sul filo filo filo di lana

Mai vista una finale dei cento metri così. Tutti appiccicati.
12 centesimi tra il primo e l’ultimo che, tra l’altro, ha corso con il tempo con cui Carl Lewis vinse l’oro nel 1984. Tra il primo e il secondo, Lyles e Thompson, cinque millesimi, 9,784 contro 9,789, tant’è che all’arrivo non si capiva chi avesse vinto, Lyles si è complimentato con Thompson, che chiedeva a gran voce il tabellone. Il fotofinish l’unica possibilità e anche quello difficile da decifrare. Questa è una foto:

E questo il fotofinish ufficiale, si vede dalle sbavature fisiche, uno scatto al millesimo:

E anche qui mica semplice, se non si conosce il principio. Quel che conta è il tronco, non la testa, non i piedi. Il tronco, cioè devono essere passate le scapole. Ecco perché Lyles, allora sì che si vede.
La particolarità di questa finale è stata che tutti e otto sono arrivati a un’incollatura, la semifinale con tutti sotto i dieci secondi lo faceva presagire, bella l’immagine con le reciproche posizioni per tutta la gara:

(Photo by Hector Vivas/Getty Images)

Oltre all’arrivo, anche la partenza ha avuto un qualche interesse, con Bednarek che salta in zucca ai gigantoni che ha attorno:

Tutti molto lontani, comunque, dal 9,63 olimpico di Bolt nel 2012, figuriamoci dal record di 9,58.

ancora Bologna, ancora il quattro agosto

1974, alle ore 1.30 del 4 agosto, una bomba esplose nel secondo scompartimento della quinta carrozza del treno Italicus, Roma-Monaco di Baviera, mentre transitava all’interno della galleria della Direttissima a San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna.
Morirono dodici persone: Nunzio Russo di Merano, tornitore delle ferrovie, la moglie Maria Santina Carraro e Marco, il figlio quattordicenne. Nicola Buffi, 51 anni, segretario della Dc di San Gervaso (Fi) ed Elena Donatini rappresentante Cisl dell’Istituto Biochimico di Firenze. E poi Herbert Kontriner, 35 anni, Fukada Tsugufumi 31 anni, e Jacobus Wilhelmus Haneman, 19 anni. La bomba uccise anche Elena Celli, 67 anni e Raffaella Garosi, di Grosseto, 22 anni. Silver Sirotti, invece, non era stato coinvolto nell’esplosione. Aveva 24 anni ed era stato assunto dalle Ferrovie da dieci mesi, stava svolgendo servizio sul treno quella notte e, quando vide le fiamme in galleria, impugnò un estintore e incominciò a estrarre i feriti. Rimase anche lui bloccato tra le fiamme. Fu decorato con la medaglia d’oro al valor civile. L’incendio rese irriconoscibili molti corpi, tra cui quello di Antidio Medaglia, 70 anni, che venne riconosciuto dalla fede al dito.

L’attentato fu subito rivendicato. Fu fatto ritrovare un volantino di Ordine nero che proclamava: “Giancarlo Esposti è stato vendicato. Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare. Vi diamo appuntamento per l’autunno; seppelliremo la democrazia sotto una montagna di morti“.
Poi qualcuno fece il nome di Tuti, qualche pista portò poi a Gelli (Arezzo è vicina), al SISMI e così via. Facile indovinarne la conclusione: nessun colpevole individuato.

Questo è un post di dieci undici dodici tredici sedici diciassette anni fa. E la cosa tragica è che non fa nessuna differenza.

ancora Bologna, ancora il due agosto (e son quarantaquattro)

Vero, sappiamo chi, sappiamo come e perché. Sarebbe bello fosse storia, almeno, consegnata ai libri come verità storica, giudiziaria e personale di chi ha perso parenti e amici, di chi è stato ferito, di chi ha vissuto direttamente e indirettamente l’insulto e la violenza. E invece no, è vero che manca la stronzata agostana di Cossiga che dal 1980 lanciava annualmente piste diverse, ora abbiamo la seconda e la quarta carica dello stato, minuscolo oggi, che giocano con la pelle e la storia del paese e delle persone, e giù a scendere di piccolo in piccolissimo. Nessuna novità, almeno oggi non ci sono le bombe, mica detto poco. Ma la soddisfazione è davvero altra cosa.

Se, giustamente, Paolo Bolognesi dice dal palco: «Le radici di quell’attentato affondano nella storia del postfascismo italiano: Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale oggi figurano a pieno titolo nella destra italiana di Governo» la cosa ha perfettamente senso. Non ce l’ha che la presidente del consiglio Meloni risponda: «Sono profondamente e personalmente colpita dagli attacchi ingiustificati e fuori misura che sono stati rivolti alla sottoscritta e al Governo», parli di frasi «molto gravi» e aggiunga: «Ed è pericoloso, anche per l’incolumità personale». L’unica risposta è quella, ancora, di Bolognesi: «Meloni la finisca di fare la vittima». Questa destra aggressiva, bulla e sfrontata che quando viene messa in discussione si lagna e piagnucola ha veramente da finire.