quante armi avete pagato l’anno scorso?
Dite la vostra banca e l’oracolo vi dirà quante armi avete pagato l’anno scorso.
Siete correntisti di Paribas-BNP-BNL? 1.461 milioni di eurini in esportazione di armi all’estero, l’anno scorso. Ma solo verso paesi NATO, come assicurano dalla direzione. Ah, beh.
Intesa San Paolo? 851 milioni (più 87 milioni della Cassa di La Spezia, posseduta) in programmi intergovernativi di riarmo, ovvero vi siete comprati il carrello del bombardiere europeo. Mezzo. Ma non preoccupatevi, infatti l’amministratore delegato di Intesa San Paolo due anni fa aveva dichiarato: “per dare una risposta significativa a una richiesta espressa da ampi e diversificati settori dell’opinione pubblica che fanno riferimento a istanze etiche (…) sospenderemo la partecipazione a operazioni finanziarie che riguardano il commercio e la produzione di armi e di sistemi d’arma pur consentite dalla legge 185/90”. Infatti.
Unicredit, forse? 607 milioni di euro, di cui un po’ sono vostri.
Vi piace l’estero e date i vostri soldi a Deutsche Bank? 776 milioni. Societé Generale? 431. Natixis? 242.
Vi sentite al sicuro perché avete depositato il gruzzoletto in Antonveneta o Banco di Brescia? 217 milioni la prima e 208 milioni la seconda. Il gruppo Ubi (Unione Banche Italiane) a fine 2007 stabilì che “ogni banca del gruppo dovrà astenersi dall’intrattenere rapporti relativi all’export di armi con soggetti che siano residenti in Paesi non appartenenti all’Unione Europea o alla Nato (…) che siano direttamente o indirettamente coinvolti nella produzione e/o commercializzazione di armi di distruzione di massa e di altri sistemi d’armamento quali bombe, torpedini, mine, razzi, missili e siluri”. I fuciletti valgono e le pistolette pure.
E a valanga: Banco di Sardegna (63 milioni), Banco di san Giorgio (30 milioni), Banca popolare commercio industria (22 milioni), Banca Valsabbina (17 milioni), Carige-Cassa Risparmio Genova e Imperia (11 milioni), Banca popolare Emilia Romagna (9 milioni), Banca popolare di Spoleto e Banca Popolare Etruria e Lazio (7 milioni), Bipop Carire (3 milioni), Bcc di Bientina e Banca popolare del Piemonte (1 milione) e una serie di banche con importi inferiori ai 500mila euro (Friulcassa, Credito Valtellinese, Banca Popolare di Milano e le Casse di Risparmio di Bologna e di Teramo).
Non si scappa. Basta leggere la relazione del governo (peraltro impegnatissimo in operazioni di questo genere, finanziate perlopiù dalle banche, appunto, ovvero 1.266 milioni di euroni) e il documentino che allego qui (pessimo pdf). Oppure, ancor meglio, chi si occupa per davvero di queste cose: banchearmate.it
Ora che possedete una spoletta, una bombetta puzzolente, un mirino da carro armato, un fucilino col tappo di sughero, che intendete farne? Io se fossi in coloro che hanno la pecunia in una banca, andrei a protestare allo sportello. E forte, anche.