Pari, quasi, al perlinato e alle camicie a maniche corte.
[Non avevo, ovviamente, pensato ai ransomware, tutto preso com’ero dalla bellezza degli oggetti nell’immagine, ma la realtà si è premurata di ricordarcelo: aggiornate ‘sti accidenti di compiuter, perdio].
Mese: Maggio 2017
la stabilità e la gente invidiosa
La versione di A modest proposal di Swift di Gene Gnocchi:
Come ampiamente previsto dai sondaggi di Ilvo Diamanti e Nicola Piepoli che lo davano vincente in quasi tutte le regioni, Hannibal Lecter ha vinto le elezioni politiche: “È la vittoria del buon senso, la vittoria di un programma per il Paese semplice, ma serio e rigoroso,” ha detto al telegiornale il portavoce di Hannibal Lecter, il novantenne Francesco Pionati il quale ha anche trovato la forza di scorporare i dati e raffrontarli con le europee dell’anno scorso e con le amministrative di dieci giorni fa. Dove Pionati trovi tutta questa forza, Dio solo lo sa. Comunque Hannibal Lecter, senza televisioni ma con l’ausilio della rete e battendo capillarmente il territorio in pullman, ha ottenuto quasi il novanta per cento dei voti convincendo anche la mafia, la ’ndrangheta e la camorra ad appoggiarlo oltre ai ceti medi, ai poteri forti e al mondo dell’imprenditoria, piccole e medie imprese, compreso il tessile. La cosa è ancor più strabiliante se teniamo presente che il pullman che batteva a tappeto l’Italia non aveva l’aria condizionata cosicché quasi tutto il viaggio è stato fatto coi finestrini a mezzo.
Hannibal Lecter ha vinto perché ha saputo parlare al Paese in modo chiaro facendo un’unica proposta che ha convinto l’elettorato. Hannibal ha proposto di legalizzare il cannibalismo ma solo nei confronti dei pensionati, ottenendo un effetto immediato sulla crisi e sul debito pubblico.
“Poter mangiare i pensionati,” ha detto Hannibal Lecter nel confronto a SkyTg24 con Angelino Alfano, “ha il duplice effetto di calmierare i consumi e di azzerare la voragine del deficit di bilancio causata dai redditi delle pensioni.”
“Siamo tutti con te Hannibal” le città sono tappezzate di striscioni, si sente un’aria nuova nel Paese, più concordia. E passi, per carità, il fatto che sia entrato in politica per sfuggire ai suoi guai giudiziari, è solo un dettaglio, un giuridico piccolo dettaglio che non diminuisce di un’unghia la portata di questa vittoria.
Hannibal è imputato in un processo che lo vede alla sbarra per aver mangiato due vigili urbani di Cremona al cartoccio. È stato catturato perché ha mangiato i vigili con anche il fischietto e quando è andato in bagno, la prima volta che è andato in bagno, ha fermato il traffico nel giro di dieci chilometri e si è risaliti a lui. Gli serve l’immunità prevista per le quattro grandi cariche dello Stato, cioè presidente della repubblica, capo del governo, ministri e tronista in carica di Uomini e donne perché è pendente il giudizio in cassazione.
In primo grado Hannibal Lecter era stato condannato a vent’anni, ma dieci anni gli erano stati tolti per le attenuanti generiche, e cioè che Hannibal Lecter aveva mangiato i vigili spinto dalla fame. Altri dieci anni glieli avevano tolti perché la difesa aveva eccepito un vizio procedurale, e cioè che i vigili dopo essere stati mangiati non avevano stilato regolare rapporto. Per di più era intervenuto l’indulto e a Hannibal Lecter sono stati regalati altri otto anni e mezzo di sconto pena. Insomma alla fine dei gradi di giudizio non solo non era andato in prigione ma gli rimanevano otto anni e mezzo di bonus per un reato successivo. In questi casi il giudice ti firma un voucher che tu utilizzi quando vuoi compiere un reato. Purtroppo Hannibal Lecter, in occasione dei campionati italiani di sumo, si è fatto ingolosire da un lottatore abruzzese e lo ha fatto alla piastra azzerando il bonus con altri undici anni di pena da scontare. Aspettiamo con fiducia questa immunità parlamentare che gli consenta di governare perché il Paese ha bisogno di stabilità, per Dio! Dimenticavo: il dieci per cento che non ha votato Hannibal Lecter è perché è gente invidiosa.
