capire la lirica dai sepolcri
Non è una novità per me: dai sepolcri si capiscono moltissime cose. Tra queste, non ultima, anche la lirica. E senza essere intenditori.
Oggi, per il nuovo corso interattivo di trivigante.it “Capire le cose dai sepolcri”, ci avventureremo nel mondo misterioso della musica lirica. La musica lirica, sia detto per i non avvezzi, è quella musica in cui l’azione scenica si accompagna alla musica, appunto, e al canto. E non solo: il canto, di suo, è del genere che di solito non si capiscono le parole ed è proferito con enfasi tragica e tonante, preferibilmente da persone parecchio sovrappeso. Gli argomenti, solitamente, spaziano dall’amore alla morte, meglio se entrambi e nello stesso drammatico istante, passando per fantasmi, struggimenti, tradimenti, duelli e costumi davvero eccezionali. Che sia Egitto o Germania, sempre di amore e morte si parla.
Fatto il preambolo, si passi dunque all’oggetto di questo mini-corso: le due maggiori cantanti soprano di sempre, Renata Tebaldi e Maria Callas. Come comprendere le differenze artistiche, caratteriali, tecniche, umorali delle due stelle della lirica? Ovvio, dai rispettivi sepolcri.
Vediamo come.
A sinistra, la tomba della Callas, sepolta a Parigi nel cimitero delle stars, in un loculino per defunti cremati in sontuosa compagnia. |
La tomba della Callas, a guardar bene, è una placca commemorativa apposta dagli appassionati in memoria, poiché narra la leggenda che le ceneri furono smarrite o, forse, disperse nell’Egeo (poca gioia ha dell’urna chi non lascia…). La tomba neoclassica della Tebaldi, invece, solidamente a forma di comodino ruspante, troneggia nel cimitero di paese a significare il ricco matrimonio con un industriale del prosciutto locale, solido e concreto. La Callas morì trent’anni prima della Tebaldi, divorata da infiniti malesseri, storie amorose finite in rovina, mal di stomaco inenarrabili e depressioni sempre dietro l’angolo. La Tebaldi, pur sempre diva, meno bizzosa e sensibile, fu più diretta e misurata: Parigi e Parma, appunto.
La Callas morì sola, con una dama di compagnia e qualche autista (che, pare, le fregò pure i gioielli), Onassis se ne era ito da un bel po’ e gli ammiratori pure, e qualcuno pensò di cremarne il corpo. La Tebaldi si ritirò dalle scene ancora in grande forma, fece la signora per trent’anni e ricevette riconoscimenti continui, attorniata da una famiglia numerosa. La Callas, all’apice del successo, fu la stella di Milano, la Tebaldi di Napoli: veloce e crudele la prima città (vedi loculo e cremazione), borbonica e sontuosa la seconda (vedi mausoleo e tumulazione).
Maalox contro prosciutto cotto.
Se la cremazione e la conservazione delle ceneri è un rito tutto sommato più civile e raffinato, da cui si desume peraltro la superiorità tecnica della Callas almeno negli acuti più estremi, la tomba di famiglia a cappella denota più rigore e formazione, meno eccessi ma – spesso – più sostanza, espressi ovviamente anche nel bel canto.
Naturalmente potrei proseguire a lungo con le differenze emotivo-tecnico-stilistiche tra le due cantanti, tutte desunte dalla forma sepulchrorum, ma il concetto è ormai chiaro: molti significati stanno in “un sasso / che distingua le mie dalle infinite / ossa che in terra e in mar semina morte”. E tra cremazione e tumulazione c’è una differenza enorme, nella quale sono visibili differenti concezioni dell’esistenza. Se, dunque, apprezzate le regole e il prosciutto cotto genuino, piuttosto che le meteore e il caviale, sapete da che parte stare (e cosa ascoltare).
La prossima dispensa di “Capire le cose dai sepolcri” la trovate in edicola, con il primo pezzo del sepolcro di Nabucodonosor da montare.
No, grazie, aspetto che esca il numero con il primo pezzo della soffitta di Bohème.
Preferirei una bottiglia Nabucodonosor, sinceramente.
è possibile una qualche forma di abbonamento?
Ma che lettori bizzosi… Che ne dite di una bella spugna da mare con su la faccia di Ossian o nella variante danza macabra con omini-lego?
CI SONO TANTE IMPRECISIONI: LA TEBALDOI NON SI E’ MAI SPOSATA NE’HA MAI AVUTO FIGLI. bARBIERI QUINDI NON E’ IL COGNOME DEL MARITO MA DELLA MADRE DI RENATA, GIUSEPPINA BARBIERI, SCOMPARSA NEGLI ANNI ’50. LA FAMIGLIA NUMEROSA LA TEBALDI NON L’HA MAI AVUTA: ERA FIGLIA UNICA…INSOMMA, PRIMA DI SCRIVERE, DOCUMENTIAMOCI MEGLIO..
Accidenti, sgamato proprio ora che – per la serietà del post – stavo per essere pubblicato su “Lancet Lirica” e sulla “Sepluchrorum Scientific Revue”… Ora non mi inviteranno nemmeno al Regio di Parma a tenere una lectio magistralis sulla biografia della Tebaldi, maledizione. Una carriera stroncata sul nascere.
Grazie per le tue osservazioni, su cose che ho e che non ho scritto. Ma perché urli?
Che dire due grandi artiste ma una sola era Divina anche se aveva una “brutta voce” come diceva Serafin all’ascolto si resta estasiati cè tutto nei suoi personaggi e nelle sue incisioni a parte Mozart che fà ridere i polli!
Parlo delle arie di donna Anna in mi tradi quell’alma ingrata è valida.
Massimo da Perugia
E cmq x la cronaca la Tebaldi era lesbica di gran classe ma lesbica!
Sia chiaro non ho niente contro le lesbiche!