gli omicidi in metropolitana e l’uso dell’auto

“Naturalmente, a Los Angeles, tutto si basa sulla guida, anche gli omicidi. Invece a New York, la maggior parte delle persone non possiede automobili, così, se si vuole uccidere qualcuno, bisogna andare a casa sua con la metropolitana. A volte il treno è in ritardo e si diventa impazienti, e così si deve uccidere qualcuno nella metropolitana. Ecco perché vi sono così tanti omicidi nelle metropolitane: nessuno possiede un’auto”.

La battuta è di George Carlin.

Marziano non di fatto

Agente K: Allora ragazzo le cose stanno così, in media ci sono circa 1500 alieni sul pianeta la maggior parte dei quali a Manhattan. Gente abbastanza onesta che cerca di guadagnarsi da vivere.
Edwards: Fanno i tassisti.
Agente K: Non tanti quanto diresti. Quasi tutti gli umani non ne hanno idea e non vogliono, né è necessario che lo sappiano; sono felici, convinti di stare al sicuro.
Edwards: Perché tanti misteri? La gente è matura, lo accetterebbe…
Agente K: Una persona è matura. La gente è un animale ottuso pauroso e pericoloso, lo sai anche tu. 1500 anni fa tutti sapevano che la terra era il centro dell’universo, 500 anni fa tutti sapevano che la terra era piatta, e 15 minuti fa tu sapevi che la gente era sola su questo pianeta… immagina cosa saprai domani…

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Come saggiamente diceva l’agente K., le notizie vere stanno nei giornali più improbabili, come inequivocabilmente dimostra l’articolo di prima pagina.

sono al cinema

È uscito al cinema il film che mi vide protagonista quest’estate a Londra:

Festival a Hyde Park, 26 giugno scorso: prima Johnny Marr, sfiorato, poi i Kaiser Chiefs, sempre irresistibili per il movimento delle mie retroparti, a seguire Paul Weller, prima volta per me con soddisfazione e, infine, gli Who, in un concerto che è stato a dir poco grandioso. E non potevo nemmeno cantare nel mio inglese di Orzinuovi, essendo circondato da inglesi, ma l’ho fatto lo stesso.
Anche nel trailer mi si vede di continuo, che bellezza. Per esempio, eccomi:

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You better bet your life / or love will cut you like a knife.

30 trips around the sun

I Grateful Dead sono sempre stati una band da trecento concerti l’anno, e questo per almeno trent’anni, fino alla disgraziata morte di Garcia. Ricordo quel giorno, agosto del 1995, mi dispiacque parecchio come mi dispiace ora.
Pur non essendo un fan sfegatato, osservo con curiosità un bauletto di dischi dei Dead fresco fresco di stampa.

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È quasi un’urna e contiene ottanta cd per trenta concerti inediti, 73 ore di musica live, fin da uno dei primi del 1965 all’ultimo del luglio 1995. Ne esiste anche una versione su penna usb.
A prescindere, oggi per me è una giornata da Grateful Dead, una di quelle in cui ho un po’ di nostalgia mista a una strana calma indifferente alle sciocchezze, un po’ hippy, e passerei ore a sentire musica ottimista (e di certo non a lavorare).
Per esempio, appunto, il terzo volume di questa raccolta, un concerto del 1969 al Greek Theatre di Berkeley: il posto giusto per quel momento. E oggi per me.

i sette giganti congelati

C’erano una volta sette giganti samoiedi che marciavano tra le steppe della Siberia per distruggere i loro nemici, il popolo dei Mansi.
Il gigante sciamano però, alla vista delle montagne sacre dei Mansi, si spaventò e lasciò cadere il tamburo di guerra. Fu allora che i giganti si congelarono e rimasero lì dove li si può vedere ancora oggi.

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I Man’pupunёr (Мань-Пупу-нёр) sono sette monoliti alti tra i trenta e i quarantadue metri e si trovano nella regione di Troncko-Pečorskij rajon, in Russia. Molto famosi in Russia, sono pressoché sconosciuti all’estero.