Oggi, in particolare.
Senza troppe questioni di genere.
(Grazie a ms. T.).
Oggi, in particolare.
Senza troppe questioni di genere.
(Grazie a ms. T.).
I ragazzi della Fabbrica del vapore hanno – giustamente e meritevolmente – dedicato un mural a Khaled al-Asaad, l’archeologo siriano giustiziato dai miliziani dell’Is lo scorso agosto per essersi rifiutato di consegnare i reperti di Palmira. Un esempio per tutti.
Al momento si rischedula, cioè si rimanda, perché annullare non va bene. Ma poi?
Tornerà o resterà l’udito di Johnson? Ma non sarebbe superrock perderlo sul palco proprio in uno dei concerti europei, per esempio Lisbona a maggio?
Attenendosi alle indicazioni ricevute, likely with a guest vocalist, suggerisco sostituzione temporanea con fototopa di pelle vestita, nemmeno necessario che canti. Pubblico in visibilio comunque, garantito, e tùr non compromesso.
Un imprenditore qatariano (qatariese?) si imbarca in una costosa operazione di doppionismo commerciale che la signora italiana che si occupa della merce così descrive: «Un’avventura rinascimentale, grandiosa: ecco cosa. Che è nata sinceramente dal grande amore per la cultura italiana di questo imprenditore che si è fatto da solo, costruendo e investendo».
Eccola, l’avventura rinascimentale (?), che sarebbe un centro commerciale a Doha:
Il riferimento è Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, evidentemente, e mi sfugge ancora il rinascimentale (magari manca un neo-). Ecco però la bella panoramica del posto frutto dell’amore per la cultura italiana:
L’avventura dei doppi è entusiasmante, dalle torri Eiffel alle statue della Libertà fino alle piramidi egizie passando per il faro di Alessandria, specie se la destinazione d’uso varia senza criterio e lo stile adattato ma non troppo. Ce ne saranno altre.
Infine, nella galleria di Milano resta l’obbligo delle insegne di color oro su sfondo nero, a Doha non credo.
È come avere il gommone attaccato allo yacht. Per dire.
Questo tipo di 126 faceva da zero a cento in 39 secondi, mica paglia. Dopodiché presumibilmente prendeva fuoco perchè la velocità massima era 106 km/h, secondo la casa madre. Io, che come prima macchina ho guidato una 126, i cento all’ora non li ho mai visti. Per questo, credo, sono ancora vivo.
Per il tè senza ghiaccio.
Vinyvia è una serie bellissima, che altro dire?