1986: la politica atomica di Israele
Oppure, la politica israeliana nei confronti dei dissidenti: il caso Mordechai Vanunu.
Vanunu era un tecnico nucleare israeliano e nel 1986 rilasciò un’intervista al Sunday Times mentre si trovava a Roma, nella quale spiegò che Israele, in quel momento, possedeva almeno duecento testate nucleari e che stava lavorando allo sviluppo di bombe all’idrogeno.
Sia chiaro che, allora, a meno di essere un dirigente del governo israeliano o un alto papavero americano, nessuno aveva idea che Israele stesse perseguendo un piano di armamento atomico così imponente. E, anzi, nessuno aveva idea che Israele avesse una qualunque politica atomica. Ovviamente l’intervista destò scalpore e gettò scompiglio.
Ma non ce ne fu il tempo: Vanunu fu rapito a Roma dal solito Mossad prima dell’uscita dell’articolo (evidentemente con il beneplacito dei servizi italiani, come nel caso Abu Omar per la CIA), processato in Israele in segreto e condannato a diciotto anni di prigione, di cui dodici in totale isolamento.
Perché Vanunu decise di parlare, a scapito della propria vita e pagando un prezzo altissimo? Così rispose:
“Decisi di far sapere al mondo intero ciò che tramavano nel più grande segreto. E inoltre, volevo anche impedire che gli israeliani utilizzassero le bombe atomiche, al fine di evitare una guerra nucleare in Medioriente. Volevo dare un contributo per portare la pace in questa regione. Dal momento che Israele deteneva già armi superpotenti, esso poteva fare la pace: non doveva più temere una qualche minaccia palestinese, né araba, perchè possedeva tutto l’armamento necessario alla propria sopravvivenza”.
Nel 2004 fu rilasciato, dopo aver scontato i diciotto anni fino in fondo, con un pesantissimo restringimento delle libertà personali: non può possedere un telefonino, non può espatriare, non può collegarsi a internet, non può avere contatti con individui non israeliani. Come se non bastasse, nel 2007 è stato arrestato di nuovo con l’accusa di aver tentato di espatriare in Cisgiordania. Che sarebbe, come dire?, sotto controllo israeliano.
Al tutto si aggiunga che ha pure avuto la malsana idea (per un recluso in Israele) di convertirsi al cristianesimo, cosa per cui ha pagato ancora.
Nel 2005, Mordechai Vanunu ha rilasciato un’intervista nella quale spiega le proprie ragioni a una giornalista di Voltairenet, ed è davvero un’intervista molto interessante a un uomo integro e coraggioso, ormai solo e disprezzato, senza più nulla da guadagnare, che ha però molte cose da dire: qui il testo dell’intervista tradotto in italiano.
Trivigante, ancora una volta, si toglie il cappello di fronte a persone come Mordechai Vanunu.