elezioni europee 2024: cinque, pirati modesti poeti

Ecco, il servizio è quasi finito, grazie. Mi sono tenuto in fondo i più belli, in fondo in fondo il più bello di tutti, ne valeva la pena. Citandomi, “fedele alle funzioni di servizio, l’Ufficio Analisi Elettorali, sezione Europea (UAE-E) di trivigante prosegue la sapida disamina dei simboli elettorali depositati per le elezioni di domenica prossima”, vabbuò. Ecco l’ultimo giro.

Anche il simbolo di Italia Moderata è l’ennesima volta che viene presentato, e il suo fondatore, socio unico, ispiratore e amministratore Antonio Sabella insiste nel ricordare, ci tiene, che il suo arcobaleno, poi copiato a mani basse, sia stato il primo di tutti e che nel suo caso alluda a un’alleanza con l’Alto.

Moderati son moderati, va detto. Anche nella scelta dei colori e delle scritte. Forse più Italia Modesta, ecco.
I penultimi due, che vanno necessariamente affiancati. Quello a sinistra è il simbolo di un partito, il Partito pirata italiano, che cinque anni fa si era presentato apparentandosi con il Partito Pirata Europeo, evitandosi così l’onere della raccolta firme. Poi però hanno litigato e allora alcuni pirati italiani hanno costituito l’associazione Pirati che, richiamando lo stesso simbolo – nel tondo piccolo – si sono associati a quello europeo, tagliando fuori di fatto il primo soggetto. La domanda è: ma su cosa avranno litigato? P2P, protocolli, 1080 e 4k? Boh. E in che differiranno i loro programmi? Windows e Linux? La bandana allude alla Federazione dei Giovani Pirata, proprio detta così.

Ed eccomi alla fine e alla vetta, finalmente: il Movimento Poeti d’azione. Loro ci sono da parecchio e lo stesso accostamento da molti anni dei poeti all’azione, non esattamente l’immaginario più diffuso, forse Foscolo e qualche cavallo, Byron, solitamente stanno al tavolo incatenati e ingobbiti. La penna e la spada difendono un tricolore da confezione di affettato – prodotto italiano, quasi – e riportano il nome unico dei poeti: Alessandro D’Agostini.

Anni fa presentò il movimento Giovani poeti d’azione, giusto, poi è cresciuto anche lui e i Giovani sono diventati Poeti d’azione e basta, però maiuscolo. D’Agostini, ovviamente poeta pure lui, con afflato dannunziano spiega il senso: «i Poeti d’Azione credono che i poeti e gli artisti possano mettersi alla guida di un popolo come nella storia ci si sono messi conquistatori, re, rivoluzionari. Sarebbe la rivincita di una oppressione millenaria. La liberazione definitiva dell’uomo prigioniero nel mondo perché prigioniero di se stesso». E io sono d’accordo, guidatemi, o poeti.

E a tutti gli altri: andate a votare, santoddio. Eddai.

elezioni europee 2024: quattro, quasi tutti in attesa di uscire da qualcosa, svegliarsi e chissà poi cosa

Sempre fedele bla bla bla funzioni bla bla servizio, proseguo la disamina dei simboli depositati per le Europee di sabato e domenica, sperando che il loro iddio guardi giù e li castighi come meritano.
Avanti, che siamo quasi sotto, rapidamente. Perché, anche se non sembra, lavori di questo genere sfiancano: prima si ride, poi si abbozza e poi di intelligenza sparsa a piene mani se ne farebbe anche un po’ a meno. Andiamo, dunque.

La combriccoletta che deposita il simbolo di “Base popolare” dichiara: «Lo abbiamo fatto innanzitutto per avere una prima tutela giuridica per il nostro che è un simbolo nuovo; continueremo a usarlo più avanti per iniziative, guardando oltre le elezioni europee», quindi niente scheda stavolta ma, comunque, ci sono. Se il simbolo è nuovo, vecchi sono gli ingredienti: gli ex parlamentari Lorenzo Dellai, Giuseppe De Mita, Mario Mauro e Gaetano Quagliariello, l’ex presidente della regione Marche Gian Mario Spacca. Sai mai che poi si aprano spazi, meglio essere pronti. A me ricorda certe cassette che usavo negli anni Ottanta per registrare Duran Duran e Iron Maiden, capace che se mi distraessi li voterei pure, in nome di allora.

Il simbolo successivo è un casino: presentato da tal Antonino Iracà, ora tra i reggenti di ItalExit per l’Italia, dichiara il desiderio di libertà e di comunanza, “Insieme liberi”. Il problema è che lo stesso simbolo appare quasi identico – con la parte di “UscITA” nella metà inferiore – nel simbolo di Libertà, lista di cui è propulsore “Sud chiama Nord” di Cateno De Luca. Che è senza ombra di dubbio il simbolo più pieno, accatastato e riempito si sia mai visto. Un prodigio politico oltre che grafico, oserei dire anche fisico, ovvero l’attrazione di molteplici soggetti delle dimensioni di un nanosbirolo.

