un dispiacere grande: Tompetti

E poi, ieri sera, se n’è andato anche Tom Petty, mantenendo fede fino in fondo alla sua dichiarazione musicale, gli Heartbreakers.

Era un amico, per me e i miei amici, Tom Petty: perché ogni tot arrivava il momento del suo disco, quello in cui era lui il solo, ascoltarlo era proprio imperativo. Magari se ne stava in disparte per un po’, magari un bel po’, poi però arrivava il momento e non tradiva mai: ma io devo sentirlo sempre, mi dicevo, perché Tompetti è proprio ma proprio bravo. The Wild One, Forever, American Girl, Listen to Her Heart, I Need to Know, Stop Draggin’ My Heart Around, Don’t Come Around Here No More, Free Fallin’, I Won’t Back Down, Too Much Ain’t Enough, Runnin’ Down a Dream, Into the Great Wide Open, Mary Jane’s Last Dance e chissà quante altre non mi ricordo ora. E i Mudcrutch? E Dreaming to fly? E Jammin’ me? Tantissime…
Grazie Tompetti, grazie. Mi piace ricordarlo con il cappellone da cappellaio matto, anche se lui non amava quel video perché – diceva – distraeva dalla musica, mi piace ricordarlo quando faceva il becchino che sottrae il cadavere di Mary Jane, mi piace ricordarlo in piedi sull’ala dell’aereo, mi piace ricordarlo sul palco che si vedeva che si divertiva e gli piaceva.
Grazie Tompetti, oggi bisognerebbe mollare tutto, prendere l’auto con gli amici e andare in giro a caso tutto il giorno, sentendo le tue canzoni, Tompetti.
Lo faremo, promesso, Tompetti: te lo dobbiamo. Grazie.

laccanzone del giorno: Hoodoo Gurus, ‘Bittersweet’

Gli Hoodoo Gurus sono, probabilmente, la band più sottovalutata del mondo.
Out That Door, What’s My Scene, I Want You Back, Come anytime, My girl, Death Defying sono solo alcuni tra i singoli estratti dal loro ricco cilindro che tanta gioia dà a una fettina di mondo. E, ovviamente, la bellissima Bittersweet dal grande riff, eccola:

Sì, è l’incisione originale, suona così così (qui meglio) ma averne, perdio. Perché chi, come me, è stato adolescente nel bel mezzo della new wave poi come minimo si commuove a certi ritmi…
Mi accorgo ora che, ultimamente, questa rubrichina staziona spesso in Australia (Cloher, Barnett, Jet e, appunto, Hoodoo Gurus) ma se sono bravi loro l’unica è dedicarcisi. I primi quattro dischi dei Gurus, Stoneage Romeos (1984), Mars needs Guitars (1985), Blow Your Cool! (1987) e Magnum cum louder (1989), sono pura manna musicale che casca dal cielo.

Dal 2003 gli Hoodoo sono tornati, con lo spirito di sempre.