failed states 2009
E’ uscito il rapporto 2009 di Foreign Policy e The fund for peace sulla condizione dei paesi del mondo, ovvero l’Indice di fallimento di uno stato (Failed States Index Scores 2009). Sulla base di dodici macro-indicatori, sociali, politici ed economici (per esempio, la presenza di rifugiati, lo sviluppo dell’economia, la forza delle istituzioni, la diffusione dei servizi pubblici, il rispetto dei diritti umani, l’incidenza e il ruolo di altre nazioni negli affari interni, i dati demografici etc.) viene stilata una mappa aggregata della condizione di ogni singolo stato, raggruppato in quattro categorie a seconda della condizione di rischio.
L’aspetto più interessante del rapporto è la tabella riassuntiva, che permette di ordinare i paesi del mondo secondo ognuno dei dodici macro-indicatori: ad esempio, considerando il progressivo deterioramento dei servizi pubblici, è interessante sapere che veniamo ampiamente prima della Groenlandia, Singapore, la Corea del Sud e il Qatar. Oppure che, considerando i dati che riguardano la complessiva delegittimazione dello Stato, siamo messi decisamente peggio del Cile e appena sopra l’assurda Polonia.
Niente di nuovo o di sconvolgente, d’accordo: diciamo che – in generale – sono cose che si intuiscono in qualche modo. Il punto, secondo me, è questo fastidioso atteggiamento che abbiamo noi italiani di considerarci sempre e comunque primo mondo (Craxi e la quinta potenza mondiale, ancora lì siamo), cosa che con evidenza non è, visto che la forza economica è solo uno degli aspetti, e nemmeno il più rilevante.
Eccolo, il primo mondo: Norvegia, Finlandia, Svezia, Svizzera, Irlanda, Danimarca, Nuova Zelanda, Australia, Olanda, Austria, Lussemburgo, Canada, Groenlandia, in ordine. In caso di espatrio, meglio saperlo.