Lo vogliamo fare? Sì, lo vogliamo, li elenco tutti: Sud chiama Nord, nelle declinazioni “per le autonomie” e “De Luca sindaco d’Italia”, il predecessore Sicilia Vera, i Civici in MoVimento con Pirozzi, Confederazione Grande Nord, Popolo Veneto, Noi agricoltori e pescatori, Noi ambulanti uniti, Partito pensionati + salute, Sovranità [Marco Mori], il Vero Nord, il Popolo della Famiglia, Vita, Fronte Verde, Insieme liberi – UscITA, Partito moderato d’Italia, Movimento per l’Italexit e i simboli individuali di Capitano Ultimo ed Enrico Rizzi. Gira la testa? Già.
Per riprendersi, uno semplice: il simbolo di In-pen-za! Di-den di Gianni Alemanno. Scherzo, Indipendenza!, il cui simbolo è stato disegnato dagli stessi due autori di quello di Alleanza Nazionale, non hanno né perso né mutato il tocco. D’altronde gli elementi obbligatori quelli sono, non c’è tanto da spaziare.

Indipendenza da che non è dato sapere, anche perché non si presentano stavolta, i tempi non sono ancora maturi.
Un altro bello, con delle belle implicazioni: Partito animalista – ItalExit per l’Italia, sopra l’anima animalista che contiene i simboli della coalizione animalista europea Animal Politics EU – che però non è un partito europeo -, della tedesca Partei Mensch Umwelt Tierschutz e l’olandese Partij voor de Dieren. Sotto, sempre per lo stesso ideatore, Cristiano Ceriello, il simbolo ufficiale di ItalExit. Ed è già la terza volta che lo si incontra. La cosa promette bene, ancor di più sapendo che Andrea Perillo, membro del consiglio di reggenza di ItalExit per l’Italia, ha già depositato una memoria per contestare il Movimento per l’Italexit della lista promossa da Cateno De Luca.

Spumeggianti.
Meno la Nuova Italia di Giuseppe Giovanni Grippo, con le sue venti stelle, boh, su bandiera italiana, spiga di grano ed Euro tridimensionale fluttuante. Niente a che vedere con la casa editrice, anche loro, o lui, chissà, restano a vedere con simbolo depositato, in attesa di tempi buoni per papparsi tutto. Solo che è dal 2004 che depositano e aspettano, io due conclusioni le avrei tratte.

E poi c’è chi vorrebbe la bici: nella prima ruota, Pensioni & Lavoro, partito creato quasi trent’anni fa da Ugo Sarao che si è inventato anche la seconda ruota, quella di Risveglio pubblico, ribattezzato per l’occasione Risveglio europeo, l’omino che si stiracchia. Il cartello sulla canna della bici recita: “… e si riparte”, insieme alla mappa vecchiotta sotto direi che mette le migliori premesse al futuro che potremmo desiderare.

Pedalare, adesso, verso l’ultima tappa.

elezioni europee 2024: tre, soggetti individuali per grandi idee

Sempre fedele alle funzioni di servizio, l’Ufficio Analisi Elettorali, sezione Europea (UAE-E) di trivigante prosegue la sapida disamina dei simboli elettorali depositati per le elezioni di domenica prossima. Attenzione, depositati, non è detto che poi abbiano presentato firme e liste. Ma ci sono.

Per esempio, tal Antonello De Pierro ha depositato il simbolo di Italia dei Diritti, movimento attualmente unipersonale che sembrerebbe alludere a una certa qual questione meridionalista, con la bilancia sbilanciata. La prerogativa di De Pierro è quella, del tutto impolitica, di essere dal 2014 l’ultimo a depositare il simbolo, nel senso che lo fa apposta: arriva due minuti prima della chiusura, tipo gli anziani al seggio che vogliono essere ultimi o primi e pure lo chiedono. Altre prerogative, programmi, intenzioni, collocazioni, tutte ignote.

No, non inventata: reale. Non è quello il senso dell’aggettivo nella lista Italia Reale-Aemn che è, piuttosto, quello monarchico. In effetti la corona lo suggerirebbe. Va da sé la collocazione, la sigla Aemn sta per Alleanza europea dei movimenti nazionali, che è un partito politico europeo – di cui è segretario tal Valerio Cignetti – con cui Italia reale nel 2019 aveva presentato le proprie liste con CasaPound Italia. Una bella combriccola, proprio.

Qui abbiamo un filosofo pensatore. Luciano Chiappa. mente e braccio del movimento, dopo aver ideato nel 2018 la libegualità, poi ingiustamente bocciata per somiglianza con Liberi e uguali, ora sforna il concetto sostanziale di esseritarietà che, per profani, ignoranti e studenti, è il “processo reale d’inedita aggregazione, fondato sulle strutture paritarie della cooperazione umana e della promozione sociale”.
C’è anche un libro ma, temo, non avrà il successo di Vannacci e non regalerà la ribalta a Chiappa.

