il settantaquattresimo 25 aprile

Oggi è il mio, nostro natale laico. La festa più bella.
E tra le feste belle, la più bella per me fu quella del 1994, pioggia e lotta contro Berlusconi e i fascisti al governo.

Come ora, se non che Berlusconi mi manca, quasi*.
Buona festa a tutti coloro che domani manifesteranno, in qualsiasi maniera, che staranno insieme e che ricorderanno chi non c’è più e ha lottato per noi.
Agli altri no. Buon 25 aprile a voi, amici.

* Non è vero, era per amor di battuta. Ma nemmeno per sogno, maledetto.

memoria, anche oggi

«Se capire è impossibile, conoscere è necessario» diceva Primo Levi.
E così sia, dunque, ecco qualche film consigliato, tra i più recenti:
– La verità negata (Denial, 2016): film di cui ho già parlato (qui), è il racconto del processo sostenuto dalla storica Deborah Lipstadt nel 1996 contro il negazionista David Irving.
Lo Stato contro Fritz Bauer (2015): il procuratore tedesco Fritz Bauer, visto il disinteresse del proprio paese per la cattura di Eichmann, decise di rivolgersi direttamente al Mossad per catturarlo. Ma fu alto tradimento.
Il figlio di Saul (2015): la storia di Saul, membro di un Sonderkommando ad Auschwitz. Film straordinario, se avete un cuore non dormirete.
Un sacchetto di biglie (2017): dal romanzo di Joffo, il remake del film del 1973; due bambini devono attraversare la Francia occupata per raggiungere i fratelli nel territorio libero.
The Eichmann Show (Il processo del secolo, 2015): come riprendere in televisione il processo a Eichmann? Crollerà, a un certo punto? Film molto bello e intenso.

prospero e civile

«Un mondo che si considera prospero e civile, segnato da disuguaglianze e squilibri al suo interno, ma forte di un’amministrazione stabile e di un’economia integrata; all’esterno, popoli costretti a sopravvivere con risorse insufficienti, minacciati dalla fame e dalla guerra, e che sempre più spesso chiedono di entrare; una frontiera militarizzata per filtrare profughi e immigrati; e autorità di governo che debbono decidere volta per volta il comportamento da tenere verso queste emergenze, con una gamma di opzioni che va dall’allontanamento forzato all’accoglienza in massa, dalla fissazione di quote d’ingresso all’offerta di aiuti umanitari e posti di lavoro».

Saggio sulla realtà contemporanea? No.

«Potrebbe sembrare una descrizione del nostro mondo, e invece è la situazione in cui si trovò per secoli l’impero romano di fronte ai barbari, prima che si esaurisse, con conseguenze catastrofiche, la sua capacità di gestire in modo controllato la sfida dell’immigrazione».

Alessandro Barbero, Barbari. Immigrati, profughi, deportati nell’impero romano, Bari, Laterza, 2007. Un saggio molto documentato, complesso, tutt’altro che divulgativo che, a parer mio, dice molte cose utili anche per il presente.

ancora Bologna, ancora il quattro agosto

1974, alle ore 1.30 del 4 agosto, una bomba esplose nel secondo scompartimento della quinta carrozza del treno Italicus, Roma-Monaco di Baviera, mentre transitava all’interno della galleria della Direttissima a San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna.
Morirono dodici persone: Nunzio Russo di Merano, tornitore delle ferrovie, la moglie Maria Santina Carraro e Marco, il figlio quattordicenne. Nicola Buffi, 51 anni, segretario della Dc di San Gervaso (Fi) ed Elena Donatini rappresentante Cisl dell’Istituto Biochimico di Firenze. E poi Herbert Kontriner, 35 anni, Fukada Tsugufumi 31 anni, e Jacobus Wilhelmus Haneman, 19 anni. La bomba uccise anche Elena Celli, 67 anni e Raffaella Garosi, di Grosseto, 22 anni. Silver Sirotti, invece, non era stato coinvolto nell’esplosione. Aveva 24 anni ed era stato assunto dalle Ferrovie da dieci mesi, stava svolgendo servizio sul treno quella notte e, quando vide le fiamme in galleria, impugnò un estintore e incominciò a estrarre i feriti. Rimase anche lui bloccato tra le fiamme. Fu decorato con la medaglia d’oro al valor civile. L’incendio rese irriconoscibili molti corpi, tra cui quello di Antidio Medaglia, 70 anni, che venne riconosciuto dalla fede al dito.

L’attentato fu subito rivendicato. Fu fatto ritrovare un volantino di Ordine nero che proclamava: “Giancarlo Esposti è stato vendicato. Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare. Vi diamo appuntamento per l’autunno; seppelliremo la democrazia sotto una montagna di morti“.
Poi qualcuno fece il nome di Tuti, qualche pista portò poi a Gelli (Arezzo è vicina), al SISMI e così via. Facile indovinarne la conclusione: nessun colpevole individuato.

Questo è un post di otto nove dieci undici anni fa. E la cosa tragica è che non fa nessuna differenza.