E ieri sera è stato Amleto.
Ma non a teatro: al cinema a vedere un teatro.
La sontuosa messa in scena di Lyndsey Turner per il National Theatre Live va in scena a Londra da due anni ed è il più grande successo di pubblico mai visto nella storia teatrale della città. Il che, voglio dire, significa parecchio in una città che ha più teatri che cinema.
Se è pur vero che la stella indiscussa è Cumberbatch, il miglior attore della sua (mia) generazione – stavolta lo perdono per essersi distratto e non aver fatto Sherlock – tutta la compagnia è di ottimo livello, in particolare le attrici che impersonano Ofelia e la Regina, a parer mio. Ma ciò che mi ha colpito è la scenografia e la messa in scena.
Non è che a Londra abbiano dei teatri diversi dai nostri: assi, pareti mobili, un palcoscenico e attrezzi. Eppure Lyndsey Turner ha messo in scena, sullo stesso palco, sale da pranzo, campi di battaglia, terreni da duello, prigioni e campi aperti, modificando il tutto sotto i miei occhi semplicemente spegnendo una luce e illuminando altrove piuttosto che enfatizzando il cambiamento incoraggiandolo. Cose che io nei nostri teatri non avevo mai visto a questo livello.
Tutto ciò va in scena da alcuni mesi a Londra e ieri sera è andato in diretta live broadcast dal teatro del Barbican, trasmesso nei cinema europei e del mondo, ovviamente in lingua originale con i sottotitoli. La regia della trasmissione è stata di tipo televisivo, più che teatrale, mantenendo però un approccio visivo da spettatore in sala, cosa che avvicina il cinema al teatro.
Il che dimostra che spettacoli di questo tipo sono diffondibili anche per vie non tradizionali e devo dire che il cinema è un ottimo modo, insomma esperimento riuscitissimo per le mie modeste esigenze di spettatore appassionato.
È stato davvero intenso ed emozionante.