crederci è una scelta (la montagna del sapone)
Il segretario alla Difesa americana, Gates, dichiara che la soluzione della vicenda Afghanistan è molto di là da venire, ben oltre il 2011 previsto per il ritiro dall’Iraq: “impossibile fissare una data per il rientro delle truppe USA e NATO”. Anzi, la presenza contingenti occidentali nel paese è in continua crescita, come dimostra il fatto, per esempio, che il numero dei soldati italiani passerà a breve da 2.350 a 2.800, alla faccia di chi si ricorda dell’Unione Sovietica e di chi non crede alle pedine del Risiko. Ora, la mia domanda più che sincera è: perché le forze NATO e americana occupano l’Afghanistan? Io, a ben guardare, proprio non lo so. Stiamo ancora cercando Bin Laden e le centrali del terrorismo dopo otto anni? Stiamo cercando l’oppio cattivo e il fumo droghino? Abbiamo scoperto che ci piacciono moltissimo i levrieri? Quelle cazzo di grotte ci impediscono di vedere cosa fanno i terroristoni nel buio? Abbiamo fatto amicizia e ci è passata la nostalgia di casa? Oppure, oppure, chi lo sa. L’unica è provare a leggere tra le righe.
Un esercizio utile e parecchio fruttuoso, a parer mio, è quello di scorrere con attenzione le notizie in breve sui giornali, quelle da dieci righe nelle colonnine fitte fitte, e incrociare le informazioni con i fatti dati per assodati. L’esercizio, talvolta, è a dir poco illuminante.
In questo caso, leggo da un ritaglino che il Government Accountability Office americano, un ufficio dedito alla conta della roba, direi, comunica che l’esercito americano in Afghanistan nel quadriennio 2004/2008 ha perduto le tracce di circa 220.000 pezzi d’arma sul totale degli armamenti inviati e di circa 135.000 armi leggere donate alle forze afghane da ventuno paesi NATO, tra cui noi. Il che fa tonnellate e tonnellate di armi, roba da armarci tre eserciti giganteschi, magazzini interi, lunghe file di camioni e camioni tutti zeppi: in media – attenzione! – fa 250 pezzi d’arma perduti al giorno. Tutte queste armi sono state rubricate come “smarrite o rubate”. Ora: se le perdi sei un deficiente, se te le rubano sotto il naso sei cretino, se le dai ai nemici-che-poi-sono-amici sei stronzo. Delle tre, l’una. Riprendendo il titolo del post, crederci è una scelta e trarre le dovute conseguenze un esercizio di stile.
Io, nel frattempo, spulcio le notizie in breve in attesa del prossimo comunicato in cui dichiareranno di aver perduto degli uomini, tanti. Perché così sarà ancor più bello tirare avanti tutto il gioco all’infinito e continuare a prendere noi, tutti, per il culetto bello.