Pare che nel mondo ci sia un traffico davvero consistente delle edizioni a stampa della lettera con cui Cristoforo Colombo annunciò a Ferdinando e Isabella la scoperta del Nuovo Mondo. La lettera, De Insulis nuper in mari Indico repertis, su commissione dello stesso Colombo, fu stampata in sedici esemplari nel 1493 a Basilea per la prima volta e, poi, ristampata con una certa frequenza nei secoli successivi.
Copie della lettera sono possedute dalle maggiori biblioteche del mondo: la biblioteca del Congresso ne ha alcune edizioni diverse, per esempio, come la Biblioteca nazionale di Roma e la Biblioteca Riccardiana di Firenze, per stare in Italia. Solo che alcuni anni fa qualcuno si è reso conto che le copie italiane erano dei falsi, sostituite da qualche malvagio a scopo di lucro: quella di Firenze fu recuperata negli Stati Uniti nel 2016 e restituita. Stessa sorte per la copia della biblioteca de Catalunya di Barcellona, rubata nel 2005 e riportata al legittimo proprietario qualche giorno fa. Gran mercimonio delle lettere, come dicevo.
Repubblica, nel frattempo, riporta la notizia a modo proprio, infarcendola di refusi e di inesattezze.
Sulla strada per Lebanon, Ohio (pronunzia: O-aio), c’è una parrocchiona di quelle in cui la gente va in estasi, canta tutta insieme, entra in grandi vasche da adulti per battesimi collettivi, canta forse il gospel, accoglie predicatori televisivi che arrivano con grandi cadillac. Cose così.
La parrocchiona si chiama Solid Rock Church, non allude alla canzone dei Dire Straits, è una chiesa «multiculturale e multigenerazionale» e il claim è: «Love greater. Do greater. Be greater». Come resistere?
Bene: la parrocchia oltre a un enorme parcheggio, indispensabile, ha anche una piscinona, bella grande. Per farne buon uso il pastore ha ben pensato di farvi costruire all’interno una statuona di Gesù che emerge dalle acque e si rivolge al padre, opportunamente rivolta alla strada, così da folgorare i fedeli sulla strada per Sinsinnàdi.
Molto bella.
La statuona è risultata molto gradita ai devoti della parrocchia e ai pellegrini di passaggio dall’Interstate 75: gli uni perché hanno visto ben investiti i soldi guadagnati con i biscotti porta-a-porta, gli altri perché il bello del vagolare per gli Stati Uniti è incappare proprio in questo genere di cose. Enormi panini rotanti, aerei-ristorante, Stonehenge fatte di auto conficcate nel terreno, Gesuoni giganti.
Forse – e dico forse perché potrebbe essere un mio malpensiero – il Gesuone non è proprio piaciuto a tuttitutti: nel 2010 infatti un fulmine proveniente dalle altezze celesti lo ha centrato in pieno, mandandolo a fuoco e distruggendolo del tutto. Ora, se succede una cosa del genere le scelte, di solito, sono due: o si pensa che ci sia un qualche tipo di messaggio e se ne traggono delle decisioni di conseguenza, come avrei fatto io, oppure si sceglie la seconda opzione. Ecco, alla Solid Rock Church hanno scelto la seconda: se ne sono impippati allegramente.
E al posto della statuona (che, per inciso, si chiamava «King of Kings») hanno costruito una seconda statuona, la «Lux Mundi», nel suo splendore:
Meno enfatica, forse, ma non meno imponente.
Da allora la statua è in piedi, non è ancora stata distrutta. Chissà. Là dove però Iddio non ha ancora agito, o i suoi modi sono comunque imperscrutabili, ci ha pensato Gugol, l’unica divinità davvero in attività attualmente: in Street view gli ha cancellato la faccia, ovviamente per la privacy.
Ovvio, ha tutto senso, andiamo avanti così a tutta birra.
Fiducie incassate, il nuovo governo è ufficialmente in carica.
Serve dunque fare un minimo di cronaca, per mandare agli atti della memoria, mia per primo. Del giorno della fiducia al Senato, l’elemento più significativo è stato senz’altro il discorso di Liliana Segre, la quale ha ricordato di aver provato sulla propria pelle «le condizioni di clandestina e richiedente asilo» e «il carcere e la condizione operaia»:
Naturalmente quei ritardati che ora governano non terranno in conto le sue parole, le dichiarazioni di questi giorni lo dimostrano, e faranno malissimo, mal gliene incolga.
Un po’ di cronaca, ora, come promesso. Le tre ministre del governo, alla Camera, mostrano grande partecipazione ai lavori e, soprattutto, completa devozione al telefono.
