Rivedo un amico che avevo visto poco prima della chiusura e anche questa è riapertura. Ci aggiorniamo sulle reciproche condizioni, su quanto fatto, su quanto non fatto, su come sia andata complessivamente, anche se ci siamo sentiti telefonicamente man mano, ma di persona è davvero un’altra cosa, dirsi le cose a voce ha più significato e, di conseguenza, l’aggiornamento vale di più. Capita, quando in questi giorni rivedo persone care dopo più di due mesi, di misurare su di loro il grado di prudenza che mettono in atto e di valutare i loro comportamenti. Non è un giudizio, mi rendo conto che serve a me per ritarare la mia prudenza e i miei comportamenti, per registrarli in modo più restrittivo o per allentare un po’ di più. Alla fine moduliamo i nostri comportamenti sulle persone di cui ci fidiamo, se succede qualcosa e la persona che abbiamo di fronte non è per nulla in agitazione la reazione sarà simile. Diverso è vedere l’agitazione negli occhi di coloro che abbiamo intorno. Nel caso del mio amico ciò non vale: ci rivediamo, mi dicevo, e sulla base delle distanze che terrà lui io mi adeguerò, ma il mio amico è infermiere e quindi intriso di quel fatalismo tipico di chi lavora nella sanità per cui tiene poco le distanze e non ha comportamenti particolarmente prudenti. Ma non vale per me, non posso prendere le misure su di lui, anche se poi inevitabilmente si finisce per tenere le distanze del meno prudente. A un certo punto mi dà una pacca sulla spalla e io mi rendo conto che è il primo contatto fisico da più di due mesi, non che la cosa mi procuri sensazioni particolari ma mi colpisce rilevarlo.
Come già scrivevo, le procedure per ricevere un cliente in ufficio sono talmente macchinose, temperatura, guanti, mascherine, modulistica, pulizia, contropulizia di maniglie, porte, tavoli, sedie, di offrire il caffè manco a parlarne, che viene voglia di riceverli in un parcheggio o in un campo. Lo stesso per le persone che conosco e con cui parlo: il commercialista ha una sedia fuori dallo studio sulla quale si lasciano le carte da consegnare; con l’assicuratore si fa tutto via mail o app e per la firma ci vediamo per strada; con i colleghi nessuno si sogna nemmeno di proporre di vedersi di persona; in banca solo per pratiche importanti e su appuntamento, altrimenti facciamo a voce, spesso contravvenendo alle regole che prima di marzo erano tassative. Allora era possibile farlo in modo più semplice, mistagoghi. Al supermercato, invece, hanno abolito il dipendente con in mano il termometro a infrarossi e hanno installato una specie di autovelox fisso davanti al quale si può passare in fila e in marcia, senza fermarsi. Più veloci, che chi parla di covid è perduto.
I giorni precedenti:
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