il 23 maggio ventinove anni fa

Capaci, uno dei giorni più neri dei miei vent’anni.

Impossibile da credere, ancora. Disse Paolo Borsellino: «Giovanni, ho preparato il discorso da tenere in chiesa quando ti avranno ammazzato. In questo mondo ci sono tante teste di minchia. Teste di minchia che tentano di svuotare il Mediterraneo con un secchiello, quelli che sognano di sciogliere i ghiacciai del Polo con un fiammifero. Ma oggi, signore e signori, davanti a voi, in questa bara di mogano costosissima, c’è il più testa di minchia di tutti. Uno che si è messo in testa, niente di meno, di sconfiggere la mafia applicando la legge».

ancora 25 aprile

In giro per colline finisco in un paesello di quelli che me li immagino tutti leghisti che non si molla mai la ceppa e d’orgoglio d’accatto e poi invece vedo questo proprio sulla facciata della vecchia cooperativa di lavoratori e allora sì che mi rincuoro e per fortuna sbagliavo.

Tutto questo stare in casa e prendermela con i lombardi mi ha fatto male, devo riequilibrare.

il settantaseiesimo 25 aprile

Il 25 aprile, la Liberazione, il nostro natale laico, la festa più bella di tutte, è ovunque, comunque, ordunque. Quindi non importa non essere in piazza per il secondo anno consecutivo – anche se, ovviamente, non c’è paragone -, non importa se saremo in casa, o in un parco, o a camminare o a osservare le foglie nuove, da soli o in due, è lo spirito della Festa che conta. E, di più, lottare tutto il resto dell’anno contro i nefandi.

Buona festa ai buoni, dunque, e niente ai fasciomentecatti, sovranisti, leghisti, omofobi e tutta la risma schifosa. E niente anche agli indifferenti, quelli che reggo meno.

«Perché la brava gente si somiglia dappertutto»

Sono trentaquattro anni che è morto Primo Levi.

Alcuni interrogativi non sono risolti e non avranno mai risposta, come diceva lui nemmeno chi decide conosce le ragioni della propria, ultima, decisione. Ciò che importa, ora, è che manca, e l’unica cosa è ricordarlo e, soprattutto, leggerlo. Lo dico ancora una volta: fatevi un regalo, un regalo vero e grande, leggetelo. Non solo ‘Se questo è un uomo’, anche tutto il resto, cominciando magari da ‘La chiave a stella’ o dai racconti. Perché vi assicuro che non è quello che vi hanno imposto a scuola, è molto molto di più. Mi ripeto, ancora: una fortuna, averlo avuto.

23 marzo 1944

Tre giorni fa era l’anniversario dell’attacco di via Rasella. Giovani partigiani ventenni contro una colonna di SS durante l’occupazione tedesca di Roma, per mettere qualche punto certo.

Ne ho parlato più volte, qui, qui e qui. Magari, quest’anno, si potrebbe fare un riepilogo dell’intera vicenda. E chi meglio, ovvio, di Barbero? Per chi volesse, qui.

la memoria di oggi

Eh, il giorno della memoria. Bisogna scrivere qualcosa, bisogna dire qualcosa, e ce ne sarebbe, eccome. Per esempio, riguardo quella riflessione comune alle persone sensibili per cui il giorno della memoria andrebbe legato, in questi nostri anni, alla questione dei profughi e dei rifugiati che percorrono proprio l’Europa, i campi di permanenza forzata, le marce per le montagne oltre i confini, le similitudini sono molte. Mi occupo spesso di memoria, sia per conto mio, con le persone che riesco a raggiungere, sia su queste paginette. Lo faccio tutto l’anno, se non altro. Di profughi no, non molto, la questione mi ferisce e mi strazia, mi umilia, e mi rendo conto che spesso ne sto volutamente alla larga per, egoisticamente, non soffrire. Dono, offro, sostengo se posso ma non molto di più. Dovrei, lo so, più che altro delego. Non ne so molto, non so bene nemmeno come affrontare la cosa, mi trovo privo di strumenti e di comprensione. Mi sento in colpa, per questo, ci sono ma vorrei, onestamente, che se ne occupassero altri. Perché la memoria la so trattare, le persone che fuggono molto meno, ogni persona è troppo per me. Lo trovo difficile. Cercherò di fare meglio.

Bordiga, Grieco, Parodi, Sessa, Tarsia, Polano, Gramsci, Terracini, Belloni, Bombacci (supertraditore), Gennari, Misiano, Marabini, Repossi e Fortichiari

Un secolo esatto dalla scissione di Livorno e dal congresso che portò alla nascita del Partito comunista d’Italia.

Stasera, in onore dei moltissimi compagni passati e presenti, di molte lotte e molte conquiste, di una grande irripetibile storia, di molte feste, di innumerevoli riunioni, delle bandiere rosse e delle manifestazioni oceaniche, dei pugni chiusi, un bicchiere di rosso, un sigaro cubano e, naturalmente, salamella di bambino. Salute!