Iuhuuu.
Mese: Dicembre 2020
lascio? (Quino)
Comprare i soldi.
minidiario scritto un po’ così delle cose recidive, ovvero perseverare nella pandemia: dicembre, la settimana intelligente, dotti medici e sapienti, va’ sovrappensiero
Questo sarà un minidiario difficile, ad alto tasso di intelligenza, acume, perspicacia e io non so bene da dove cominciare. Perché gli ultimi giorni sono stati intelligenti, giorni intelligenti. Eeeeh. Anzi no, so da dove partire: quattro leoni dello zoo di Barcellona sono risultati positivi al covid. Chettiridi? È vero. Tre femmine e un maschio. Fortunatamente presentano sintomi lievi e le loro condizioni non destano preoccupazione. E, soprattutto, non c’è bisogno di isolarli perché, uhmmm, lo sono già. Già. Ma chi va a fargli l’iniezione di eparina e dargli la pillolona di cortisone? Ovviamente Mongo, il guardiano dello zoo, cui è stata promessa una vacanza premio se lo fa. Sempre Mongo fare.
E fin qui le cose esotiche, ora tocca passare al locale. Gallera o Fontana? Fontana o Gallera? Ho tirato i dadi ed è uscito Di Maio, che il giorno della sentenza su Patrick Zaki fa i post con i gattini davanti ai soldati. Fortuna che non è il ministro degli est… Occhei, Fontana.
Come già detto e come avrò modo di raccontare più in dettaglio nei prossimi giorni, in Lombardia mancano i vaccini antinfluenzali. Se a marzo avessi intervistato un produttore di calamite per frigoriferi in pensione durante una sbronza mi avrebbe saputo dire che serviva comprare tonnellate di vaccini antinfluenzali. Infatti. Dopo nove gare della Regione, ne ho detto, il risultato è questo: la mia amica A., nata alla metà del 1925, non è stata ancora vaccinata. Siccome è sveglia ed è sopravvissuta a fascisti, guerra e nazisti, se ne sta in casa guardinga, ma la cosa non è meno grave.
A Fontana qualcuno deve averlo detto, non della mia amica A. quanto che la cosa sia grave, escludo se ne sia reso conto da solo, e allora ha fatto una bella pensata: ha scritto una lettera ai magistrati per spiegare come stanno le cose. Ma: colpo di genio a) ha scritto ai magistrati che già lo indagano per la vicenda dei camici forniti dalla ditta del cognato, colpo di genio b) ha spiegato che per colpa loro i dirigenti di Aria, la centrale acquisti della Regione, hanno paura di fare le gare per timore di denunce legali. Quindi non le fanno, vorrebbero solo andare per trattative private. Ottimo.
I magistrati rispondono nell’unico modo in cui si può rispondere a una comunicazione simile: con una pernacchia, dicendo che a loro non interessa. Fontana allora spiega, con colpo di genio c), che la lettera non l’ha scritta lui ma l’ufficio legale della Regione – e, notoriamente, gli avvocati non capiscono una ceppa e scrivono peggio – e che comunque anche i magistrati stessi, loro, forse non hanno ben compreso il senso del messaggio. Quelli non san scrivere e questi non san leggere.
Ciò mi ricorda una sapida storiella che raccontavo anni fa.
Nel frattempo, mentre il capo è alle prese con «cose che a noi non verrebbero in testa, a pensarci un anno», l’assessore alla sanità Gallera si distrae, facendo dello sport. Una mezza maratona, dice lui, che corre in un paio d’ore stringendo i denti e senza mollare mai (cit.). Estasiato poi dal proprio risultato – e come dice il Belotti, poeta misconosciuto, anche stavoltà vanità fu causa di caduta – non perde tempo e pubblica fotografie, durata, tempi di percorrenza e non bastasse tracciato gps del percorso sul proprio profilo social. E apriti cielo!
Invece di complimentarsi per la sua performans sportiva, tutti a dargli addosso. E perché ha superato i confini comunali fino a Vimodrone e questo, in una regione arancione, non è concesso, e perché si è ritrovato con gli amici e ha fatto accrocchio, e anche questo non è concesso in una regione colorata. Manco uno che gli ha fatto i complimenti per la media di dieci all’ora, circa.
E poi tocca discolparsi, pure, e allora spiega che gli amici li ha visti alla partenza e poi ognuno per la propria strada, alla propria velocità (cancellate i post, ora!), il che naturalmente non è vero perché il pistola ha pubblicato un’altra foto dopo, con gli stessi amici, e per il reato di valicamento: «Ero sovrappensiero, non ho visto il cartello del confine comunale». Ma è giusto, è giusto, alla fine se uno sta scalando l’Everest ed è in piena trance agonistica, cosa vuoi che ne sappia se a un certo punto in vista della vetta mette un piede sul versante cinese piuttosto che nepalese, e vivaddio!, mica se ne accorge. È sovrappensiero. Ma che quisquilie, che piccolezze!
Su tutto questo, piove. Piove costante, regolare, non poco da alcuni giorni. Ha pure senso, visto che non pioveva da più di un mese, l’aria, la respirazione e le piante ringraziano. E questo tempo grigio e nuvoloso è alla fine meglio di un DPCM.
