Dalle 9:50 di stamane, da tre ore circa, è autunno.
Anche stavolta, non starò qui a spiegare perché il sole vada di là e la terra di qua mentre le giornate si accorciano sotto l’influenza della rotazione tangenziale parabolica, e l’ellissoide perde la curvatura globale. Tanto si sa. Buon autunno ai buoni.
A Billy Bragg bisognerebbe mandare ogni giorno cartoline di ringraziamento: per la sua musica e per il suo impegno. Nel 2002 si cimentò in una lunga campagna per sconfiggere il candidato conservatore nel Dorset. Ma non era mica candidato, lui, Billy. Mentre faceva campagna contro, pubblicò un disco – England, Half English – di cui St Monday è la canzone di apertura.
È un Billy Bragg musicalmente più facile di quello che a me emoziona di più, quello per intenderci con chitarra e basta di The Milkman of Human Kindness o A New England, ma è un ottimo pezzo e merita in pieno di finire tra leccanzoni del giorno, mentre l’orologio sta lì sul muro a guardarci. Ribadisco per chi volesse che l’ottimo Trostfar raccoglie e aggiorna tutte leccanzoni in una pleilista comoda comoda su spozzifai, grazie.
Il venti settembre 1870 il Papa promise scomunica a chi osasse ordinare di aprire il fuoco contro il sacro stato vaticano. Chiamarono un giovin soldatino ebreo per dare il via. Sai mai. E fu Porta Pia, oggi tot tempo fa. Ma siccome il pezzetto bellino l’ho già scritto tre anni fa, rimando a quello e non mi ripeto.
L’Ortica è uno dei quartieri più belli di Milano. Perché era ed è fatto di persone vive, attive, che vivono e che sanno di vivere in comunità (vedi la banda dell’), basta andarci per respirarne l’aria e vedere le belle case muralizzate. Vicino alla stazione dei treni dell’Ortica c’è una balera, bocciofila, dopolavoro ferroviario, centro ricreativo di quelli che non ci son più e che, invece, ci vorrebbero eccome. Perché siam tutti più stronzi a star soli. D’estate, all’Ortica la balera si fa grande e all’aperto, si mangia, si beve e si balla come da mia foto qui sotto.
E c’è un’avvertenza però. La pista da ballo ha le sue regole.
È giusto, è giusto perdio. Le cose importanti, non i drink (drnk, ops) e le scemenze. Puntate in alto, non perdete tempo.
Albert Hammond Jr è uno dei due chitarristi degli Strokes e mantiene parecchie caratteristiche del suono della band nella sua produzione solista (dico: Dvsl, per esempio). Poi fa anche cose diverse, come questa qua, More to life.
Sembra un centone di canzoni altrui, dal falsetto al finto rap appena accennato del bridge al funk dell’inizio e alla schitarrata da 1:12 in poi, un bel miscugliotto che ben si presta alle orecchie aperte. E poi c’è una novità: Trostfar si è messo di buzzo buono, ha pigliato tutte ‘leccanzoni del giorno’ proposte finora e le ha messe in una pleilista comoda comoda su spozzifai. Tutte belle ordinate e messe giuste, perché è chiaramente pazzo. Cosa di meglio, dunque? Grazie Trostfar, sempre complice.
Biglietti in vendita da venti minuti, se decidete per Amsterdam fatemi un fischio. Essi si vanno felicemente ad aggiungere a un già ricco programma autunnale, composto da Cake (ottobre), Airbourne (ottobre), Hannah & the Affirmations (novembre), Vampire weekend (novembre). Bene.
Piero Scaramucci, uno dei fondatori di Radio Popolare, giornalista RAI per una vita e un sacco di altre cose. Incontrato molte volte in manifestazione e dove bisognava essere (vedi il discorso dell’ultimo 25 aprile, rifiutato dal Comune di Pavia), ma è per i microfoni aperti alla radio che mi mancherà. Perché la domanda è: stiamo tirando su le persone giovani in grado di prendere il posto di quelle, libere e giuste, che se ne vanno? Perché io ci conto, se no siamo davvero fottuti.
Il libro è Status quo. Perché in Italia è così difficile cambiare le cose di Roberto Perotti.
È un libro complesso e ricco di informazioni sulla spesa pubblica e sulle modalità di gestione del bilancio dello Stato. Molto tecnico, interessante nelle sue linee generali più che per i dati in sè, almeno per quanto riguarda me. Ma il motivo per cui ne parlo qui è che l’autore, che dev’essere certamente una persona molto rispettabile e corretta (adesso sarà chiaro perché) e che ha fatto tra le altre cose da consulente per il governo Renzi sulla spending review, dimettendosi poi per manifesta mancanza di volontà politica, in una nota nell’introduzione scrive:
Questo libro ha delle ovvie sovrapposizioni con il libro di Carlo Cottarelli (…), La lista della spesa. La verità sulla spesa pubblica e su come si può tagliare, Feltrinelli, Milano 2015. Devo confessare che ho letto il libro di Carlo solo dopo aver completato il mio, per non farmi influenzare.
Va bene, comprensibile. Poi specifica, nobilmente:
Avendolo ora letto, mi è chiaro che sulla struttura della spesa pubblica italiana il suo saggio è molto più approfondito del mio, così come più approfondito è stato il suo fantastico lavoro come commissario, rispetto a quello che ho fatto io.
Beh, io qui mi levo il cappello, di fronte a una persona che – nel nostro paese, in cui lo sport nazionale è denigrare le opere, parole, azioni altrui a proprio vantaggio – ammette e riconosce che il lavoro di un concorrente è migliore: mai visto, io. E non contento, aggiunge:
Può darsi che in alcune parti i numeri non coincidano: in questi casi, è molto probabile che i suoi siano quelli corretti.
Sono basito, quasi commosso. Signor Perotti, ho senz’altro letto con piacere il suo libro, comprendendone ben meno della metà, e le devo confessare che la sua premessa mi ha ragionevolmente rassicurato su una parte, almeno, delle persone che abitano il mio paese. Grazie.
(Comunque ci penso). Il primo marzo 1995 Daniele Silvestri pubblicò il suo secondo album: Prima di essere un uomo. Bel disco, pieno di cose (L’uomo col megafono, Le cose in comune, L’Y10 bordeaux per dire le prime tre), lui una sorpresa e una conferma per tutti gli anni a venire. In quel disco, verso il fondo, c’è un pezzo che parte piano, poi schitarra, poi contiene tutte le cose tipiche del Silvestri del poi (il nastro che si ferma, la domanda deleteria, il bridge parlato, l’arguzia e il gioco di parole e così via) ed eccolo qua.
Sì… nceramente non dico niente. Bello, in questi giorni, ad ascoltarlo mentre si cammina si prende il ritmo, un po’ molleggiato.
facciamo 'sta cosa
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