23 marzo 1944
Ancora una volta è l’anniversario dell’attacco di via Rasella. E domani lo sarà dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.
E ancora una volta è il caso di ricordare. Che poi, tocca ogni anno ricordare le stesse cose, ripetere le stesse cose a chi non ha nessuna voglia di saperlo o di essere giusto, tocca ripetersi ancora e ancora, senza capire bene perché sia il caso di ripetersi. O meglio: tocca fare i conti con l’insistenza “che è tipica di chi sa che mente e che la menzogna a furia di battere può passare per verità“, per citare Carla Capponi.
E allora, se bisogna ripetersi, tanto vale farlo davvero: ripropongo anche quest’anno una bellissima intervista del 1994 a una delle protagoniste dell’attacco, Carla Capponi appunto, per rifare il punto, sempre quello, sulla questione di via Rasella e sulla rappresaglia nazista. Vale la pena rileggersela, a parer mio. Almeno una volta l’anno. Eccola qui.
Resto basito, come ogni anno, dalla sfrontatezza di alcuni e dalla assoluta mancanza di senso in chi, e non sono pochi, punta il dito contro l’attacco partigiano e non si accorge della mostruosità dell’idea stessa di rappresaglia, per non parlare della rappresaglia in concreto. Ma tant’è. Tocca farci i conti quasi tutti i giorni.
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Aggiuntina delle 18.55
Domanda: ma perché Napolitano e tutti gli amici belli commemorano l’eccidio delle Fosse oggi? E’ perché domani è sabato e hanno da fare? E’ perché le scuole il sabato non ci vengono? O forse ha a che vedere con shabbat? Come che sia, non afferro.
Ricordare. Con la spina del cervello e del cuore ben inserite. Non stancarsi mai. Ricordare.
Nel senso anche di ripristinare, di quegli avvenimenti, la radice, la sostanza, l’essenza.
Tenere viva la loro verità. Perchè ne abbiamo il sacrosanto dovere. E per tentare di arginare il pericolo che si ripetano, che tutto ci manca fuorchè le prove di quanto l’auspicio sia ben lontano dal luogo comune.