61.003
Erano 60.710 nel 2006, prima che un indulto rendesse evidente che le carceri stavano scoppiando e che non fosse disponibile alcun tipo di idea su come arginare la faccenda, e ora – a indulto avvenuto – i carcerati sono 61.003 (27 marzo, ultimo rilevamento). Ed è record: nella storia repubblicana mai così tanti ospiti nelle nostre carceri, accoglienti come certi sottopassi abbandonati. Quindi, indulto compreso, 25.000 nuovi detenuti negli ultimi trenta mesi: a Genova la densità è di sette persone in dodici metri quadri, a Bolzano dieci persone nella stessa metratura (e senza riscaldamento), a Bari cinque in nove metri quadrati, in Campania i carcerati in sovrannumero sono duemila, di cui 1.200 soltanto a Poggioreale (ovvero il cento per cento in più della capienza), in Basilicata hanno chiesto alla direzione penitenziaria di non inviare più nessuno. In sintesi, 17.826 persone sono recluse in carceri che, al massimo, ne conterrebbero 17.826 in meno. Il che significa che, al ritmo attuale, ai primi di giugno il sistema carcerario collasserà, perché i numeri faranno scoppiare i muri. E, stranamente, l’Emilia Romagna capeggia la speciale classifica dei sovrannumeri, con il 187% di detenuti in più rispetto alla capienza.
61.003 su sessanta milioni, è proprio il caso di dire che uno su mille ce la fa (e senza nulla dire sulla composizione della popolazione carceraria, perché qualche sospetto viene).
I motivi di questa indegna situazione? Tre: la legge Bossi-Fini sull’immigrazione (2002), la Fini-Giovanardi sulle droghe (2005) e la ex-Cirielli, ora figlia di nessuno, sulla recidiva (2006). Considerate le veolcità giuridiche italiane, questi tre mostri stanno generando ora gli effetti che qualcuno aveva più che previsto. E il dato sorprendente è che due detenuti su cinque sono dentro per fatti connessi alla criminalizzazione dell’uso delle droghe: tossici, dunque, non ‘ndranghettisti dediti alla raffinazione e allo spaccio, tanto per capirsi.
La situazione è agghiacciante, tanto quanto lo è chi, leggendo il giornale o ascoltando la tv, fa finta di non capire come mai la gente, in carcere, si uccida.