Di quel poco che è rimasto della città primonovecentesca, sparita in favore di condominii balneari disgraziati, vagolando mi sono imbattuto nella casa di Vlaanderenstraat 17, progettata e costruita da Theobald Vanhille a inizio Novecento.
Larga solo 2,60 metri, tra le altre cose, spero non in diminuzione. Ma come non amarla, così strizzata dai mostri?
La prescrizione è chiara ed è generosa, perché rivolta al nostro benessere e al rispetto di una certa qual decenza: basta con i calzini e le mutande mezzo abbassate, o si fa bene o non si fa.
Scrivere sui muri è arte sopraffina e dovrebbero farlo solamente coloro che sanno ciò che scrivono. Il piacentino che ha sentito di condividere la raccomandazione evidentemente lo sa e consiglia di prendersi il tempo, far le cose bene, non buttar via tutto per frenesia o sciatteria. E anche esteticamente son cose che non si possono vedere.
La signora Pelicot, Gisèle Pelicot, 71 anni, è protagonista di una delle vicende più aberranti che io abbia mai sentito: con la complicità del suo ex marito Dominique Pelicot, che la narcotizzava, cinquantuno uomini l’hanno stuprata a sua insaputa nel corso di dieci anni. L’uomo, il marito perdio, le somministrava di nascosto farmaci per consentire a uomini contattati online di entrare in casa e abusare di lei mentre era in stato di incoscienza, mentre lui filmava il tutto. Fin da quando qualche settimana fa è emerso il caso non riesco a farmi una ragione di tanta crudeltà, ci penso spesso sgomento.
In questa storia che di decente non ha nulla, Gisèle Pelicot ha deciso non solo di affrontare il processo e tutti i connessi a testa alta, assistendo a tutte le testimonianze degli imputati, guardandoli in faccia – e questo sarebbe già ben più che ammirevole – ma ha deciso di fare del proprio caso un esempio, «per cambiare la società»: «Voglio che tutte le donne vittime di stupro – non solo quando sono state drogate, lo stupro esiste a tutti i livelli – dicano: la signora Pelicot l’ha fatto, possiamo farlo anche noi». Non basta: «Quando vieni stuprata provi vergogna, e non spetta a noi provare vergogna, spetta a loro».
Ecco. Si tratta di stupri, certo, sì. Ma si tratta anche di giustizia, di rispetto, di rettitudine, di morale e di etica e di coscienza. Ecco perché il «la signora Pelicot l’ha fatto, possiamo farlo anche noi» dovrebbe valere per tutte le giuste cause, lei sta affrontando l’inaffrontabile, perdio ce la posso fare anch’io nelle mie piccolezze. E tutti gli altri, se ce l’ha fatta lei. Incredibile, questa donna.
Due giorni fa era il giorno, IL giorno. Quello in cui il sole entra nel tempio di Abu Simbel e illumina il volto del sovrano Ramses II e poi quello di Amon e quello di Ra. Ptah no, essendo la divinità che ha a che fare con il regno dei morti e delle tenebre, lui resta in ombra a sinistra.
Che civiltà, che tecnica, che raffinatezze. Il raggio di sole che entra nel tempio, ovvero dicendola più sofisticata l’allineamento solare, avviene due volte all’anno. Dal 1968, quando il tempio fu smontato e spostato circa 210 metri più indietro e 65 metri più in alto, per salvarlo dall’innalzarsi delle acque del lago Nasser dovuto alla costruzione della diga di Asswan, l’allineamento avviene sfasato di un giorno, avendo gli ingegneri comunque preservato l’orientamento rispetto agli astri e al sole, il 22 febbraio e il 22 ottobre.
L’Egitto, nonostante Al-Sisi, la dittatura teocratico-militare, le condizioni di povertà fuori dal bacino del fiume, tutto quel che si voglia, resta uno dei viaggi della vita, da fare una volta almeno. Lo consiglio a tutti, è rivelatore di quanto ampio sia il nostro debito nei confronti di quella civiltà evoluta – a scuola ci portano ai greci e lì ci fermiamo, colpevolmente – ed è appassionante per bellezza e complessità della cultura egizia e delle sue espressioni evolute. Magari, se possibile, il viaggio, farlo con alcuni crismi, navigando sul fiume con imbarcazione appropriata e non proprio con uno dei tanti mangifici galleggianti. Se possibile, ecco.
Nonostante le interferenze quasi tutte illecite della Russia e nonostante i primi exit poll che davano i ‘no’ in vantaggio, il referendum in Moldavia è passato:
Si votava la modifica della costituzione per entrare nell’UE, un passo avanti.
Nemmeno così, era molto meglio, molto più nitido e con tre delle sue sessantaquattro-ottantadue lune. Il tutto da un telescopio portatile, è stato a dir poco emozionante, anche i sistemi binari ed E.T., che ebbene sì abbiamo visto con chiarezza. Anche perché Saturno è il pianeta, IL pianeta, ovvero come chiunque di noi disegnerebbe un pianeta. Si distinguevano chiaramente anche i diversi anelli e, l’ho imparato allora, la diversa densità è dovuta alle lune che orbitando spazzano tutto. Ed è stato ancor più bello perché eravamo molti amici e conoscenti, grazie a G., astrofilo appassionato.
Così mi preparo il 2025. Il 26 marzo The Wombats a Leeds, di cui ricorderò Let’s dance to Joy Division e Kill the director. Il 27 Badly Drawn Boy a Nottingham per il venticinquesimo di The Hour of the Bewilderbeast che non sarà il suo miglior disco ma quel concerto a novembre del 2010 al Bronson di Ravenna fu davvero memorabile, per noi otto che c’eravamo e, quindi, vale la pena rinnovare.
facciamo 'sta cosa
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