Indice del minidiario scritto un po’ così delle cose recidive:
26 ottobre | 27 ottobre | 29 ottobre | 1 novembre | 3 novembre | 4 novembre | 6 novembre | 8 novembre | 11 novembre | 14 novembre | 18 novembre | 21 novembre | 25 novembre | 30 novembre | 4 dicembre | 8 dicembre |
gli occhiali di John
Oggi, otto dicembre, sono quarant’anni dall’assassinio di John Lennon. La storia è nota, Mark Chapman lo attese tutto il giorno sotto casa, gli chiese pure un autografo su Double fantasy e quella è l’ultima immagine che abbiamo di Lennon vivo. A sera, al ritorno dallo studio di incisione, gli sparò nell’androne del palazzo.
Poi, la corsa disperata in ospedale sul sedile dietro di un taxi, i tentativi di rianimazione, la constatazione della morte. Yoko Ono chiese all’ospedale quaranta minuti di tempo prima di annunciare pubblicamente la notizia, così da poter tornare a casa e tentare di spiegare la tragedia a Sean, figlio della coppia.
Inimmaginabile il dolore della donna, a quel punto – lei racconta – si sedette alla finestra, si versò molto molto gin e, forse all’alba, scattò una foto.
Terribile. Ma erano le cose a essere terribili, la fotografia è straordinaria per ciò che racconta. Gli occhiali erano un elemento distintivo di Lennon – sulla copertina di Walls and Bridges ne indossa addirittura cinque paia – e, allo stesso tempo, una delle poche cose che probabilmente le rimaneva del marito. E lei continuava a vedere le cose del mondo, gli avvenimenti della vita, con l’occhio, comunque, dell’artista.
Cos’avrebbe fatto Lennon, mi chiedo, se nulla di ciò fosse accaduto? Sarebbe andato avanti a fare musica come McCartney è la risposta più plausibile, in effetti. Magari, essendo più concentrato sul lato politico della vita, avrebbe inciso (non in senso discografico) di più, avrebbe proseguito nel corso della sua produzione musicale sulla linea già tracciata da Imagine e Working class hero. Probabilmente sarebbe invecchiato lentamente, come tutti, sarebbe stato vittima della disillusione degli anni Ottanta, si sarebbe ritirato verso una produzione più intima, tipo David Crosby o Neil Young per fare due nomi di idealisti della musica ancora vivi, avrebbe abbandonato i bed-in, sarebbe stato pian piano considerato un vecchio hippy che ha a cuore il destino dell’umanità intera. Come molti, chissà, avrebbe forse convertito la causa alla difesa dell’ambiente, di sicuro avrebbe grandemente apprezzato Greta Thunberg, fatta di pasta simile.
Io ho molto apprezzato il lato psichedelico dei Beatles, quello matto dei walrus e degli strawberry fields, dovuti proprio a Lennon, anche se resto fondamentalmente un mccartneyano, seppur spesso non vorrei fosse così. Non sono affine alla retorica di Imagine. Ma vedere quanto di Lennon resta ancora oggi, quel «and no religion too» che fa tanto incazzare i sovranisti fascistelli de noatri, me lo fa rimpiangere senz’altro e sentire riconoscenza nei suoi confronti. Lui era l’egg man.
amen (Quino)
Lode.
il 7 dicembre a Milano, una volta
Oggi è sant’Ambrogio e c’è la prima alla Scala.
Niente opera singola, oggi è in programma un puppurrì, un meglio di, una selezione di arie d’opera da Verdi a Indiana Jones, dato che non si è potuto nemmeno provare.
Bei tempi quando, ventenne, andavo a tirare le uova sulle pellicce delle signore che entravano nel foyer. Bei tempi quando, quarantenne, andavo in pelliccia a vedere la prima nel tempio dell’opera. Bei tempi.
Tempi diversi da oggi, tempo in cui ci tocca guardare la prima in streaming da casa perché gli ammessi in sala saranno davvero pochi o, peggio, guardarla su Rai1, presentata da Milly Carlucci e Bruno Vespa (non è una battuta scadente, purtroppo). Questo paese sa di naftalina e pastina da minestra.
A proposito di Vespa, puntuale si presenta sotto natale con l’ennesimo libro vergognoso su Mussolini e fascismo, mistificando e banalizzando i fatti. Da segnalare che son sempre più le librerie che espongono il tomo al contrario, a testa in giù.
qui (Quino)
Solita foto di gruppo.
beh, certo (Quino)
Spirito cristiano.
il re scoreggione
Anche quest’anno, questo strano 2020, il cinque dicembre morì Mozart.
Ogni anno ne faccio un post di ricordo, non solo per la grandezza musicale, che colgo solo fino a un certo punto e solo in alcune opere, ma per la sua libertà e audacia nell’essere un progressista, un libero professionista nell’epoca dei maestri di cappella, un innovatore, un uomo libero, un genio e un deficiente insieme, dipendeva da come gli girava. Insomma, irresistibile per me.
salite, bestie (Quino)
Che piove.