dedicato agli sceriffetti nostrani
Cari fastidiosi sindachini italiani che vi atteggiate a sceriffetti dell’ordine, che avete la bella abitudine di considerare lo spazio pubblico, nostro, come cosa vostra, che avete le belle pensate di proibire gli assembramenti più che tripartiti, che vi divertite a togliere le panchine, che avete in disdegno chi mangia nei parchi, che schifate coloro che vi dormono o vi giocano, che pensate che le città prendano vita nei salotti di casa, che vi divertite da soli alla penombra del vostro tivucolor, che disseminate gli scalini di dissuasori con punte acuminate, che ritenete che le piante siano un costo, che vi divertite a vedere i vostri sudditi parcheggiare le macchine ovunque, voi che avete scambiato un voto per un contratto di cessione, proprio a voi dedico questa immagine:
Perché siete degli imbecilli e, peggio, siete le palle al piede che impediscono a noi, cittadini, di migliorarci, di vivere una vita più consona, più gradevole, di imparare e socializzare, di condividere tutte le cose che non conoscete, siete voi i responsabili dell’arretratezza del nostro paese, dell’immobilismo, di quel fetore di stantio che trasuda da ogni vicolo o tangenziale o parcheggio, voi siete il freno a ciò che di bello si può fare in una città. Che è nostra, assolutamente e del tutto nostra, e non certo vostra e dei vostri servi.
Andatevene, sparite, liberateci della vostra presenza nefasta, miserabili, lasciate vivere noi che sappiamo vedere gente, fare cose e, poveri voi, goderne.
E aggiungerei: siete ipocriti come pochi, quando trattate antichi palazzi pubblici del centro con il panico di chi teme che possano essere danneggiati da ignoti vandali, con frotte di sbirri annoiati che mi guardano male se passo in mezzo alle colonne e non faccio il giro largo. In nome di quale valore estetico agite, se siete gli stessi che, nel privato degli affarucci da provinciali arricchiti, dispongono ogni anno la costruzione di centinaia di inutili e costosi bilocaletti di infimo ordine appena fuori città, dove ancora ci sarebbe la speranza di trovare un prato, un campo (non una vigna meccanizzata), una collina. Con tutte le vecchie e belle case disabitate che nel frattempo diventano ruderi. Dite pure che c’è la crisi, che le case nuove non si vendono come una volta. Io dico che vi sta bene.
si si tutto giusto e ben detto
Oh Trivigante quanto hai ragione e quanto sono d’accordo e quanto sembra la descrizione della mia misera cittadina! Ma credo che ormai il virus si sia diffuso un po’ ovunque rendendo le città assai simili.
Il virus della stupidità, del conformismo pusillanime e meschino, dell’estetica da tinello di casa: tutto bello in ordine e misero e ristretto, e la mancanza di ogni altro senso del bello e del sociale.
Qui ho visto un vigile mandare via dal prato di un giardino in città un gruppo di ragazze e ragazzi che parlavano e ridevano tra di loro stesi al sole. Ed erano italiani! Fossero stati stranieri scattava l’identificazione.
Che tristezza ragazzi, come non condividere la tua invettiva. Stamattina ho visto i video di Berlusconi a Lampedusa e sono stato male, male fisicamente, mi è montato un disgusto e un odio, era proprio odio, da cui ho dovuto distogliere l’attenzione, fortunatamente avevo da fare poi. Io non so che dire e pensare della situazione di questo paese e delle mani in cui è finito. E poi ho visto La Russa in Parlamento… Basta, è meglio che mi fermi e torni a lavorare.
Ormai uno stenta anche a trovare il sistema di misura per dire la distanza tra questa foto, che come la guardo mi sento già lì, e quello che avete descritto così intensamente: i sindachini e gli sceriffetti, la puzza e l’asfissia sempre più diffuse e invasive, i centri storici vuoti e cadenti… ma forse soprattutto quell’equazione vivere uguale delitto da punire. E anche quest’odio che non ci appartiene per niente, con cui ci troviamo a fare i conti.
E non si fa in tempo a scrivere La Russa, che già bisogna aggiungerci Alfano.
No, neanche “anni-luce”.
tutto giustissimo. Se poi ce l’avessimo un sindaco, qui, almeno sapremmo cosa rimproverargli (le crociate anti-fracassoni). Ma non c’è, è scappato. E anche quello prima. E quello prima ancora è lì lì per farlo.
Che schifo. Sono riusciti a rendere possibile anche solo farci pensare una frase come “la politica è una cosa sporca. sono tutti uguali”.
Sarà anche colpa mia, ma ultimamente alla lettura dei giornali il sabato mattina, preferisco andare a zappare la terra.
Oggi siamo scappati a Castel San Pietro Terme. E lungo il parco sull’argine del Sillaro, sarà che lì è il confine tra Emilia e Romagna, sarà che c’era il sole e si è tutti più belli e qualcuno anche più buono, ma era un po’ come in questa foto. Tutti sul prato, tutti sulle panchine, mixed. Nonni coi nipoti, coppie di mezz’età a guardare il fiume, papà e figli a giocare a frisbee, a palla, a cricket, italiani, pachistani, un parco, un fiume.
Quale assessore scemo saprebbe distinguere l’acqua, dopo che si è mescolata?
Un uomo onesto è un uomo mescolato (M. de Montaigne).
Bien au contraire
Ni blanc
Ni noir
Ni les deux
Ni aucun des deux
Ni le tout mis ensemble
Ni le rien juxtaposé
Bien au contraire
Thomas Vinau