Molto ridicolo, non fosse tragico, il video soliloquio di Matteo Salvini in propria difesa dalle accuse del processo Open Arms. Come Agamennone, da solo ha difeso i confini patrii da una pericolosa armata di naufraghi disidratati e indeboliti a bordo di una barca ferma al largo comandata da una giovane e coraggiosa donna con i dreadlocks e le birkenstock. Eroe.
Il video, chiaramente girato da un pazzo manicomiale, presenta l’imputato su sfondo nero illuminato da luci che sono talmente messe male e sparate da enfatizzare il colletto e il doppio mento di quello che sembra un direttore d’orchestra di terza categoria appena uscito da un collegio dei docenti di sei ore. La loquela ha l’andamento di un miope che legge a fatica un gobbo conoscendo poco la lingua del messaggio e ancor meno intendendo.
Oltre a tutto, ma non c’era da dubitarne, quanto detto dall’imputato corrisponde davvero raramente alla realtà dei fatti, ecco un bel fact checking quasi in diretta.