la neve e la pioggia non fermano i corrieri sulla via reale
Dario I di Persia fece costruire nel quinto secolo avanti cristo la via reale di Persia: 2699 chilometri da Persepoli a Sardi, capitale del regno di Lidia, in Asia minore, oggi Turchia. Riprendendo tracciati più antichi, unificò le strade esistenti e ne creò di nuove, così che dalla capitale Persepoli si raggiungeva agilmente Babilonia, poi Ninive e poi le coste del mediterraneo, intersecando l’importante via della seta.
A una media di trenta chilometri al giorno, ovvero la media del pellegrino e del commerciante, occorrevano novanta giorni per compiere il percorso. Racconta però Erodoto, che la via reale la percorse tutta, che i corrieri persiani, a cavallo e con il metodo della staffetta, data l’ottima qualità della strada, riuscivano a compiere tutto il tragitto in nove giorni, riportando al re persiano importanti dispacci o ambascerie. Oppure, accadeva anche questo, il messaggio – nelle zone montuose attraversate dalla strada – veniva gridato di staffetta in staffetta, accelerando i tempi.
Il che mi riporta a un altro racconto che mi è stato fatto: il re degli Inca, che risiedeva a Cuzco, aveva sulla propria tavola ogni giorno delle ostriche fresche di giornata. Come? Era in funzione uno strepitoso sistema postale che copriva buona parte del paese, ed era costituito da uomini che di corsa, anche qui con il sistema della staffetta, coprivano molto velocemente ciascuno brevi distanze (sei/nove chilometri). Giova sottolineare, a questo proposito, che gli Inca non conoscevano il cavallo, non utilizzavano la ruota per i trasporti e, non bastasse, che Cuzco dista 440 chilometri dal mare e che è a 3399 metri sul livello del mare.
Altro che cibo a chilometro zero…
Tornando a Erodoto, racconta nelle sue Storie che “non c’è nulla al mondo che viaggi più veloce di questi corrieri persiani, (…) Né la neve né la pioggia, il caldo o il buio della notte impediscono loro di portare a termine il loro compito con la massima velocità”.
E cosa c’è scritto all’entrata dell’Ufficio postale principale di New York? Questo: “Neither snow nor rain nor heat nor gloom of night stays these couriers from the swift completion of their appointed rounds”. A me a volte non arriva la posta da Milano…
La via reale divenne leggendaria e proverbiale, i romani stessi la utilizzarono secoli dopo, quando si trovava ancora in ottime condizioni, a tutt’oggi a Diyarbakir, in Turchia, esiste un ponte che testimonia la grandezza di quella strada infinita.
A dar ragione della grandezza della Persia e dei suoi re, basti l’ultimo aneddoto: quando Alessandro Magno nel 330 a.C. saccheggiò Persepoli, secondo quanto racconta Plutarco, usò ventimila muli e cinquemila cammelli per trasportare il tesoro della città reale. Usando, ovviamente, ancora una volta la via reale.
Faccio notare: QUINTO SECOLO a.c.
Poi mi domando se, quindi, il generale della GdF che si fa portare a Cortina le ostriche fresche usando l’elicottero di servizio non sia un ammiratore della “grandeur” inca?
Grazie Trivignate, post affascinante!
Mi unisco a Gnappolo: un post in cui venga coinvolto Erodoto e’ sempre un piacere, e’ una delle letture migliori che abbia mai fatto.
Non sarebbe bello organizzare un viaggio su quel che resta di questa antica via? Una specie di cammino di santiago “laicista”!
Ringrazio anch’io Trivigante, per l’ottimo post.
A proposito del quale, e tanto per farne una modica quantità di uso personale, aggiungo che mi ha fatto non solo riandare con la mente all’Uzbekistan, dove l’altr’anno avevo percorso un trattino di via della seta, ma sconsolatamente anche con gli occhi alla pianta di cotone che, ecco il busillis, mi sta miseramente crepando: i semi li avevo presì là, in un campo di cotone (e dove se no…), l’ncredibile è che una volta piantati qua erano anche sbocciati, creandomi una micro-piantagione che per mesi e mesi è stata sana e rigogliosissima, una roba che strabuzzavo gli occhi ogni volta che la vedevo.
Però da qualche settimana si è stecchita, ha perso quasi tutte le foglie, sembra “più di là che di qua”… boh, non so cosa fare, ad esempio se continuare a bagnarla.
Ci vorrebbe qualcuno che sa di botanica, e mi dica se metterci una croce sopra o se invece è normale, come certi alberi, che poi a primavera rinascono… (su richiesta fornisco foto, prima e dopo).
Fine dell’uso privato, scusate.
Bella l’idea di grandesacchetto, provare ad essere turisti sulle vie dei corrieri antichi(ssimi).
Ovviamente ci vorrebbe la giusta derivazione spazio-temporale (la velocità) per andare a velocità simili ai 12.5 Km/h di media dei corrieri persiani: troppo lenta nel caso pedonale del fare il “pellegrino” tipo Santiago o Francigena; troppo veloce, inquinante e ingombrante oò mezzo a 4 ruote. Forse per non andare proprio a cavallo, si potrebbe pensare alla bici (per restare sostenibili), o alla Vespa. Pretendendo qualche ora di sosta per godere del paesaggio e di altre per adeguato sonno si scenderebbe ad una media di 100Km/giorno. SI-PUO’-FAREEE!