una notte all’opera

(Fiorello) Senta, come mai il mio contratto è più corto di quello suo?
(Driftwood) Mah, io non lo so, può darsi che lavandolo si sia un po’ ritirato. Comunque stirandolo può darsi che vada a posto. E allora, non deve far altro che mettere il suo nome e cognome qui sotto.
(Fiorello) Io ce lo metterei, però non so scrivere.
(Driftwood) Be’ non fa niente, la mia penna è priva di inchiostro.

Eh, niente, irresistibili, me la rido ogni volta.

minidiario scritto un po’ così di un breve giro in una fine estate elettorale: tre bis, il servizio che ripaga di quasi tutti i disservizi

Questa è un’appendicina per una cosa davvero notevole.
In questo minidiario mi sono lamentato di alcuni disservizi e malfunzionamenti, Ravenna poi Cesena, ce ne saranno anche per Gubbio, e quelli restano. Però a Sansepolcro mi è capitato non un malfunzionamento ma un funzionamento talmente bello che mi ha entusiasmato. Il “più bel dipinto del mondo” di cui parlavo qui sotto è un affresco, si sa, e sta sul fondo di una sala cui hanno attorno costituito il museo. Sulla parete opposta c’è una portona che resta chiusa durante l’apertura del museo. Ma viene aperta quando il museo è chiuso.

Esatto, la Resurrezione di Piero della Francesca a vista, tutta la notte.
C’è un cristallo anti-esplosione nucleare in mezzo, chiaro, ma questo è tutto. Chiunque, al ritorno da una pizza o completamente sbronzo, dopo aver ucciso il marito e prima della questura, o prima di lasciare Sansepolcro per sempre, può fermarsi e guardarselo per tutto il tempo che vuole. Alle dieci di sera come alle sei del mattino.
Io questa cosa la trovo strepitosa, m-a-g-nn-i-f-ic-a-a, meravigliosa. La bellezza a disposizione, lì. E ci saranno anche turisti che si vedono la Resurrezione in questa maniera senza andare al museo il giorno dopo, e allora? Allora va bene così. È la realizzazione e resa concreta dell’idea del patrimonio comune, il bene è davvero a disposizione di chiunque ne voglia fruire, l’idea è talmente semplice e bella da essere avanzatissima, guardandosi attorno. Emozionante anche solo raccontarlo.


L’indice di stavolta

uno | due | tre | tre bis | quattro | cinque |

avevano azzeccato pure il nome, perfetto

All’inizio, agosto 2002, si chiamava il 2580, si avvicinava il cellulare alla fonte musicale e dopo trenta secondi si riceveva un sms con titolo e autore della canzone. Valeva solo in Inghilterra. Poi At&T negli Stati Uniti aprì un servizio ad abbonamento che per quattro dollari al mese o giù di lì permetteva di fare tutte le ricerche si volesse. Poi arrivarono gli smartphones e tutto divenne più facile. Esatto, è Shazam.
Raramente mi sono mai emozionato come la prima volta che lo usai, un vero tuffo al cuore, bastava fargli sentire una melodia qualsiasi e magia!, sei volte su dieci restituiva titolo e canzone o, almeno, un florilegio di titoli da cui scegliere. Poi il database crebbe e i risultati divennero più precisi. Poi arrivò SoundHound che riconosceva anche le canzoni fischiettate o mugolate bene ma già lì si era evoluti.
Emozionante, dicevo, lo fu davvero e ogni volta una magia. Per me fu l’ennesimo miracolo del tempo, non solo apparivano di giorno in giorno sorgenti da cui scaric… ehm, ascoltare musica gratuitamente, ma anche il modo di riconoscere la melodia al supermercato o alla radio, per poi pescarla nel gran mare che si stava aprendo proprio allora. Per gli appassionati di musica, eccomi, l’evoluzione tecnologica ha portato un gran numero di meraviglie. Che culo vivere questi anni.

Oggi Shazam è di Apple e, quindi, per quasi noi tutti è uscita dagli orizzonti, oggi poi riconoscere le canzoni è funzione diffusa. Ma ha compiuto vent’anni e in qualche maniera si celebra, qua e là. Se la prima canzone cercata fu dei T. Rex, vengono fornite altre statistiche che dicono anche, guardando in generale, quale ne sia l’uso principale: scoprire il mainstream. Il che, in effetti, magari trattandosi di radio, supermercati, cinema o altro, è anche comprensibile. Comunque, magia, lo dice anche il nome, ancora mi emoziono se ci penso.