Qui noi si è abituati a rispettare la libertà altrui.
Di conseguenza, siamo molto gelosi della nostra.
Qui noi si è abituati a rispettare la libertà altrui.
Di conseguenza, siamo molto gelosi della nostra.
(grazie a mr. A)
Il signore qui sopra, Wattyl, è a dir poco un batterista formidabile, a cliccare sull’immagine si vede qualche numero notevole. I secchi sono un valore aggiunto inestimabile, come i giocolismi e la fantasia. Qui il suo canale.
McNamara: Ecco il conto di quanto mi devi. Totale: 41.020 marchi o 10.225 dollari. Otto: Come? Sono un capitalista da appena tre ore e ho già un debito di 10.000 dollari? McNamara: È il segreto del nostro benessere! Tutti hanno debiti con tutti!
Nel 1961 Billy Wilder girò la commedia Uno, due, tre! (One, Two, Three) in cui James Cagney, dirigente della Coca Cola a Berlino ovest (McNamara), ha a che fare con una giovane americana, la figlia del suo capo, che ha sposato all’improvviso uno studente comunista (Otto). Il film ha un ritmo vertiginoso, a dir poco, Cagney sostiene tutto da solo con maestria assoluta e la sceneggiatura prende in giro sia i luoghi comuni sul capitalismo che quelli sul comunismo (i tre delegati sopra tutto).
Girato a Berlino da Wilder, nel bel mezzo delle riprese davanti alla Porta di Brandeburgo la troupe incappò – il 13 agosto del 1961 – nella costruzione del muro: fu così che gli esterni restanti furono girati a Monaco in teatro di posa e il resto del film altrove (si vede qualche credibile scena della costruzione del muro nel Ponte delle spie, di Spielberg). Il film si trasformò prontamente da farsa in tragedia, poiché – com’è ovvio – pochi allora avevano voglia di ridere del tema, «d’improvviso tutto ciò che doveva essere divertente ed esilarante, una brillante satira sul conflitto Est-Ovest, appariva come un ghigno cinico».
In breve, fu stroncato dalla critica e dal pubblico.
Solo molti anni dopo il film divenne un classico, come è considerato oggi, e fu rivalutato grazie alla distanza dai tragici eventi di allora. Consiglio uno sguardo al film se manca (se, invece, voleste sentirlo basta scaricare il podcast qui), io – nel dubbio – colgo la palla al balzo e vado a Berlino qualche giorno. Salùt.
Sapevamo tutti che prima o poi avrebbe cominciato a succedere: coloro che avrebbero dovuto morire prima di diventare vecchi sono davvero diventati vecchi, con quello che ne consegue. Ieri se ne è andato Paul Kantner, chitarrista di una delle mie band preferite. Il modo con cui mi piace ricordarlo è, ovviamente, mettere su Surrealistic pillow a gran volume, ripensando anche ai momenti indimenticabili di Fear and loathing in Las Vegas, come questi.
O NYPL, come usano dire gli amanti degli acronimi, cioè tutti i nuovaiorchesi. Basterebbe citare il enuaipidìopenàpp! (NYPD open up!) con cui ogni poliziotto nuovaiorchiano trova un colpevole nelle serie. Comunque, la NYPL, la biblioteca pubblica di New York, che iddio la protegga, scansiona e pubblica un sacco di foto, mettendole a disposizione.
Foto e stampe di New York, certo, d’altronde ha senso così. Offrendo anche opzioni interessanti di download per dimensioni e formato e descrizioni dettagliate strada per strada. Il tutto sta qui. Al momento siamo a 672 mila end caunting, come dicono.
Avendo già visitato Buchenwald e Dachau, avendo già visitato la risiera di San Sabba, avendo letto Primo Levi, Pahor, Schneider, Jonas, Debenedetti, Liblau, Goldensohn, Steinbacher, Venezia, Wiesenthal, Höss, Goldhagen, Hillesum, Pilecki, Frank, Wiesel negli ultimi anni, avendo fatto tutto questo ero indeciso se andare a visitare Auschwitz o meno. Pensavo di averne tutto sommato un’idea, di sapere molto e che non avrei visto nulla che – più o meno – non sapevo già.
Poi ci sono andato comunque, quest’estate. E pensavo di essere pronto.
Prima ad Auschwitz e poi a Birkenau (Auschwitz II).
E lì ho visto il pasto di un intero giorno (il cubo in alto a sinistra lo chiamavano formaggio ed era per lo più segatura).
Ho visto i volti delle persone.
Ho visto gli appunti di Mengele.
Ho visto l’incommensurabile (sono scarpe, e sono le scarpe dei soli ultimi due mesi di deportazione).
Ho visto il patibolo sul quale fu impiccato Höss, a fianco della sua villa sontuosa.
Ho visto la crudeltà.
Ho visto l’abominio.
E ho capito che non sapevo ancora niente.
Andateci, vi prego, e portateci più persone che potete. Portateci i ragazzi. Lo so, farà male, malissimo, avrete incubi e pensieri orrendi ma è proprio questo che va fatto, a quello serve. Non pensate di sapere già, non è vero.
Troverete però persone come voi lì per lo stesso motivo, troverete guide nobili e coraggiose, troverete vita dove un tempo c’era solo morte.
Andateci, non sarete più gli stessi. Sarete migliori, come spero di esserlo io.
In partenza per Breslavia, molto curioso.
Termperatura al suolo alle sette di stamane: -19°. Ci sarà da ridere. Città imperdibile, sarà teatro di appuntamenti a raffica nei prossimi due anni: capitale europea della cultura e capitale mondiale del libro 2016. Nel 2017 sarà sede dei Giochi mondiali che, per chi non lo sapesse, sono le olimpiadi con tutti gli sport esclusi dalle olimpiadi. La sapida lista delle attività sportive qui.
Come non andarci?
Pubblico Ministero: “E dopo? Dopo quella sera cosa accadde?”
Oreste: “Beh, adesso nun me ricordo troppo bbene, ma furono giornate indimenticabbili!”
Indimenticabili sono, per le mie preferenze, almeno due film di Ettore Scola: Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) e Il viaggio di Capitan Fracassa (lo so, bisognerebbe aggiungere almeno C’eravamo tanto amati e Una giornata particolare, almeno almeno, ma io parlo per me).
Madammes e messier, padroni e servanti, è arrivato tra voi il teatro viaggiante! Noi siamo diretti a Parigi, ma abbiamo interrotto il viaggio per farvi l’onore di farci ammirare anche in questo schifoso villaggio. Potrete gustare le meglio invenzioni, arguzie, cofecchie, grandissimi inguacchi! Scene d’amore, toste emozioni, duelli, morte e cento altri cacchi! Potrete ridere a crepapelle oppure chiagnere a catinelle. E se pure non tenete denari, anche in natura potete pagare! Basta un salame, la mezza pannocchia, noci, pagane, ‘na bella ricotta! (Pulcinella)
Tanto la Vitti nel primo (Adelaide Ciafrocchi) quanto la Muti nel secondo (Serafine) sono meravigliose, la scena di Gelosia su monte Testaccio con Giannini e Mastroianni è da antologia, per tutto questo io non posso che ringraziare, sentitamente, Ettore Scola.