le allegre nonché inutili guide di trivigante.it: Libarna
Esiste una città dimenticata per millecinquecento anni, poggiata su una rupe in alto su un fiume, una volta centro di commercio e di scambio lungo una via importante, ricca di fontane, sorgenti e pozzi, con una larga piazza e un teatro di dimensioni imponenti. Ciò nonostante, dimenticata.
Per arrivarci, bisogna andare a Serravalle Scrivia, luogo ricordato più per le fughe di Coppi verso Sanremo che per la bellezza intrinseca, schiacciato tra la montagna e il fiume, ovviamente lo Scrivia, e come se non bastasse affettato a metà da rispettivamente: la statale dei Giovi, la ferrovia Milano-Genova e, non ultima, la A7, agghiacciante corridoio che travolge vita e persone.
In ben altra posizione, sul fiume e circondata da colline come detto, stava la città dimenticata: Libarna. Fondata nel III secolo a. C., prima ligure e poi romana, fu fiorente grazie alla via Postumia, vi si facevano le ceramiche e i mattoni, si coltivava la vite e si allevavano le bestie, si ergevano templi dedicati a Ercole e si rappresentavano le commedie e le tragedie in voga nell’anfiteatro a capofitto sul fiume.
Fu una città importante, finché non giunsero i barbari dopo sette secoli di onorata attività cittadina, e nel 452 fu abbandonata. E non esisteva ancora Forza Italia. Gli abitanti la smontarono fino alle fondamenta e riutilizzarono le pietre per costruire Serravalle Scrivia. Poi se ne dimenticarono.
Durante i lavori per la Regia Strada, ora dei Giovi, emersero reperti, fondamenta, mosaici e statue, ma c’era la strada da fare perché il Regno aveva fame di vie di comunicazione, e così furono scavati i quartieri verso il fiume, il resto giace tuttora sotto l’asfalto oppure ancora non sottratto alla terra. Il Re, che desiderava cocci per il lustro del regno, si portò tutti i reperti a Torino, per abbellire la capitale. Nonostante ciò, la città si mostra per quello che era: ricca e grande, con l’anfiteatro lungo sessantacinque metri, un foro di dimensioni ragguardevoli, case spaziose e aperte, vie dritte e larghe, e – soprattutto – bella di una posizione sospesa tra collina e fiume.
Ancora oggi, a visitarla tenendo rigorosamente le spalle all’autostrada, alla ferrovia e alla camionale, facendo finta che non esistano, restituisce un’atmosfera irreale e quieta, affascinante spoglia di ciò che abbiamo scartato e dimenticato, nascosta dalla neve d’inverno e soleggiata e boscosa d’estate. Bellissima a vedersi e commovente nella sua solitudine.
Che meraviglia, questo paesaggio mi attrae come una calamita; forse perchè agli antipodi esatti di villecertose, palazzigrazioli e bubboni purulenti vari da disintegrare con la bomba atomica… Ma poi, probabilmente, no: proprio di suo.
Grazie Trivi.
Cara Siu, Trivigante è in assoluto la miglior “Guida vivente alle località minori meravigliose” che io conosca. Sa fare decisamente bene il suo mestiere: individuarle, conoscerle, scoprirle e poi svelarle.
Utile un ripassino nella sezione “Le guide” (sotto “cose”, dalla barra in alto), tutta goduria.
Grazie Trivigante, il viaggiatore che io vorrei essere!
Voi siete molto generosi, grazie. Per fortuna fare le guide è davvero facile, i luoghi-da-guida parlano da sé, basta metterli lì e fanno tutto il lavoro. Da soli.