il gioielliere cuneese Mario Roggero, autore di tutto quanto qua sopra ovvero l’omicidio di due banditi, non solo continua pervicacemente a difendere sé stesso ma da oggi si rivolge al suo nuovo santo patrono: «mi rivolgerò a Vannacci» dice lo stolto insipiente.
Bene, così da oggi i disgraziati possono smettere di inviare preci a Frate Asino, San Giuseppe da Copertino che aveva il cervello così leggero da volare, patrono degli studenti che nulla nulla sanno e che possono ormai sperare solo nella scienza infusa, e rivolgersi al patrono generale. Anzi, ora il patrono capo di stato maggiore delle forze operative terrestri in aspettativa per ragioni familiari. Ora pro eis.
sempre troppo tardi
Morto Kissinger con – per quanto mi riguarda – novant’anni di ritardo.
Qui sopra durante l’ennesimo insulto del premio Nobel per la Pace per aver «messo fine alla guerra in Vietnam e ristabilito la pace», assegnato con Le Duc Tho nel 1973. Le Duc Tho rifiutò il premio (motivazione dalle sue parole: «Quando gli accordi di Parigi saranno rispettati, quando le armi taceranno e la pace tornerà davvero nel Vietnam del Sud, allora potrei considerare di accettare il premio») e la notizia dell’assegnazione del Nobel a Kissinger fu accolta dal comico statunitense Tom Leher con la famosa frase: «La satira politica è obsoleta». E la guerra mica era finita, tutt’altro, ci mise ancora almeno due anni. Kissinger se lo tenne («con umiltà», parole sue) ma è decisamente il meno peggio che fece, rispetto al resto.
il venerdì santo del consumo
Il black fraidei colpisce ovunque.
Mi fa un chilo di ostie consacrate, due crocifissi belli freschi, una, no, facciamo due vie crucis che mi servono, mezza mangiatoia, un quarto di bue e un quarto di asino, oh, mi raccomando, sette pastori secchi, tre bibbie versione Girolimoni, due litri di opusdei bello spumoso. Sì, sì, lasci pure e impacchetti, grazie.
la grandezza che tutto il mondo ci riconosce
Oggi me la prendo con Veltroni per un articolo appena pubblicato sul Corriere.
Non posso certo dire che si sia rimbecillito, non avendo mai raggiunto grandi risultati di pensiero prima, quindi direi prosegua nel solco. Se esordisce con la premessa a tutto il discorso, «Due italiani che hanno dimostrato come le virtù nazionali, quelle che ci hanno fatto grandi nel mondo, non siano smarrite», e già qui bisognerebbe capire quali siano queste doti, Veltroni lo dice subito: «Noi italiani siamo capaci di creare, da sempre, e siamo capaci di migliorarci, di applicare a quello che facciamo tanta determinazione e tanta abnegazione». Doti che non solo gli altri non hanno, ma che tutto il resto del mondo ci riconosce ampiamente: chi dirà mai “determinato come un tedesco o giapponese”? Nessuno, ma come un italiano sì. Ah, l’abnegazione italiana, scolpita nella mente di chiunque là fuori. E chi crea meglio di noi? Nessuno, è ovvio, cosa conta se il nostro – ehm, sì – momento d’oro è stato tra sette e cinque secoli fa e poi pochino?
Prosegue, e dev’essere andato all’EUR domenica scorsa: «Siamo stati sempre emigranti e artisti, artigiani e inventori, pittori, architetti e imprenditori, piccoli e geniali». Dimentica peraltro i poeti, gli eroi, i santi, i pensatori, gli scienziati, i navigatori e soprattutto i trasmigratori, ma insomma si capisce, l’importante è fare il riferimento gradito a destra e alla vulgata. «Abbiamo, per tutta la nostra storia nazionale, immaginato e faticato», il che, considerando i centosessant’anni di storia nazionale non è che sia un granché, in effetti, meno solo la Germania. «Tanti italiani lavorano duramente, cercano, creano» nonostante «una politica frivola e zuzzurellona e da uno Stato arcaico e goffo» – e qui come non ricordare l’indimenticabile “il principale esponente dello schieramento a noi avverso”, chi l’avrà detto? – certo Veltroni, certo, siamo molti qua fuori, senza che però queste siano «le qualità che ci caratterizzano e che ci hanno fatto grandi nel mondo». Quali? Lavorare duramente? Creare? Cercare? Che retorica balorda.
