la torta del professor Cornelius
Nel 1925 Thomas Mann scrisse un racconto intitolato “Disordine e dolore precoce”, nel quale racconta una giornata di una famiglia borghese, i Cornelius, negli anni della crisi economica dopo la prima guerra mondiale e durante la Repubblica di Weimar. Mann descrive un interno borghese che, condizionato dalla follia economica di quegli anni e dall’iperinflazione del marco, subisce un radicale abbassamento degli standards e della qualità di vita: l’erosione del reddito costringe la famiglia a economie su ogni fronte e, di conseguenza, poiché costringe a vivere alla giornata con l’ansia dell’insolvenza, modifica l’atteggiamento e la disposizione di ogni componente della famiglia.
La casa, racconta Mann, è disseminata di oggetti rotti: il lavello è rotto da due anni ed è impossibile farlo riparare, poiché l’iperinflazione ha reso inaccessibile l’acquisto di pezzi di ricambio e di lavori di manutenzione. Le scarpe del professor Cornelius, un tempo di morbido cuoio, ora sono di “ghisa colata” e, anche potendo, sarebbe ora impossibile utilizzarle per un ballo. Via via che la realtà si trasforma e perde i propri contorni, i valori di un tempo si dissolvono: guadagnarsi una laurea e costruire una famiglia, alla luce della crisi economica, costringe la famiglia borghese, in sostanza, a replicare il destino che apparteneva, una volta, al ceto medio. Non a caso, il figlio del professor Cornelius non coltiva ambizioni di alto grado, bensì desidera per sé una carriera da attore famoso.
La trasformazione economica familiare viene spiegata da Mann, tra l’altro, con la metafora della torta: “Il professore manifesta un certo punto d’onore borghese. Vorrebbe che, dopo l’insalata russa e dopo le tartine di pan nero, vi fosse una torta, qualche cosa di analogo a una torta”. Con la recessione, la famiglia Cornelius è stata costretta, nel tempo, a sostituire agli ingredienti consueti per una torta una serie di surrogati dolciari sempre più economici: “Un dolce, preparato con una di quelle polveri che si comprano ora e che han sapore di mandorle e sapone”. Come il professore, “la signora Cornelius ora pensa alle uova (…), le uova da seimila marchi”. Un sogno.
Alla degenerazione della qualità della torta si accompagna la degenerazione del senso di realtà, la riduzione delle aspettative e dei desideri, il contenimento delle prospettive: al reale si sostituiscono le illusioni, il vagheggiamento della conquista di una vita ricca e favolosa, piena di torte fatte in casa con ingredienti genuini, una vita che non risenta del declino economico e civile. L’iperrealtà dopo l’iperinflazione. Oggi il figlio del professor Cornelius vorrebbe, probabilmente, partecipare al Grande Fratello o avere il Presidente del Consiglio alla propria festa di compleanno. E alla Repubblica di Weimar seguì ciò che sappiamo.
E oggi? mi chiedevo questa mattina. Io da tempo ho smesso di comprare la carne dal macellaio, perché troppo cara, e la compro al supermercato. Poi ho smesso di comprare certi tagli per prendere pezzi dal prezzo meno esoso. Poi sono passato ad acquistare carne di animali meno pregiati, dal manzo al maiale, dal vitello al pollo, gradatamente diminuendo il consumo di carne. Non che sia un male di per sé, diminuirne il consumo, ma intravedo già gli scalini inferiori di questo percorso: gli hamburger e la carne surgelata. Surrogati. Mangiando carne che sa di pesce, coltivo l’illusione della ripresa economica pur sapendo che saranno gli amministratori delegati a coglierne i frutti: gli stessi, peraltro, che ai surrogati non hanno mai dovuto cedere.
A proposito di iperrealtà, cosa avrebbe detto Mann se avesse conosciuto la Cameo? Basti citare la descrizione delle loro torte: “Torte raffinate e ricercate per gustare sapori inusuali. E soprattutto per chi vuole stupire i propri ospiti”.
Il surrogato della fantasia in cucina unito alla realtà della merda.
(Thomas Mann, Disordine e dolore precoce, Milano, Mondadori, 1972, pp. 139-182).