sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, chi ha parlato di violazione della Costituzione?

Molto ridicolo, non fosse tragico, il video soliloquio di Matteo Salvini in propria difesa dalle accuse del processo Open Arms. Come Agamennone, da solo ha difeso i confini patrii da una pericolosa armata di naufraghi disidratati e indeboliti a bordo di una barca ferma al largo comandata da una giovane e coraggiosa donna con i dreadlocks e le birkenstock. Eroe.

Il video, chiaramente girato da un pazzo manicomiale, presenta l’imputato su sfondo nero illuminato da luci che sono talmente messe male e sparate da enfatizzare il colletto e il doppio mento di quello che sembra un direttore d’orchestra di terza categoria appena uscito da un collegio dei docenti di sei ore. La loquela ha l’andamento di un miope che legge a fatica un gobbo conoscendo poco la lingua del messaggio e ancor meno intendendo.

Oltre a tutto, ma non c’era da dubitarne, quanto detto dall’imputato corrisponde davvero raramente alla realtà dei fatti, ecco un bel fact checking quasi in diretta.

papi mostri e scultori boh

A pochi metri l’uno dall’altro, prima la statua di un papa soddisfatto per la riuscita del suo piano malvagio – eccellente! – e in attesa di entrare in possesso di qualcosa, ricchezze, bambini tenerini, cose così.

Il modello di riferimento è chiarissimo, l’oscuro imperatore di Guerre Stellari, avido e ambizioso tanto quanto, con le dita lunghe e affusolate da cui escono i raggi mortali:

Poco più in là quell’altro, altrettanto assetato e pericoloso, la cui testa allungata a dismisura e piegata in avanti è funzionale all’avvicinamento alle vittime:

E anche qui, facile dire a cosa assomigli, il mostro:

Bella coppia, sia Paolo VI e GP II, sia le due sculture, in mostruosa competizione a meno di trenta metri l’una dall’altra ma di autori e periodi diversi. Venite, parvulos.

occasioni sul mercato immobiliare sottostante

Vagolavo su immobiliare.it alla ricerca di affaroni ed eccone due che mi sono saltati agli occhi. Chiunque legga è pregato di non approfittarne, almeno di uno, perché tra poco scrivo e compro.
Il primo, più goloso, è la Winn House di Frank Lloyd Wright, anno 1957 ma ristrutturata di recente, 229,4 metri quadrati con tre camere da letto e tre bagni, patio e giardino. Piccola ma apta.

Mobili originali sempre di Frank Lloyd Wright, e butta via, tutta bella risistemata dagli ultimi proprietari. L’architettura organica di Wright si espleta oltre a tutto col fatto che è sul lungolago del Little Asylum Lake, un lagotto mucillagginoso. Costo? 1,85 milioni ma di dollari, quindi ci si guadagna oltre. Michigan? Certo. Sarà mica un problema?

Ah no, spetaspeta, mentre scrivevo è pure calata di prezzo, adesso è a 1,3 milioni dolla, perdio scrivo. L’annuncio.
La seconda proposta immobiliare è la casa progettata da Gae Aulenti in Costiera Amalfitana. La casa è costruita su una grotta, anvedi, sul mare, soffitti a volta e maioliche dipinte a mano.

500 metri quadri interni e 1000 esterni, a picco sul mare, anno di costruzione 1972, ha anche la cantina e l’allarme. Incredibile a dirsi, la trattativa è riservata. La grotta:

Questa è meno golosa per me, troppo leccatina, chi vuole se la pigli. Io no che forse vado in Michigan o forse anche quest’anno a Cesena, che ha il suo bello e comunque come si mangia in Italia.

it’s still hard for people to talk about their disease

Bello il mural di Larsen Bervoets in Oude Beurs 17 ad Anversa.

Il faccione di un clown che si toglie il trucco rappresenta, nelle intenzioni dell’autore, la difficoltà di ciascuno a comunicare le proprie malattie, da cui il titolo dell’opera, “We all live with HIV“. Al di là, l’utilizzo delle due pareti distinte è notevole, compreso il muretto che le unisce, dà profondità e tridimensionalità. Peccato quell’assurdo parcheggino sotto fatto alla brutta. Anversa è piena di murales, questo l’ho osservato per un po’.

poi uno dice di Belgrado (Rossi/1)

C’è anche brutalismo e brutalismo, se poi è abbandonato o semiabbandonato – vedi anche la recente Linnahall a Tallinn – aumenta il gradimento: la casa del Portuale di Napoli.

Commissionata direttamente dalla CULP, la Compagnia Unica dei Lavori Portuali, nel 1968 ad Aldo Loris Rossi (da non confondere col solo Aldo Rossi milanese), aveva lo scopo di ospitare servizi sociali, mensa e sale, per i lavoratori.

Poi uno dice di Misk e dello stile italiano. Si trova ovviamente al porto e il contesto, per sua natura intrinseca?, è già deprimente di suo. Poi se si ha la fortuna si scrivere per una rivista di architettura e si abbia voglia di celiare si potrebbe allora dire che: «La Casa del Portuale si innesta nello skyline della città come simbolo del caos produttivo delle aree urbane dedicate alle attività marittime», certo, a me pare si innesti in altro modo e in altro dove.

Se, poi, come detto è in larga parte abbandonata, il grado di piacere aumenta vorticosamente. Perché alla struttura stessa, peraltro finita nel 1980, e all’idea di allora, si accompagna lo stato delle cose attuali, e le amministrazioni succedutesi finora, le scelte e il disinteresse generalizzato per cose e persone.

Ma c’è una parte due, perché Aldo Loris Rossi ha colpito ancora, a Napoli. A breve.