Per mostrare l’evoluzione del pensiero di Chiappa dalla libegualità alla esseritarietà, ecco il simbolo della lista precedente, dal cui confronto si può cogliere senz’altro la prodigiosa evoluzione del Chiappa-pensiero, lanciato a bomba verso le frontiere del pensiero umano.

Discoring. Il simbolo Parlamentare indipendente, già si capisce dal singolare, afferisce a una persona sola, ideatrice, disegnatrice, ideologa, segretaria, esponente di spicco, Lamberto Roberti. Egli presenta il simbolo da che lo Statuto Albertino lo consentiva e poi procede nella medesima maniera da sempre: intende presentare candidature individuali in tutti i collegi, poi qualche funzionario gli spiega che la legge non prevede tale possibilità, a quel punto Roberti denuncia storture a proprio danno e probabilmente va in letargo fino alla tornata successiva.

Non sottovaluterei l’importanza dell’aver certezze.
Il seguente è proprio nuovo, invece: Contro sistema. Marco Zanleone, rappresentante legale, spiega “che “l’azione di un partito antisistema: combattere non il sistema in sé, ma le ingiustizie che ci sono sempre al suo interno”, per questo si candida all’interno del sistema. Anzi no, non si candida, il simbolo è depositato in previsione di azioni politiche future. Attendiamo in vivida apprensione.

Infine, un simbolo che ormai, frequentandolo da anni, mi è entrato nel cuore: il Sacro Romano Impero Cattolico. Niente di meno. Anche qui, tutto l’Impero è in realtà una persona sola, Mirella Cece, quella la cui faccina appare cinque volte nella parte bassa del simbolo, talmente affezionata alla posizione numero tre nel deposito dei simboli, o scaramantica all’inverosimile, da far passare avanti Stati Uniti d’Europa per avere, appunto, la terza posizione.

Le faccine sotto alludono ai cinque movimenti già fondati da Cece, uno più bello dell’altro: Movimento Liberal-Cristiano “Giustizia e Libertà”, Sacro Romano Impero Cattolico, Teologi e Giuristi del Sacro Romano Impero Cattolico, Advocatorum Postulatores et Peritorum, Atuttocampo nel tempo e nello spazio. Quest’ultimo, Atuttocampo nel tempo e nello spazio, mi diede già grandissime soddisfazioni, specie pronunciandolo ad alta voce aggiungendo poi: ora e sempre forza Lazio.
Cece è sicuramente una giganta di questo tipo di iniziative, rispetto a Zanleone, Chiappa, Roberti, Cignetti, De Pierro, e come si evince chiaramente dal simbolo aspira a una monarchia costituzionale, istituzionale e ministeriale, vale la pena farsi regalare il simbolo grande e leggere con calma la scritta a tondo attorno al cerchio.

accetto all’istante

Leggo un articolo che racconta la vicenda di Angelo Ferracuti e in particolare la scrittura del suo Andare, camminare, lavorare. L’Italia raccontata dai portalettere (Feltrinelli, 2015), quando venne convocato da Pier Luigi Celli, senior advisor dell’amministratore delegato di Poste:

Come resistere a un cum modem? Chiaro che uno accetta al volo. Suppongo l’intervento di un correttore, non mi raccapezzo. Non ci vorrebbe l’ablativo? E se anche fosse accusativo, che poi boh?, magari modŭm? Ma poi chevvordi’? Forse non afferro io, sto facendo colazione, non ci arrivo. Oggi provo, lo dico in riunione, vediamo che succede. E comunque: «cum modem». Vediamo se accettano all’istante ma temo di no, sono sviluppatori, capiranno altro. Bel lavoro, comunque, quello di Ferracuti.

elezioni europee 2024: due, che a volte? sempre ritornano

Possibile che non ce ne sia nemmeno una? No, infatti:

Tali Nino Luciani e Carlo Leonetti, che si dichiarano rispettivamente segretario politico e amministrativo, non solo sarebbero entrati in possesso del diritto sul logo autentico ma, orpo, anche del codice fiscale originario della DC, dichiarano orgogliosi. Programmi e candidati non pervenuti ma basta il simbolo, no? Uno più piccolo è anche nel contrassegno dell’Unione di centro, quindi stavolta siamo a due.
A un partito che credevamo defunto – ma quando mai? Se ne sono presentati almeno quattro a ogni votazione dal 1994 a oggi – un candidato che sembrava, ripeto, sembrava tale:

Per il cognome, passi. Ma il ‘Presidente’? Il participio presente? E di che? Sentire Tajani che spiega che anche solo scrivendo ‘Berlusconi’ il voto sarà valido è da sbellicarsi. Diciamo.
E se nomino il segretario Mauro Alboresi? Eh, infatti:

Eppure è il segretario del Partito comunista italiano. Già, Berlinguer? Mah. Il simbolo è identico, tranne per due particolari: le aste, blu, e il nome, senza i punti dell’acronimo. Evoluzione del Partito dei comunisti italiani, stupisce che a questa tornata sia l’unico partito comunista in qualsiasi declinazione e l’unica falce e martello in vista. Anche questa è crisi della sinistra? Me sa.