oddio ma cos’è successo? (un paese civile)

Sfoglio i titoli e quasi casco dalle mie stesse gambe:

AIFA rende la pillola anticoncezionale gratuita per tutte le donne in Italia. Non mi raccapezzo. Ma questo è un atto da paese civile, oddio, mica ci sono, ci siamo abituati. Così, di botto? Barcollo incredulo. In questo periodo, poi, di sbrodolate di deduzione fiscale per chi fa numerosi figli, Giorgetti, di lamenti contro la bassa natalità accompagnati da pressioni nazionaliste, fino agli sproloqui su sostituzione etnica, Lollobrigida, la cosa fa ancor più impressione.
Poi il Moige si incazza, Gandolfini e il suo Family day sbraitano, senatrici di Fratelli d’Italia insorgono, Pro Vita & Famiglia condannano e a quel punto capisco che è vero e comincio a godere ancor di più, che cosa civile e sensata è questa. È ed era, perché la contraccezione era già gratuita, fino al 1983, grazie alle lotte degli anni Settanta e alle spinte alla consapevolezza e all’esercizio dei diritti, poi come in tante cose siamo tornati indietro. Finalmente uno avanti, significativo. Adesso, ratificare rapidamente.

entrare nelle case del pittore Paul Verdussen e dello scultore Fernand Dubois

La casa al 211 dell’avenue Brugmann a Bruxelles, progettata dall’architetto Paul Hamesse in puro stile art nouveau geometrico per l’atelier del pittore Paul Verdussen, ha tra i suoi elementi migliori la maniglia della porta con inserita la cassetta delle lettere.

Non è da meno la porta della casa-atelier dello scultore Fernand Dubois, poco lontano all’80 della stessa via, zona ricca di edifici splendidi di art nouveau, progettata e costruita dal più noto Victor Horta, la cui maniglia pur non avendo la cassetta della posta ha il suo bel perché.

L’art nouveau, liberty, jugendstil, come si vuole, è irresistibile perché oltre all’architettura stessa cura ogni dettaglio, dall’arredamento, alle macchine da caffè alle, appunto, maniglie delle porte. Forse lo stile Impero ma non ci scommetterei su tale vastità di impieghi, altri non me ne vengono in mente ma sono ignorello nel campo.

mai più secondo Baricco

Ci sono arrivato tardi ma, questo conta, l’ho trovato.
Nel marzo 2021 Alessandro Baricco ha scritto un lungo articolo per Il Post intitolato “Mai più” nel quale riflette a partire da alcuni aspetti della reazione italiana alla pandemia che hanno, sostiene, messo finalmente in luce l’inadeguatezza dell’«intelligenza novecentesca» al contesto attuale. Essa, infatti, secondo Baricco è scarsamente flessibile e lavora solo su dati stabili, è specialistica, si applica per ottenere soluzioni senza capacità di adattamento e, quarto, si crede razionale ma non lo è. Serve un’intelligenza nuova, anzi servono più intelligenze, basate su fondamenti diversi e, sorpresa!, esistono già e sono all’opera.
Beh, ci sono arrivato tardi perché non l’avevo letto allora e non sono un assiduo di Baricco, però ieri ero in treno, chissà perché ci sono incappato e, devo dire, è stata una lettura coinvolgente, convincente, poderosa in certi tratti che ha incontrato, per larga parte, il mio favore, visto che nel mio piccolo sostengo maldestramente alcune tesi toccate da Baricco. L’ho riletto un’altra volta, ieri sera, e stamane l’ho ascoltato viaggiando, per capire meglio. Sì, c’è anche un podcast, letto da Luca Bizzarri, per chi preferisca. Devo dire che interpretato ha un suo valore.
Ha trovato il giusto modo Baricco, secondo me, per dipanare la questione, il concetto di «intelligenza novecentesca» riassume bene l’insieme di ciò che caratterizza molto del nostro ragionare, io stesso ho discusso a lungo in tempo del primo lockdown su come mancasse una risposta contemporanea alla pandemia e praticassimo, invece, la sola risposta medievale che si può leggere parola per parola in Defoe. Sia per misure pratiche ma, soprattutto, per il pensiero retrostante, di cui ho patito e patisco ogni giorno l’arretratezza. Quantomeno, nonostante politicamente lontana, ho apprezzato la risposta svedese, perché diversa da quanto si è visto in Cina o in Italia.
Ma il discorso pandemia è l’avvio, il ragionamento è più ampio e tocca molti aspetti della nostra cultura contemporanea, italiana in particolare, e delle strutture di cui ci siamo circondati. Vale la pena leggerlo e sentirlo, eccome, io stesso lo sto diffondendo come faccio ogni volta che scopro qualcosa di valido e interessante. Riconosco anche il me stesso di trent’anni fa che scelse, consapevolmente, di inseguire un sapere non specialistico rinunciando a riconoscimenti e carriere in favore di un approccio più confacente al sé di allora. Confermo quella scelta e patisco come allora tutte le intelligenze ferme e non adattabili, compresa la mia quando non lo è. Magnifico, quando capita di leggere cose del genere.

ancor più bravo

La semplicità con cui Damon Albarn mostra come ha scritto (ehm) la base di Clint Eastwood, ovvero utilizzando il primo preset di una omnichord, è fenomenale.

Anche la risata del tipo è a tempo. Bisogna essere davvero davvero davvero bravi per fare una cosa del genere. Non a caso vendono milioni di tastierine con basi preimpostate e in pochissimi ci fanno qualcosa di serio. E non solo, ne ha fatto un pezzo riconoscibilissimo, di quelli che alla prima se sei bravo o alla terza nota se sei normale lo riconosci. Si sapeva di questa cosa come si sapeva che Albarn fosse uno tra i più eclettici e dotati musicisti di questi anni, detto questo mi sorprendo ancora. E mica per nulla sono accorso ai Gorillaz l’estate scorsa e accorrerò due volte ai blur quest’estate. Che l’iddio della musica ce lo preservi.