Poi prosegue celebrando il film di Cortellesi e le recenti vittorie di Sinner nei due paragrafi successivi, uno ciascuno, entrambi senz’altro meritevoli perché lei ha fatto un film importante, ben scritto e ben girato, e lui ha colto alcune vittorie di alto livello, peraltro poi facendo ritorno nella sua casa di Monaco, senza però che si capisca quale sia la relazione tra questi due fatti e lo spirito del paese, della nazione direi meglio, ammesso che ve ne sia uno reale e non immaginario. «In quel misto di talento, fatica, onestà siano rintracciabili le doti migliori di questo Paese oggi smarrito e emotivo», scrive sempre Veltroni, e queste sono le doti migliori di chiunque e di qualsiasi paese, non del nostro in particolare né, tantomeno, degli italiani. Qualsiasi cosa indichi questa espressione, ‘italiani’.
Poi conclude con la tiratina retorica, banale e paternalistica: «L’Italia però è piena di Paole e di Jannik, per questo ne parliamo senza cognomi. Loro due appaiono davanti a noi, e ne siamo orgogliosi. Gli altri, come ciò che è essenziale, sono lì, al loro posto di lavoro, ogni giorno, “invisibili agli occhi”», il che non ha proprio nulla a che vedere con il discorso delle «qualità che ci caratterizzano e che ci hanno fatto grandi nel mondo», discorso sciocco, melenso e privo di qualsiasi fondamento.
Ma, d’altra parte, è Veltroni. Come diceva Cossiga, «si intende di cinema e Africa. Non costringiamolo a capire anche questa cosa», potendosi qui riferire a tutto ciò che non è cinema e non è Africa.
Javier Milei al 56 per cento dei voti e oltre 11 punti di vantaggio
Costui è il nuovo presidente argentino:
La sua biografia è ridicola, una cavalcata ubriaca di idiozie colossali: dalla comunicazione telepatica col cane, peraltro reincarnato, all’insegnamento del sesso tantrico, al colloquio con i morti, si potrebbe andare avanti. Di conseguenza anche la piattaforma di governo, dallo smantellamento della banca centrale alla libera vendita degli organi alla «dollarizzazione» dell’economia all’ultraliberismo a vanvera, si potrebbe andare avanti. Complimenti per l’ennesimo ottimo voto, avanti con la gestione dell’inflazione al 142% e del debito pubblico a 419 miliardi di dollari.
Propongo che dopo il decimo fallimento dello Stato l’amministrazione di un paese venga smantellata ed esso venga posto in amministrazione controllata permanente da parte degli altri stati del mondo, sull’esempio del Polo sud, in quote proporzionali. Fine, basta, per manifesta incapacità o malafede.
questa è la chiesa che piace a me
Padre Tomasz Z. (la maiuscola è solo perché comincia la frase) la notte tra il 30 e il 31 agosto scorso organizza un festino scoparello in casa sua, a un certo punto l’escort assunto va in overdose da Viagra, il sacerdote mosso da pietà cristiana non solo non chiama i soccorsi per un bel po’, l’ha fatto qualche altro partecipante, ma cerca anche di impedire che poi entrino in casa, mettendo ulteriormente a rischio la vita del ragazzo. Non basta. La diocesi di Sosnowiec, in Polacchia guarda te, dove padre T. esercita e festeggia, è piuttosto movimentata: nel 2010 l’allora rettore ad interim del seminario di Sosnowiec avrebbe avuto una rissa in un club gay; a marzo 2023 il cadavere di un diacono di 26 anni è stato ritrovato con ferite che facevano pensare a un omicidio e sarebbe stato ucciso da un prete che poi si era suicidato.
A seguito della festicciola e dell’omissione di soccorso, mentre il prete scellerato tenta di difendersi volgarmente: «Un evidente attacco alla Chiesa, compreso il clero e i fedeli, per umiliarne la posizione, i compiti e la missione», il vescovo Grzegorz Kaszak si è dimesso. Bella la sua faccia lombrosianamente parlando, qui sopra. E se, come è accaduto, il Vaticano accoglie al volo significa che lo sporco è tanto tanto.
