crisi economica e suicidi: è allarme? (o del cinismo di molti)
Come tutti, scorro i giornali e non c’è giorno o quasi nel quale non si lanci l’allarme: in aumento i suicidi legati alla crisi economica. Più si fa feroce, più le persone soffrono e, alcune, giungono alla decisione di farla finita. Percorso logico plausibile e per questo propugnato con larghezza. Ma è vero? mi sono chiesto, da ultimo degli ignoranti. Sebbene l’argomento paia cinico, io penso non lo sia nella misura in cui si cerca di comprendere la realtà con onestà o – meglio – di stabilire quale sia la realtà, senza entrare per nulla nel merito delle decisioni individuali e finché si cerca di essere rispettosi della sofferenza altrui, individuale. Io vorrei capire, qui, se è in atto un fenomeno collettivo, con i miei pochi mezzi e con l’aiuto di chi queste cose le studia.
Il cinismo, come ho avuto modo di verificare, sta altrove.
Repubblica apre ieri con il titolo: “Altri tre suicidi per motivi economici” ed esordisce con “Altre tre vittime della crisi. Oggi si sono tolti la vita un imprenditore e due disoccupati. La macabra contabilità registra un suicidio in Lombardia e due in Campania” parlando di “strage silenziosa“. Il presidente della CGIA di Mestre invoca, addirittura, il presidente Napolitano perché intervenga per far fronte alla moria. Gli interventi si sprecano. Di Pietro, con la consueta grazia, sostiene che: “Quelle persone che si suicidano il presidente Monti le ha sulla coscienza” e qui ci vorrebbe un discorso a parte, un’altra volta magari. Vista la levata di voci si direbbe di essere nel pieno di un’ecatombe. E’ così?
Stando ai numeri, che – lo ripeto – nulla hanno a che fare con le tragedie individuali, le persone che si sono suicidate per motivi legati alla situazione economica sarebbero, a ieri dall’inizio dell’anno, trentotto. Almeno a quanto risulta dalle indagini, per quanto sommarie, della Polizia relativamente ai presunti moventi.
L’unico modo per comprendere, va da sé, è rifarsi ai dati degli anni precedenti. E il modo migliore è riferirsi all’autorità nel campo: l’Istat. Il quale, giustamente, occupandosi di statistica si occupa anche di questioni difficili, come la morte. Perché un conto è ciò che è individuale e un conto ciò che è collettivo.
L’Istat, con tutte le difficoltà del caso, certifica che nel 2010 (il dato più recente disponibile) i suicidi sono stati poco più di tremila, di cui 187 legati a motivazioni di carattere economico (vale sempre la valutazione della Polizia). Il che porta a una media numerica di 0,51 suicidi al giorno per motivi economici. Nel 2009, i suicidi sono stati poco meno di tremila di cui 198 per le ragioni dette; numeri simili (media 0,54) all’anno successivo.
Confrontando con i dati attuali del 2012, risulta che a oggi la media annuale è di 0,29 suicidi al giorno per motivi economici, ossia poco più della metà degli anni scorsi. Diminuiscono. Il che fa dire, giustamente, a Stefano Marchetti, responsabile della ricerca sull’argomento per l’Istat, che “ogni gesto estremo, come quelli che le cronache recenti raccontano, nasconde una tragedia umana e impone il massimo rispetto. Ma è difficile affermare, a oggi, che vi sia un aumento statisticamente significativo dei suicidi dovuto alla crisi economica. Temo che si stiamo facendo affermazioni forti, senza robuste evidenze scientifiche“. Non solo l’Istat certifica questi dati, anche l’Eures concorda con un rapporto molto interessante che scandaglia a fondo ciò che sui giornali viene liquidato banalmente come suicidio, testimoniando per esempio come siano in aumento i casi tra i disoccupati. Perché è vero che i numeri attuali non costituiscono un allarme sociale rispetto agli anni precedenti, anzi sono in forte calo rispetto agli anni novanta, ma è altrettanto vero che le difficoltà economiche e la mancanza di lavoro colpiscono i soggetti più a rischio e indifesi.
Guardare agli altri paesi europei, inoltre, offre qualche chiave di lettura in più: se in Italia il tasso di suicidio è di cinque ogni centomila abitanti, in Finlandia – paese noiosissimo ma con un robusto stato sociale – il tasso è più che triplo (18,2), in Germania – che ci ossessiona con lo spread perché loro sì che lavorano – il doppio (9,7), in Francia il triplo (15,2).
Nessuna evidenza scientifica, dunque, dell’allarme di questi mesi. E’ cinico dirlo? O forse è cinico, invece, farne titoli su titoli a effetto per vendere delle copie in più? O forse è ancor più cinico inventarsi fenomeni allarmanti senza preoccuparsi delle conseguenze: “Studi epidemiologici internazionali dimostrano con certezza che le notizie dei suicidi da crisi economica, se presentate in modo sensazionalistico, inducono altri suicidi, innescando un pericoloso ‘effetto domino’”, dice Claudio Mencacci, che non è uno qualsiasi ma il direttore del dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano.
Ecco dove sta il cinismo, Napolitano dovrebbe andare nelle redazioni dei giornali e dei tg, o in Parlamento, altroché. Perché è lì che stanno i cinici davvero pericolosi.
Caro, carissimo Trivigante!
In questi giorni di mediatico allarme mi sono posto anche io esattamente la stessa domanda: è così? Davvero c’è più gente che si ammazza per la crisi o è una nuova vena d’oro per vendere i giornali? ricominciamo con la sars-suina-aviaria-ebola?
Ebbene, mi hai risparmiato la fatica e ti ringrazio, ancora, per la tua minuziosa indagine.
Come sempre, i morti sulla coscienza ce li abbiamo un po’ tutti, nessuno escluso (prontooo… DiPietro?!).
Molto probabilmente i suicidi termineranno attorno a giugno. Quando cioè ricominceranno gli sbarchi di clandestini. O i furti nelle ville. O le aggressioni di cani randagi.
Avete notato come siano aumentate esponenzialmente le morti sui “campi di gioco”?
Dici bene Trofimov! Non ci fosse di mezzo il calcio, sarebbe un motivo sufficiente perche si avviasse una campagna per l’abolizione dei campi di gioco…
Beh,anch’io come Gnappolo e Trivigante mi stavo ponendo la questione e stavo perfino pensando a scriverci qualcosa e uscire dalla mia catalessi scrittoria.
Hai ragione Trivigante, puro cinismo e direi anche molta pigrizia intellettuale infestano quotidiani e televisione e molto altro. Quasi quasi ci faccio un post. (sarebbe ora).
Hanno fatto la stessa cosa con i sassi sulle autostrade
Post e parole sacrosante, approvo in pieno.