Un po’ di manifesti musicalini, genere che qui si apprezza parecchio.
Vediamo un po’: oltre all’immancabile Barnett, tra l’altro in Italia a giugno, segnalo un interessante tùr che mesce i Cake con Ben Folds – la cosa era già riuscita qualche anno fa – e c’è da dire che i Cake saranno a Milano a ottobre (biglietti acquisiti, bene), i Calibro 35 che suonano sempre più spesso a Londra e a ragione, visto che sono i più vendibili di tutti tra gli italiani e che consiglio di andare a sentire tutte le volte possibile, e infine i Giuda, gruppo che ho scoperto da poco e che fanno un onestissimo e piacevole rock che mi piacerebbe sentire dal vivo, dove immagino renda di più. Ecco.
Pochi giorni fa vagolavo in macchina e a un certo punto la radio trasmette un pezzo vecchio vecchio di quando io avevo ancora tutta la scuola da fare.
E ohibò, trasalisco: guarda te a cosa somiglia in modo imbarazzante.
Esatto, Holy Mountain. Ahi ahi, Noel, e io che ne avevo fatto anche il disco del giorno… Che dire? L’ispirazione non si sa mai da che parte venga, è proprio vero. E ora una delusione: nel 2010 Plastic ha ammesso di non aver cantato nei suoi primi quattro dischi (quattro? chi l’avrebbe mai detto). Il suo produttore lo fece, lui ci mise la faccia. Ingannato, ci hanno ingannato (ingannòcci).
Molta gente, quest’anno, in manifestazione a Milano per il 25 aprile, come non se ne vedeva da un po’.
Molta gente anche la mattina, ai cimiteri, Monumentale, Musocco, per portare un fiore sulle tombe dei partigiani. Atto sacrosanto, che noi facciamo e invitiamo a fare da molto molto tempo.
C’è sempre più gente quando siamo (eh? diciamo) all’opposizione, durante i governi di centrosinistra il dissenso tende a canalizzarsi per altre vie. A ogni modo, in corteo appare persino uno sparuto gruppetto di cinquestellati, ai quali vanno senz’altro le nostre felicitazioni per essere venuti in manifestazione – c’è di peggio e si vede tutti i giorni – e un cordiale vaffanculo per l’attività di governo (sono stato io, gli altri sono stati gentili).
Ma la manifestazione è cambiata, siamo cambiati noi, tutti. Niente slogan, niente canti a parte un paio di Bella ciao, niente vento che soffia e scarpe rotte eppure, niente Bandiera rossa, niente cori, tutti presenti e concentrati ma non è più un corteo politico, compatto e con le proprie regole, è una manifestazione di individui. Accomunati, certo, dall’idea della libertà e della Resistenza ma non più riuniti dalla politica, dai partiti e dalle idee. Forse la spiegazione è che il 25 aprile è diventata, doverosamente, una festa istituzionale, una cosa diversa nella quale non c’è spazio per rivendicazioni politiche di attualità, può essere. Forse una parte della spiegazione è che c’è stato, ovviamente, un cambio generazionale. Così, almeno, si spiegherebbe l’assenza di canti della Resistenza e, piuttosto, le casse sui camion che sparano a tutto volume Erasure, Cindy Lauper, Abba, INXS. Nonostante sembri più un gay pride, la cosa non mi dispiace: è solo diverso da quanto visto finora.
Se ora sia meglio, io non lo so. Di sicuro, a un certo punto del corteo, ho avuto una certa sensazione di sconfitta.
Oggi è il mio, nostro natale laico. La festa più bella. E tra le feste belle, la più bella per me fu quella del 1994, pioggia e lotta contro Berlusconi e i fascisti al governo.
Come ora, se non che Berlusconi mi manca, quasi*. Buona festa a tutti coloro che domani manifesteranno, in qualsiasi maniera, che staranno insieme e che ricorderanno chi non c’è più e ha lottato per noi. Agli altri no. Buon 25 aprile a voi, amici.
* Non è vero, era per amor di battuta. Ma nemmeno per sogno, maledetto.
Notre Dame de Paris di Victor Hugo balza al trentaquattresimo posto dei libri più venduti da Amazon, il motivo è evidente. Bene, per carità, meglio di niente (anche se il secondo più venduto è Entra nel mondo di Luì e Sofì. Il fantalibro dei Me contro Te, il che qualche dubbio lo dà). Attendo a questo punto: un’invasione aliena perché si legga La guerra dei mondi, il controllo totalitario della società per 1984, la fine del mondo per La nube purpurea, il 16 giugno per l’Ulisse. E una bella intramuscolo di fantasia e astrazione per tutti.
“Tutti gli occhi si erano alzati verso il sommo della chiesa, ciò che vedevano era straordinario. In cima alla galleria più elevata, più in alto del rosone centrale, c’era una grande fiamma che montava tra i due campanili, con turbini di scintille, una grande fiamma disordinata e furiosa di cui il vento a tratti portava via un limbo nel fumo”. Victor Hugo, Notre Dame de Paris (1831)
Da sempre gli edifici, le chiese e i teatri, bruciano o vengono distrutti, i soldati di Napoleone non fecero di meno a Notre-Dame. Come capitò alla Fenice, al Petruzzelli, alla cappella della Sindone in tempi recenti. Aver salvato la struttura ed evitato il coinvolgimento di altri edifici è già stato moltissimo. Ora si tratta di ricostruire, forse al netto di Viollet-le-Duc e, quindi, più vicino all’originale. Ciò non toglie nulla, purtroppo, al dolore e all’impressione di quanto abbiamo visto ieri e stanotte.
Paolo Savona, l’economista ultraottantenne per cui Salvini e Di Maio erano pronti a far fallire il primo tentativo del governo Conte, poi nominato Ministro per gli Affari Europei e poi dimessosi l’8 marzo scorso per andare a fare il presidente della CONSOB, ha ben pensato di lasciare la carica con eleganza.
Due conti in tasca: su Amazon il libro costa 10,20 euro, diciamo generosamente che di dieci gliene vengano in tasca cinque, di euro (ma non è così), fa millecinquecento euro: cifra miserabile se confrontata alla caduta di stile e alla figuraccia. Ma, ancora una volta, scopro che c’è gente disposta a vendere la propria dignità a prezzi da bancarella. Bravo. (A meno che, e non mi stupirei troppo, il Ministero abbia pagato i libri molto ma molto di più).
Io c’ero, mi si vede pure un tot di volte (mai abbastanza).
Tutto ciò ovviamente non ha molta importanza, ne ha di più segnalare che Cester fa belle cose, anche senza i Jet.
facciamo 'sta cosa
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