la civiltà inglese nel 1954

In quegli anni la Gran Bretagna, va da sé, era sulla cresta dell’onda: guerra vinta, nuova regina, bomba atomica nuova di zecca, un impero che sì scricchiolava e perdeva pezzi ma era pur sempre un impero, l’inglese conquistava l’economia, la cultura e la comunicazione, la crisi di Suez era ancora di là da venire e, per dirne una bizzarra, Churchill oltre a fare il primo ministro aveva appena vinto il Nobel per la letteratura.
Da Londra si facevano e disfacevano governi, pure legittimi (Malesia, Kenya, soprattutto l’Iran), e si tiravano le fila con piglio da condottieri del mondo, ben consci del proprio ruolo, vero in parte e in parte assunto, di guida politica, economica e culturale, secondi economicamente ai soli Stati Uniti ma senza dubbio primi storicamente e culturalmente. Insomma, il punto di riferimento per quasi tutti.

E’ proprio in Inghilterra e nel 1954 che la storia di Alan Turing finisce, ed è una storia che vale la pena raccontare. Turing fu il classico esempio di genio matematico e logico: studi brillantissimi, dimostrazioni di teoremi all’attivo ancora prima dei trent’anni, comprensione approfondita di numerosi campi dello scibile umano, dalla neurologia all’astronomia, intuizioni rivoluzionarie (per esempio alcune idee sulla costruzione di computers e sulle relazioni tra macchine e intelligenza artificiale) che avrebbero trovato applicazione solo decenni più tardi. Impossibile non notarlo.
E così fu: in virtù delle proprie doti di crittanalista, Turing fu chiamato a lavorare al Dipartimento della Comunicazione inglese, ossia in concreto alla costruzione di una macchina in grado di decrittare le comunicazioni naziste durante la guerra. Il progetto aveva preso il via in Spagna, poi era stato adottato dai polacchi subito dopo il 1939 e poi ceduto, per ovvi motivi di invasione, agli inglesi, che avevano proseguito quanto iniziato. Il progetto fu un successo, gli inglesi (anche grazie al lavoro dei polacchi, bisogna dirlo) si spinsero oltre e decrittarono Enigma costruendo Colossus, una specie di prototipo di computer moderno. Turing era là e diede contributi determinanti. Questa è una storia nota e piuttosto documentata, reperibile facilmente in rete, e lì rimando per approfondimenti.
Nonostante tutte le attività del gruppo fossero coperte dal segreto più assoluto e, quindi, alla fine della guerra non ricevettero alcuna menzione pubblica o riconoscimento scientifico, il ruolo di Turing e dei suoi colleghi fu determinante e storicamente indiscutibile. Alla fine della guerra, Turing si dedicò allo studio di vie nuove e, in particolare, ai prodromi della cosiddetta intelligenza artificiale, spianando la strada a tanti suoi successori.

Poi venne il 1952: per un fatto tutto sommato trascurabile, un furto compiuto da un amico, Turing fu interrogato ripetutamente e, per un qualche motivo, giunse ad ammettere la propria omosessualità. Nel 1952 in Gran Bretagna si trattava di reato. Non mille anni fa, non sulla luna, ma nel Regno Unito circa cinquant’anni fa. In quegli anni era in discussione l’ipotesi di abolire il reato e fu probabilmente per questo che Turing ammise ingenuamente le proprie tendenze sessuali, aggiungendo che “… non scorgeva niente di male nelle sue azioni”. Come dargli torto, oggi? Già, ma non nella luminosa Inghilterra del 1952, faro e guida del mondo.
Nonostante si avesse a che fare con uno scienziato brillantissimo, una persona nota, un benemerito della Corona per meriti di guerra, un tribunale inglese lo condannò per il reato di omosessualità: castrazione chimica. Con un mix di pillole e trattamenti ormonali, Turing fu ridotto all’impotenza, gli crebbe il seno e fu devastato dagli effetti di una terapia feroce e poco controllata, somministrata dalla Giustizia del paese più evoluto del mondo. Aveva quarant’anni. Indecente e sodomita secondo la morale e la giurisprudenza.
Due anni dopo, Turing prese una mela, bella e rossa, la riempì di cianuro di potassio e le diede un bel morso. I più avvisati coglieranno senza dubbio l’ironia e i riferimenti del gesto. Morì in pochi secondi, vittima di una persecuzione mostruosa che non gli aveva lasciato scampo. Nel 2009, sollecitato da anni, il primo ministro inglese Gordon Brown fece pubblicamente le scuse del governo a Turing, con le seguenti parole: “Così, per conto del governo britannico, e di tutti coloro che vivono liberi grazie al lavoro di Alan, sono orgoglioso di dire: ci dispiace, avresti meritato di meglio”. Che sforzo.

Ed è così che finisce la storia di uno dei più brillanti pensatori europei del Novecento, pochi anni fa nel paese migliore del mondo. Fa paura, vero?

  • Gen 20th, 2010 at 22:48 | #1

    Porco cane. Scusa il commento poco articolato, ma non ne sapevo niente. Grazie (di questo come di altri post).

Show Hide 1 trackbacks

Lascia un commento

XHTML: You can use these tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

*