Penguin Random Horn
Nella mia consueta lettura mattutina del Financial Times (la fluttuazione del prezzo del grana boliviano condiziona pesantemente la mia giornata), scopro che con la fusione di Random House e Penguin (un urrah per la seconda, la prima a noi italiani è del tutto ignota) è nata la più grande casa editrice del mondo, un giochetto da quindicimila titoli l’anno in aperta sfida al largheggiare di Amazon. La prima porta in dote il Sudamerica, la seconda l’India e importanti pezzi di Cina.
Bon, grande brutto piccolo bello colossi mah viva copertine Penguin, i pensieri si accavallano con logica, quando mi viene in mente Jim Stanford Horn: non ho idea di chi fosse, se ne è andato pure giovane, porello, ma di certo la scelta per il suo Final Chapter è di quelle che si ricordano. Una copertinona Penguin tutta sua, le note biografiche sulla costola e un apprezzabile tocco d’ironia.
La sepoltura è all’Highgate Cemetery di Londra, lo stesso di Marx per intendersi, e rientra nel genere cimiteriale della lapide-con-libri, pittosto diffuso a tutte le latitudini (un altro esempio nello stesso cimitero) e il cui significato credo sia sostanzialmente “libri uao!”. Chissà se Jim sarebbe contento che la Penguin si sia fusa con gli americani brutti?
A ogni modo, fermo il rispetto per Jim Horn, non posso non mettermi a ridere di fronte al presidente degli amici del cimitero di Highgate, uscito dritto dritto da uno sketch dei Monty Python: The Lord Palumbo of Walbrook. Miledi tuttobbene?