C’è una ragione per cui io e mezzo pianeta impazziamo per Amy Adams:
Sì, è che canta molto bene. Pure.
(E poi è nata a Vicenza).
C’è una ragione per cui io e mezzo pianeta impazziamo per Amy Adams:
Sì, è che canta molto bene. Pure.
(E poi è nata a Vicenza).
Sei puntate, quindi nessun rischio di sfrangersi, un continuo passare tra l’oggi, il 2016, ovvero la progettazione della missione, e il 2033, la realizzazione del viaggio e – soprattutto – la garanzia del National Geographic: è Mars, la miniserie di NG sulla colonizzazione di, appunto, Marte.
Più che una serie di fantascienza, è un ragionamento complessivo, alla maniera di NG, su Marte, su ciò che potrebbe rappresentare per il genere umano e su ciò che potrebbe, concretamente, comportare una missione su di esso. Perché la polvere è tanta e copre i pannelli solari, maledizione. Uno non ci pensa e poi su scoppiano i casini. Guardando la serie poi magari uno, io, scopre che l’Antartide è molto più simile a Marte che a, non so, Gallarate.
Consiglio, va via veloce e lascia qualcosa.
Qui il buffo sito fatto alla maniera di.
Obama è andato a vivere la sua vita privata (si può dire? Io speravo di più, lo confesso. Anche se ora mi manca, ovvio, visto quello che ci aspetta). Il Washington post magazine lo saluta con una bella copertina.
La silhouette fa sempre la sua figura, rende una copertina o un’immagine significativa già di suo, senza ulteriori elementi. Una delle più riuscite che mi viene in mente in tempi recenti, è senz’altro questa di Fidel, probabilmente in uno dei suoi discorsi-fiume.
Barbudo y cappellato.
L’arte della silhouette una volta prevedeva gran manualità e della carta velina sottilissima, bianca e nera, per dei giochi poi difficilmente uguagliati. Le silhouettes sono talmente belle che sono belle anche quelle dei pesci, pure disegnati.
Viv la siluétt.
Uno studio di creativi svedesidi ha fatto questa cosa ipnotica, allineando orologi.
Pare si muovano, quasi. Questa cosa degli orologi, poi, l’hanno rifatta parecchie volte, il che non toglie nulla all’ipnotismo.
Capisco benissimo lo sconcerto e, quindi, la protesta contro Trump. Capisco quindi altrettanto bene che molti niuiorchesi si siano ritrovati sotto la Trump Tower sulla Quinta strada per manifestare il proprio dissenso, con folta presenza di attori e cantanti.
Quello che non capisco è la posa sacerdotale.
De Niro, Moore, Baldwin e un signore che non conosco.
Oi oi. Ma dobbiamo proprio dargli la valigetta con il pulsantone della morte?
Certo che dopo Bush (1 e 2), siamo preparati. Però.
Decisamente la cantonata politica più grossa che io abbia mai preso.
Una delle copertine più belle del 2016 è quella di Zeit, nell’anniversario della strage al Bataclan.
Anche quella in chiusura del 2016, di riepilogo, è piuttosto riuscita.
Mica tanta allegria, di ‘sti tempi.
Martin Parr è un fotografo della Magnum ed è, io trovo, strepitoso.
Finalmente un fotografo che fa esattamente le foto che vorrei fare io.
Non per caso, ha appena vinto il premio «Outstanding Contribution to Photography» ai Sony World Photography Awards, per il suo sguardo originale con il quale documenta il modo di stare al mondo della razza umana. Le quattro foto che seguono sono bellissime, scattate facendo un meraviglioso, utile e proficuo passo indietro.
Quella dei grupponi al Partenone mi fa impazzire, non so cosa darei per vedere un uomo del futuro, diciamo tra mille anni, cercare di comprenderla.
Siamo tutti un po’ sconcertati.
Speròmm.