La ministra per gli Affari regionali Erika Stefani, la ministra della Difesa Elisabetta Trenta e la ministra per il Sud Barbara Lezzi alla Camera, Roma, 6 giugno 2018 (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
Sobrie, comunque, a differenza di Fraccaro che – per chi ancora ne fosse all’oscuro – è il neoministro titolare dei rapporti con il Parlamento. Di uscire a telefonare o di usare lo strumento nella maniera convenzionale non se ne parla.
Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro alla Camera, Roma, 6 giugno 2018 (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
Facciamo amicizia, piuttosto, con Bonafede, che è il signore a destra di Di Maio con le due dita in bocca e che è, insieme, ministro della Giustizia.
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il ministro del Lavoro Luigi Di Maio durante il dibattito alla Camera sul voto di fiducia, Roma, 6 giugno 2018 (ANSA/ETTORE FERRARI)
Il quale è lo stesso medesimo qui sotto, che non si capisce bene che faccia, se dorme o se ictuseggia.
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il ministro del Lavoro Luigi Di Maio alla Camera, Roma, 6 giugno 2018 (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
Ed è già il mio preferito, lo eleggo fin d’ora il mio bersaglio prediletto. Eccolo in arrivo.
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede arriva in Senato per la fiducia, Roma, 5 giugno 2018 (Vincenzo Livieri – LaPresse)
Chi sarà, poi, Tommaso, che manda le bustone al presidente?
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte alla Camera, Roma, 6 giugno 2018 (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
E la bella amicizia, forse non nuova, si manifesta nelle pause dell’intenso lavoro. Fontana pare trovarsi benissimo, siamo tutti contenti che gli scranni siano ben occupati.
Il ministro degli Interni Matteo Salvini con Vittorio Sgarbi e il ministro alla Famiglia Lorenzo Fontana alla Camera, Roma, 6 giugno 2018 (ANSA/ETTORE FERRARI)
Se ve lo siete chiesto come me lo sono chiesto io, Savona è quello al centro con quella faccia lì. Al Senato.
Il ministro per il Sud Barbara Lezzi, il ministro per gli Affari europei Paolo Savona e il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio in Senato, Roma, 5 giugno 2018 (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)
Anche al Senato le facce sono belle a vedersi, ricordo che quello a destra nella foto è del PD.
Il senatore di Forza Italia Adriano Galliani con Pier Ferdinando Casini in Senato, roma, 5 giugno 2018 (ANSA/ANGELO CARCONI)
Che strani effetti fa il tempo che passa: vien quasi nostalgia a ricordare quelli che un tempo erano nemici mortali e che, al confronto, oggi paiono statisti dall’enorme statura morale.
Umberto Bossi in Senato, Roma, 5 giugno 2018 (ANSA/GIUSEPPE LAMI)
Mica come le iene di oggi:
Il ministro dell’interno e vicepremier Matteo Salvini durante il dibattito in aula al senato sul voto di fiducia, Roma, 05 giugno 2018. ANSA/ANGELO CARCONI
Infine, quello che il presidente Conte sta sfogliando è il regolamento del Senato, casomai non l’aveste mai visto come è capitato a me, finora:
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte consulta il regolamento del Senato durante il voto di fiducia, Roma, 5 giugno 2018 (ANSA/GIUSEPPE LAMI)
E, infine, i pipponi del PD i quali, è bene dirlo ancora, sono causa del proprio male sé medesimi e tanti bei ceffoni aggratis.
Matteo Renzi dopo il voto di fiducia in Senato, Roma, 5 giugno 2018 (Fabio Cimaglia / LaPresse)
Vualà, cominciamo: sarà durissima ed estenuante, è bene saperlo fino da ora.
Coraggio.
Sei manifesti barnettiani più o meno sofisticati. Importanti perché qui, cioè io e mr. L., il 10 si va a sentirla nel Lussuriemburgo. Urrah. Vediamo il poster.
E perché farsi mancare una NAtkins? Infatti.
Sarà uno stillicidio, d’ora in poi. Ha cominciato il ministro della famiglia (per la? della? boh), che come sempre ha «un sacco di amici gay», poi ha proseguito quel demente al ministero degli Interni, che ha suscitato le ire della Tunisia, poi la neoministra alla salute ha ben pensato di far sapere il suo pensiero sui vaccini e così via. Sarà così, ogni giorno – se va bene – una, in libertà per vedere l’effetto che fa.
Va bene, preferirei di no ma tocca adeguarsi: agiamo di conseguenza.
Parte il nuovo governo e tocca risalire sulle barricate. Loro, però, non se ne sono mai andati, specie nella mia regione, quindi la lotta continua.
Scrivere sui muri è arte sopraffina e dovrebbero farlo solamente coloro che sanno ciò che scrivono: lo stencillista, in questo caso, lo sa benissimo e io gliene sono grato.
Fuori, da bravi.
facciamo 'sta cosa
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