Da L’invenzione del balcone, 2011.
mai un po’ più a sinistra
L’editoriale di Giovanni De Mauro su Internazionale di questa settimana, come sempre preciso e illuminante:
Il giornalista Alessandro Robecchi l’ha definito un meccanismo perfetto, tipo tagliola: le politiche dei Macron producono le Le Pen, e poi bisogna votare Macron per fermare Le Pen.
Il lento e progressivo spostamento a destra di tutto il baricentro politico ha prodotto lo strano fenomeno per cui sono considerati “pericolosi estremisti di sinistra” leader che un tempo avrebbero militato in uno dei tanti partiti della sinistra storica e tradizionale. Sono chiamati estremisti, populisti, radicali, ideologici (usato nel senso di faziosi, come se le ideologie fossero una parolaccia, e non invece “un complesso di idee e princìpi propri di un’epoca, di un gruppo, di una classe sociale”). Il restringimento dello spazio politico si fa sentire anche al centro e a destra, dove soggetti molto diversi si ritrovano schiacciati all’interno di categorie (centrodestra, centrosinistra) affollate come un autobus all’ora di punta. È una delle ragioni per cui tutti dovrebbero rallegrarsi per la presenza di leader o partiti, come in Francia Jean-Luc Mélenchon e i movimenti alla sua sinistra, che occupando in modo convinto una posizione nettamente distinta da quella degli altri contribuiscono a mantenere vivo il sistema democratico impedendone il collasso. Non sono partiti perfetti, dicono alcuni. È vero. E infatti da tempo ci si è abituati a fare i conti con opzioni molto meno che perfette, a votare per “il male minore”. Solo che, per motivi misteriosi, questo male minore è sempre un po’ più a destra, mai un po’ più a sinistra. Turandosi il naso, si è pronti spesso a votare per partiti moderati, di centro o conservatori, ma solo raramente per quelli di sinistra che, magari confusamente e con errori, partono da una critica severa del nostro sistema economico e sociale, per cercare di cambiarlo.
laccanzone del giorno: Courtney Barnett, ‘Elevator Operator’
Courtney Barnett è una cantautrice australiana ed è, parer mio, davvero brava.
Due anni fa ha pubblicato il suo primo e attualmente unico disco, Sometimes I Sit and Think, and Sometimes I Just Sit (brava anche per il titolo!), da cui sono stati tratti parecchi singoli, alcuni dei quali eccellenti.
Uno di questi è Elevator Operator:
Altri sono, per esempio, Avant Gardener, Pedestrian at Best, Dead fox.
In alcuni passaggi mi ricorda la migliore Liz Phair, in altri – non credo di esagerare, sul serio – Dylan. Poi ha cose sue, peculiarità, che sono proprio interessanti.
Gran disco, complessivamente.
caro Nicola, grazie per la domanda
L’esperto risponde su una rivista di informatica da edicola:
Io, invece, vorrei trovare un modo di muovermi a una certa velocità, in un mezzo che mi ripari dall’aria e dalla pioggia, magari con delle ruote e che possa portare anche altre persone oltre a me. E cui possa appendere un Arbre magìc.
[Brutto, brutto me che prendo in giro le persone].
mais
Solo Mélenchon non l’aveva capito. L’onda dei giovani, Obama, Renzi prosegue. Vediamo, il programma non è, onestamente, un granché.
tempora mores e tante balle
Tocca gioire per questo, pensa te.
