con settembre e novembre il mese bello per le orecchie

E benedetto sia maggio anche per le uscite musicali: Beth Gibbons su tutti, il suo Lives Outgrown di fatto è il primo da solista; Brad Mehldau che corre dietro per la seconda volta a Bach e per la prima a Fauré; poi il bellissimo Gringo Vol. 1 dei Selton, e ci sarà pure un due; e che dire di Nevermind the Tempo degli I Hate My Village? Ascoltare, in attesa di qualche giro estivo, spero; un Paul Weller in più, che dichiara l’età, 66, e Fu##in’ Up degli intramontabili per fortuna Neil Young & Crazy Horse. E senza dimenticare A noi piace il liscio! de L’Orchestrina di Molto Agevole, che apre la stagione estiva delle feste salaminose. Slurp.

Premio copertina, Lip Critic, Hex Dealer:

a range of Jewish positions that have been discussed for centuries in the canon of rabbinic literature

Estrosi anche stavolta. Il museo ebraico di Berlino si conferma a direzione eclettica e brillante – visitare, senza remore – e propone l’esibizione: Sex: Jewish Positions, titolo notevole per una mostra che «plays with the differing perceptions of sexuality in Judaism». Ottimo il titolo, ironico, interessante il tema, gestito con apprezzabile leggerezza e, appunto, ironia.

La posizione ebraica non entrerà nel kamasutra, mi pare ovvio, ma nel novero delle idee ben riuscite, come diceva Hannibal, di sicuro.

che bello, Moro

Maggio e la ricorrenza della morte di Moro viene ricordata anche a Maglie, dove il politico nacque. Ci mancherebbe.

Che bello era, Mor… ma no. Ahah, Gifuni in Esterno notte. La toppa del sindaco Toma è peggio del buso, colpa d’altri, ma non sia triste sindaco, non è solo.

Mabel Riolfo, consigliera regionale in Liguria per la Lega, e chissà poi quanti altri. Grande Gifuni! Nel tremila dopo cristo sarà lui il volto storico di Moro.

la fine dei tempi

Raccontavo qualche giorno fa dell’abbazia di Viboldone e del suo giudizio universale, di quel meraviglioso particolare dei due angeli che a destra e sinistra sono intenti ad arrotolare il tempo della storia.

Si è arrivati al giudizio, bon, si chiude e si impacchetta il tutto. Poi sarà Gerusalemme celeste e finita lì, a dio piacendo altri esperimenti e tentativi con la vita.
Il soggetto è strepitoso, perché lo è l’idea che è sottesa: il rassetto quasi domestico di ciò che è materiale, il cielo, la terra, i tappeti, i maglioni negli armadi. Si fa pacchetto, si copre tutto, si mette via.

Il soggetto, lo dicevo, non è nuovo, aveva già alcune attestazioni. Il presunto autore del giudizio di Viboldone, Giusto de’ Menabuoi, era stato a Padova e aveva certo visto Giotto e la cappella degli Scrovegni e là, presumibilmente, aveva tratto ispirazione per il dettaglio. Infatti, anche nella cappella giottesca due agnolotti ripiegano il cielo dalle due estremità, uno dalla sera con la luna e uno dall’altra parte, dove c’è il sole.

Dietro di loro, porte e pareti ricolme di gemme promettono delizie ultraterrene ma quella lunotta col nasone non può che suscitare simpatia e nostalgia, altroché, per ciò che sta finendo ed è consumato, per la vita terrena in definitiva e per tutte quelle belle cose e sciocchezze e sublimità che abbiamo avuto e ci siamo inventati quaggiù.

se non compri questo numero

Certo che a volte Re Nudo l’azzeccava proprio. Spesso, altro che a volte.

Almeno nel ciclo storico, fino al 1980. A una prima ripresa, mai davvero partita, a una seconda nel 1996 e a una che scopro solo ora, dall’anno scorso e siamo al quinto numero, ma pensa te, è seguito l’inarrestabile scivolamento verso l’olistico e l’esoterico e amen, quella sinistra là è poi finita a rifiutare i vaccini, vecchi banalotti che non ci si crederebbe. Ma le idee restano e il cane chissà.