Pare una novella di Poggio Bracciolini o una delle Trecento di Sacchetti, un classico della storia clericale. Perché dico che mi piace, nel titolo provocatorio? Perché sono storie che esistono da sempre, il celibato dei sacerdoti è una fandonia e un discorso falso come quello là all’ultima cena, dalle scappatelle dei preti raccontate dal medioevo in poi, solitamente finite con sberleffo del tonacato che finisce a culo per aria, alle molestie sessuali di minorenni e non dei giorni nostri. Per carità, ci son preti bravissimi, ne ho conosciuti a bizzeffe, ma la chiesa – minuscolo – la capisco di più se è quella di papa Borgia, dei figli di papa Farnese, delle prostitute e dei vescovi arraffoni, di Marcinkus e dello IOR, di Emanuela Orlandi e di Alois Estermann, la conosco meglio e mi vien più facile fronteggiarla come nemica: una monarchia assoluta, corrotta nei costumi, nella morale e nelle tasche.
Il papa deve fare il papa, cioè il monarca autoritario e dispotico e litigioso e nepotista, se papa Francesco va in giro con la seicento e si occupa per davvero dei poveri – inimicandosi peraltro ogni gerarchia interna – allora io li capisco meno e mi si confondono le idee. Meglio se son chiari, così so come affrontarli.
E il prossimo papa, vedrete, sarà tremendo proprio per quello che vado dicendo in queste righe: tremendo e reazionario e chiuso e sordo alle richieste di giustizia, come Wojtyla, Ratzinger e tutti o quasi quelli prima.
io vorrei proprio scendere da là
Io queste donne elettrici e sostenitrici di Meloni le vorrei proprio incontrare, vorrei capire. Proprio quelle che settimana scorsa inneggiavano al suo di lei carattere dopo il post in cui ha lasciato Gianbruno, che indipendenza, che decisione, un esempio per tutte le donne. E con l’IVA che torna al ventidue per cento su assorbenti, tamponi e coppette mestruali e, non bastasse per gli ultrà delle maternità italiane, pure per latte in polvere, preparazioni per l’alimentazione dei bimbi? Il tutto, lo ricordo, con inflazione e aumento dei prezzi, finora e d’ora in poi. E a monte, questa è la sostanza, assolutamente nessun provvedimento in un anno e rotti a favore delle pari opportunità e un ministero cancellato, con la scelta di Roccella. Il fatto che, magari, essendo in bozza poi questi aumenti restino ipotesi non cambia la sostanza delle cose.
Certo, anche in Illinois esiste un partito filonazista-gay, figuriamoci se non lo so che al mondo c’è chi sega il ramo sul quale vive, è che vorrei proprio proprio vedere di persona. Io che da uomo, bianco, occidentale, con qualche anno e qualche mezzo, resto ancor più in cima alla piramide del potere, nonostante me e anzi grazie alla donna, cristiana, italiana, madre Meloni.
almanacco: quelli nuovi al governo
Meloni nell’ottobre 2022 affermava che il suo governo non avrebbe aumentato il debito pubblico perché i figli, il futuro, lo sviluppo e così via, e l’attuale finanziaria è praticamente tutta a debito, cioè andrà ad aggravare il debito pubblico di svariati miliardi, venti almeno direttamente e diosaquanti indirettamente.
Salvini e Meloni, dopo aver pubblicamente insultato la legge Fornero e la Fornero stessa, minacciata al tempo dal primo, ora plaudono alla legge nella nota di aggiornamento al DEF e, non bastasse, stanno alzando la vituperata quota 103 a quota 104. Però Giorgetti, quello capace della Lega, dice che: «Non è una quota 104 piena». Certo.
Sì, lo so, non è difficile.
la guerra tra fascisti
Ci mancavano i fascisti di Hamas, la strage dei civili, colpire una festa e fare scempio dei corpi in favore di telecamera. Difficile, ancor più difficile ora sostenere i diritti del popolo palestinese rinchiuso nella striscia, ora che, giustamente, si prova compassione e pietà per i morti innocenti di parte israeliana. La parte della comunità internazionale che già, in grande prevalenza, sosteneva la causa israeliana ora non può che irrigidirsi.
Non posso che, ancora una volta, essere con tutte le mie forze contro ogni fondamentalismo religioso di qualsiasi parte, con il nazionalismo e unitamente a esso vera iattura e disgrazia per le vite degli altri.
Perché adesso la reazione sarà certo oppressiva, cieca, indistinta.