Uno con cui, probabilmente, non andrei in vacanza per tre settimane in tenda fianco-a-fianco. Ma siccome la fascista non ha vinto, tocca esser contenti. Tempi duretti.
notizie sullo stato dell’informazione nell’età della pietra
L’odierna umanità si fa dell’epoca in cui io sono vissuto un quadro sbagliato quanto singolare. Si è convinti che l’età della pietra sia stata un’epoca primitiva, e si dimentica che sono state fatte allora quelle invenzioni e quelle fondamentali scoperte accettate oggi come ovvie. Sì, i disegni sulle pareti delle nostre caverne sono stati in grado di suscitare qualche interesse, ma alla nostra più eminente istituzione culturale, il giornalismo, non s’è fatto finora alcun caso.
Nella mia qualità di redattore, per centinaia d’anni, dell’«Osservatore Liassico» – spesso confuso col «Nuovo Giornale Triassico», organo di bandiera dei conservatori – vorrei rettificare in brevi tratti gli equivoci più grossolani, e gettare un po’ di luce sull’ignoranza buia che avvolge la nostra epoca.
Il giornale è una delle prime invenzioni dell’umanità, ed è giusta l’opinione di chi considera il giornale la seconda di tutte le invenzioni. Risultò necessaria nel momento in cui l’uomo constatò d’avere la dote dell’inventore, scoperta resa possibile, naturalmente, solo dopo la prima invenzione: quella di procedere eretto sul terreno pianeggiante usando i piedi, anziché arrampicandosi in giro sugli alberi. All’inventore fu istantaneamente chiaro che tutte le invenzioni derivanti da questa facoltà sarebbero potute diventare patrimonio fondamentale per tutta l’umanità solo se fosse stato anche possibile portarle a conoscenza di tutti mediante i giornali.
I primi giornali apparvero ancora scalfiti su corteccia d’albero, ma già nel periodo permiano si adottò l’incisione su pietra. L’apparire, allora, dei sauri giganti rese indispensabile l’impiego di questo materiale più solido, come del resto proprio allora e per la stessa ragione cominciammo a lasciare gli alberi e ad abitare nelle caverne. Da quel momento in poi la pietra rimase il materiale preferito; da noi nel liassico, agli inizi, fu naturalmente la pietra calcarea, solo più tardi, quando spuntarono le Alpi, utilizzammo in prevalenza il granito: anch’io, durante l’ultimo quarto della mia carriera giornalistica, ho potuto far uso di questa roccia ideale. Continua a leggere
le cose che poi non ci sono più
Colin O’Brien ha fotografato Londra dal 1948, fin da quando aveva otto anni.
Se dovessi sintetizzare l’idea che sta dietro alle fotografie di O’Brien – una, almeno, oltre a dire che mi piacciono molto – direi che correva a fotografare le cose che di lì a poco sarebbero scomparse. Per esempio:
Intuito e lungimiranza, ecco cosa ci vuole. E uno sguardo laterale alle cose, come questo – meraviglioso – qui sotto, che ha davvero in sé il senso della fine e della festa, insieme, in senso strettamente anglosassone.
E poi, l’ultima corsa del 38:
O l’ultimo tram londinese:
E poi, come accade, a non esserci più è stato lui, Colin O’Brien, che è mancato lo scorso agosto. Le sue foto di cose che scompaiono, però, ci sono ancora tutte.
E c’è anche lui.
la combinazione fatale delle lettere
Hillary Clinton, intervistata dalla CNN durante un incontro organizzato dalla Ong Women for Women International a New York, sostiene di aver avuto la vittoria alle presidenziali in pugno
«almeno fino a quando non si sono combinate assieme la lettera di James Coley, il direttore dell’Fbi, e i documenti di WikiLeaks Russia che hanno instillato dubbi tra le persone che pensavano di votarmi e che si sono spaventate».
Non ha ancora capito, vabbuò: amici come prima, d’altronde di fronte a certe batoste tendiamo un po’ tutti a raccontarcela lieve.
[No, non ce la faccio: cazzo, Hillary, no: sei proprio tu, è proprio colpa tua, non ti hanno votato proprio perché sei tu. Niente lettere o complotti. Uff, qualcuno deve pur dirtelo, mi spiace].