lettera di cambio (proverbi e locuzioni)
Dopo i libri e i film, la sfida è ora simulare il refuso nei proverbi, mi son detto. Cambiare una lettera e via, il significato è altrove.
Ci ho pensato e ripensato e me ne sono venuti solo due:
– una donna dai facili costumi prima o poi sarà ripagata con la sua stessa moneta: chi la dà l’aspetti
– colui che porta un frutto a nome d’altri non può essere punito per il suo gesto: ambasciator non porta pera.
E varianti. I miei amici saranno più intelligenti di me, mi son detto, e ne troveranno a bizzeffone. Sicuro. Il che è, ma il cambio di lettera nei proverbi è davvero difficile, direi. Forse è d’uopo allargare alle locuzioni in generale? E sia, anche le locuzioni d’ogni genere.
E qui la cosa si fa interessante, molto. Per esempio:
– detto filippino che ammonisce sulla venuta, prima o poi, della vendetta: rivedersi a Pilippi
– perdere in un sol colpo tutto il frutto della pesca: restare sull’ostrico
– essere irreperibili nel nord della Spagna: essere uccel di basco
– seccarsi miseramente: morire solo come un pane
– immaginare organizzazioni di spaccio di droga del tutto irrealizzabili: far cartelli in Spagna
– isolarsi in compagnia dell’ex assessore leghista di Milano: chiudersi in una torre Daverio
– avere una paura davvero irresistibile: tremare come una faglia
– acquistare ripetutamente lo stesso colore al colorificio: avere il verde solitario
– essere un bambino molto ricco cui hanno regalato un circo in miniatura: avere i Togni nel cassetto.
improvvida felina vegetariana:
tanto va la gatta al cardo, che ci lascia lo zampino
in vacanza a Parigi, anche con una donna brutta:
Parigi val bene una cessa
Provo con qualche proverbio.
– niente è più sbagliato che credere che nelle alte sfere (casa Sarkozy ad esempio) si vivano notti elettrizzanti: Carla canta e villan dorme
– favorisce possibili e fruttuosi incontri sentimentali, chi nella terza età cammina spesso all’aria aperta: finchè c’è gita, c’è speranza
– mai disperare, avendo in casa un felino giocherellone, se spariscono i gioielli: il gattino ha l’oro in bocca
– non ci sono politici peggiori di quelli italiani: il sonno della ragione genera nostri.
– proverbiali precetti (come “chi è senza peccato…”) a volte è giusto vadano scalzati dalle nostre abitudini: scagliando s’impara
– non fidarti della ristorazione dell’estremo oriente quando corrono brutte voci: se non è zuppa è can bagnato
– proverbio diffuso presso alcune comunità aborigene dedite all’antropofagia, di cui non è ancora del tutto chiaro il significato: sposa magnata, sposa fortunata
– sapersi accontentare non impedisce di osare, come fa chi inizia una collezione di mobili antichi pur non godendo di grosse disponibilità: meglio tarli che mai
– è preferibile fare un bel bagno caldo, piuttosto che uscire con chi non ci piace: meglio sali, che male accompagnati
– antica formula volta alla prevenzione degl’incidenti sul lavoro coniata dalla corporazone degli arrotini: ne uccide più la mola che la spada
– dei maschi sessualmente troppo attivi e intraprendenti, le femmine ne hanno fin sopra i capelli (anche tra i ruminanti, pare): non c’è bue senza tre
– meglio non legarsi a qualcuno con cui si ha a che fare solo per motivi di lavoro (coniato dal personale del 118): ogni fasciata è persa
Grandissimi.
E le canzoni? Butto il sasso.
Inedito dei Beatles, scritto da Lennon quando scoprì che avevano finito la ganja: Hemp! (I need somebody, hemp!)
Bellissima l’idea (Trivigante non fermarti!), fantastiche le applicazioni (siu hai superato te stessa).
Grazie, sono ancora seduto per terra a singhiozzare dal ridere!
@s|a
Approvato il sasso, prossimo giro le canzoni, affilate le puntine.
– rinchiudersi in sé stessi all’orientale: chiudersi a risciò;
– perdere tempo andando all’opera: prendere tosche;
– rischiare sulla pubblica piazza: mettersi in giogo;
– fare la figura dello scemo al gioco di carte: fare la figura del baccarà;
– accogliere gli ospiti in casa offrendo esperienze olfattive: fare gli odori di casa;
– fare una cosa ancor più inutile che scopare il mare: andare a scolare il mare.
*cappotta dalla sedia*
Demenza senile m’impedisce, ahimé, di comprendere sia “cappotta dalla sedia”, sia se è qui che vanno postate le canzoni ogm.
Confido nel rispetto dovuto alle vecchiette e mi butto…
– pensiero della moglie, di fronte all’ormai irrimediabilmente sformato e inerte marito, mentre in TV passa “Pretty Woman”: “Whish you were Gere”
– rifiuto del dipendente del reparto maschile di un salone unisex all’ennesima richiesta di dare una mano in quello femminile: “Non fono una signora”
– il massimo dell’esotismo leghista: “La pianta del pè”
– maestra incapace di suscitare interessi nei propri alunni: “La pocomotiva”
– raccolta di pensieri sull’eterno tema della guerra: “Strangers in the fight”
– il prezzo dell’omertà: “The Pound of Silence”
– appuntamento fra amiche fanatiche della dieta: “Eravamo quattro alici al bar”
– rivista dedicata agli amanti della pesca: “Lenza fine”
– manuale sulle strategie di mercato: “Finchè la marca va…”
– preoccupazione del telespettatore italiano medio dopo l’inattesa chiusura del Bagaglino: “Cerco un centro di grevità permanente”
– film di successo del filone catastrofista-incendiario: “Burn in the U.S.A”
– uno dei tanti esempi dell’arte di arrangiarsi in tempo di guerra: “Sapone di sale”
– quando crolla il tetto: “Il cielo in una Standa”
– quel che ogni Nazione crede di essere nel quadro dell’equilibrio internazionale: “L’ombilico del mondo”
– a volte i pargoli hanno comportamenti non proprio irreprensibili…: “Attenti al pupo”
– …specie se provenienti da famiglie molto altolocate: “Attenti al Lapo”
mi tocca, mio malgrado perché mi tengo a malapena, frenare l’afflato e rimandare di poco il cambio di lettera sulle canzoni (grazie Siu!): arriva a breve post apposito, in cui sbizzarrirsi. Che meraviglia essere superato dai commenti, il sogno di ogni bloggatore: grazie.