Serra e l’iperbole di ritorno
Michele Serra su L’Espresso tiene una rubrica nella quale fa largo uso dell’iperbole. Oh, prima di tutto, io mica leggo lespresso. Ci tenevo a chiarire. Tornando a Serra, nella sua rubrica utilizza con costanza un espediente retorico a prova di bomba: l’iperbole. Ovvero, da un pretesto qualsiasi costruisce un elenco di punti uno più paradossale dell’altro nei quali inventa situazioni irreali concatenandole in un climax, e l’effetto comico di solito viene da sé. Collaudatissimo fin dalla notte della retorica.
Comunque, questa settimana il pretesto iniziale è la tecnologia 3d e il cinema iper-teconologico, e lo svolgimento è una rassegna immaginaria delle future innovazioni in campo cinematografico per stupire gli spettatori: prolunghe nasali per percepire gli odori e roba così. Insomma, tutta ‘sta pappardella per dire che questa settimana ha decisamente azzeccato il finale. Eccolo:
“Da tempo a Hollywood si vocifera del tentativo di superare perfino il 3D grazie a una tecnologia sbalorditiva, il ‘real movie’. In gran segreto, negli studios della XVII Century Fox, si sta tentando di mettere in scena il più popolare tra i drammi scespiriani con attori in carne e ossa che recitano davanti agli spettatori. Uno speciale schermo, detto ‘sipario’, si apre per consentire l’ingresso degli attori, che recitano Shakespeare in costume d’epoca, abolendo il tradizionale proiettore. “È impressionante”, dicono i pochi fortunati che hanno potuto assistere alle prove, “sembra di essere a teatro”. L’unico problema è che il ‘real movie’ può essere programmato solo in una sala per volta”.
L’avevo postato anch’io: la chiusa l’ha azzeccata alla grande, è vero.
Non ho mai letto in vita mia lespresso (a parte due dossier del 1984 su Gelli e la P2 che mi ha regalato, fotocopiati, un amico anarchico di Madrid che cerca continuamente di convertirmi alla causa), ma da qualche settimana lo compro per i dvd di Paolini. Poi basta.