una signora e un signore che hanno diritto alla pràivasi
Continuo a non capire la richiesta di praivasi degli stessi che poi si ritraggono nel loro bagno con le labbra a ciuccione o scrivono tutte le loro minchiate su feisbùm ma tant’è: ormai anche dal medico ti appioppano un numero come se il nome-e-cognome non fosse la cosa più pubblica che abbiamo.
Dalla richiesta di praivasi deriva anche il fatto di poter chiedere a Google di cancellare il proprio viso da street view: diritto legittimo, immagino, ma continuo a pensare che la faccia sia un tantinello pubblica e che la nostra immagine, come dire?, non ci appartenga del tutto. Comunque si può chiedere e Google, come si sa, è tenuta a farlo.
Poi le richieste aumentano e a Google non resta che scrivere un software che oscuri le facce in automatico, così da risolvere il problema a monte. Ne consegue che oscurano anche coloro che non l’hanno chiesto.
Ecco il risultato:
Forse è il caso di aggiungere il campo colore.
Domanda: per tutti quei politici di svariati colori che hanno la faccia come il culo che fa, Google, glieli oscura tutti e due?
Ha proprio ragione, caro T. La privazia, come provò a definirla un mio amico americano, è una interesante contraddisione. In Svezia la chiamano addirittura “integritet”, come se a una persona rubassi qualcosa quando ci fotografi la faccia. Non è più integra, ci ho rubato l’immagine, uno strato di pelle che se ne va, si invecchia prima. La maggior parte delle case di Malmö non ha i citofoni. E comunque erano molto meglio i campi neri sugli occhi degli anni ’80-’90. Insieme alle stelline sui capezzoli e sulle vulve. Gli sfumati e gli scomponimenti picselosi a me mi danno i nervi.